Ipocrisie sull'alternanza scuola-lavoro. La marcia giusta per il prossimo anno

Al direttore - Prima ancora che deplorevoli sono avvilenti le recenti proteste degli studenti contro l’alternanza scuola-lavoro. Insieme con il rifiuto degli insegnanti per ogni tipo di valutazione e la pretesa di essere di ruolo in un istituto all’angolo della strada (per non sentirsi “deportati’’), le manifestazioni studentesche dimostrano che il mondo della scuola italiana rifiuta ogni forma, anche modesta, di innovazione. Nel 2016 il Miur aveva sottoscritto delle convenzioni con 16 grandi imprese per 27 mila percorsi di alternanza, 10 mila dei quali con la “odiata’’ multinazionale McDonald’s. Quest’ultima convenzione ha suscitato le reazioni indignate di tante “anime belle’’ che non ritengono formativo e neppure decoroso “friggere patatine’’. Ma l’alternanza scuola-lavoro non è un’esperienza professionalizzante in senso specifico (come l’apprendistato o il tirocinio). Lo scopo principale è quello di inserire lo studente di scuola secondaria (che a quell’età non ha ancora un’idea compiuta del suo futuro) in un’organizzazione del lavoro strutturata, che è fatta di ordine personale, orari, tempi, relazioni con i colleghi e con la clientela, rapporti gerarchici. “Apprendere’’ per tempo – e con esperienze ripetute e diverse – questi aspetti essenziali in ogni attività lavorativa è una premessa indispensabile per accostarsi al mercato del lavoro, una volta concluso il ciclo formativo. Certo che quando una madre dichiara, polemicamente, di voler provvedere di persona a insegnare al figlio come “friggere le patatine’’, si comprende quanto sia grande, talvolta, la responsabilità delle famiglie per la disoccupazione dei giovani, a cui nessuno spiega che ogni lavoro è “decente’’.

Giuliano Cazzola

 


 

Al direttore - 16 ottobre 1943. Corteo a Roma con lo striscione “Non c’è futuro senza memoria”. Bello. Per il prossimo anno però si può anche azzardare: “Non c’è futuro senza Israele”.

Andrea Minuz

Non c’è futuro senza ricordare che non c’è futuro senza Israele. Buona idea, ne riparliamo il prossimo anno.

 


 

Al direttore - Da fonti cinesi solitamente molto attendibili e con informazioni di prima mano apprendiamo che le autorità cinesi stanno osservando con crescente attenzione il continuo aumento delle importazioni di prodotti stranieri in Cina. Oltre alle automobili tedesche, sono ora finite sotto la lente delle autorità cinesi le importazioni di macchine utensili italiane. Le industrie straniere, in primo luogo quelle tedesche e quelle italiane, si considera approfittano delle opportunità create dal dinamismo del mercato cinese. Un dinamismo frutto anche delle misure finanziarie messe in atto dal governo e dalla Banca nazionale cinese, oltre che della industriosità e dei sacrifici del popolo cinese. Autorevoli membri del partito sostengono che è giunto il momento di “mettere a punto meccanismi per prelevare tributi sui ricavi effettuati” in Cina dalle aziende esportatrici. La proposta al vaglio delle autorità finanziarie e politiche è di “porre a carico di chi compera prodotti stranieri l’obbligo di effettuare una ritenuta secca d’imposta su tutte le somme corrisposte” ai produttori. La cosa dovrebbe riguardare inizialmente le auto e i beni strumentali, per poi estendersi anche a beni con alto contenuto di valori immateriali, quali i prodotti di moda e design.

Franco Debenedetti

P.S. Per i virgolettati sono debitore ad Enrico Nuzzo e al suo articolo “Così la web tax può colpire i Signori della rete” sul Foglio del 13 ottobre.

 


 

Al direttore - La letterona di Luigi Di Maio al Corriere della Sera sui pericoli presenti e futuri della approvanda legge elettorale svela, finalmente, un mistero che ci aveva fatto perdere il sonno: il suo ghostwriter è Homer Simpson.

Valerio Gironi

Luigi Di Maio si dispera perché la legge elettorale premia i partiti che hanno la forza di costruire accordi con altre forze politiche. Noi rinnoviamo un invito al Movimento 5 stelle e ai loro gemelli diversi di Mdp (Massimo D’Alema premier): rompete gli indugi, create una coalizione del cambiamento, fate quello che vi suggerisce la natura e presentatevi insieme alle prossime elezioni. Non si può fermare un’emozione. Non si può resistere al dalegrillismo.

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