I vaccini e i danni della disintermediazione. Appunti anti populisti

Al direttore - Fingeva di approvare i vaccini in tv, poi buttava le fiale…

Giuseppe De Filippi

Questa storia dei vaccini è spaventosa per molte ragioni di natura scientifica ma anche per molte ragioni di natura culturale. Il tic anti scientifico che osserviamo oggi con timidezza nasce in un contesto preciso che è bene inquadrare: la volontà diffusa di voler dare pari dignità a tutti i cittadini per essere davvero uguali tra noi. Secondo questa logica, le élite non esistono, la classe dirigente è corrotta, un medico radiato vale come un medico non radiato, un blog vale l’Oms e uno vale uno. Ciò che conta non è la competenza ma l’illusione di poter contare come gli altri. Forse è il momento di fare un ragionamentino sui danni della disintermediazione.


Al direttore - Complimenti al Foglio per aver raccontato, unico in Italia, i comizi con gli ologrammi che si fanno in Francia. Mo’ son organi riproduttivi maschili secondari e senza zucchero (non si può scrivere: cazzi amari!) per la Casaleggio-Grillo-Casalino e associati spiegare agli aficionados che gli ologrammi non tutti li possono avere e tantomeno usare: vabbè la democrazia diretta, ma qualcuno deve pur guidarla.

Valerio Gironi


Al direttore - Condivido la proposta di un Manifesto contro il populismo cialtrone: un’alleanza culturale per battere il grillismo che, partendo dal Pd di un rinnovato e rieletto Renzi alla segreteria di questo partito, si rivolga anche a Fi e al centrodestra. Il richiamo al realismo in politica economica e sociale e nel rapporto con l’Unione europea risulterebbe però monco e fragile, a mio parere, se non poggiasse anche su una coraggiosa presa di distanze, proprio sul terreno culturale, da quello che mi permetto di definire una sorta di peronismo magisteriale espresso dall’attuale Papa su temi quali: la povertà, lo sfruttamento, la ricchezza, il rapporto tra globalizzazione e lavoro, tra finanza e sviluppo economico. Comprendo che su tali questioni, più volte richiamate dal Pontefice nei suoi interventi, la politica – e una politica di riformismo realistico – possa rispondere anche indirettamente. Ma credo che non sia sufficiente. Nel suo pezzo scritto nella settimana di Pasqua, Giuliano Ferrara parla del “Vicolo cieco di Francesco” (Il Foglio – 14/4 u.s.) in relazione alle prese di posizione del Papa che equiparano democrazie e dittature, occidentalisti e terroristi, nella responsabilità dell’attuale disordine mondiale e delle guerre in corso e di quelle potenziali. Ma anche sullo stato dell’economia e della finanza mondiali e sugli effetti della globalizzazione sulla società, non si dimentichi quanto scrisse Michele Silenzi (il Foglio – del 07/08/2016), circa il “… costante attacco portato da Papa Francesco nei confronti di tutto quello che può essere riconosciuto come un sistema capitalista e liberale…”, arrivando a paragonare “… il nostro modello economico al terrorismo…”, anzi definendolo “… il primo terrorismo… perché genererebbe le condizioni di disagio da cui poi si propaga il terrorismo armato (mai definito per quello che è, ovvero di matrice islamista)”. Penso che un Manifesto politico ed alleanza culturale contro il populismo debbano contrapporsi anche a queste espressioni di peronismo papale.

Alberto Bianchi

Ne parliamo in prima pagina, grazie.

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