Foto LaPresse

L'Economist e Marchionne. Renzi e il Cav. spiegati (bene) da Renzo Rosso. Lettere al direttore

Chi scrive a Claudio Cerasa il 26 novembre 2016

Al direttore - Renato Brunetta aveva una seconda moglie a sua insaputa. La procura della Repubblica di Roma sta valutando se aprire un fascicolo sul capogruppo di FI per il reato di bigamia.
Michele Magno

 

 

Al direttore - Leggo che il prestigioso Economist si è schierato per il No sul nostro referendum costituzionale. Se ricordo bene lo stesso giornale in passato si era schierato per il no anche sulla Brexit e su Trump. Sulla base di queste ripetute previsioni disastrose, secondo Lei ora Renzi potrà stare più sereno?
Vincenzo Covelli

 

Bisognerebbe chiederlo a Sergio Marchionne.

 

 

Al direttore - Quando vedo le masse di giovani che, manipolati dai vari Soros, protestano dopo “non” aver votato ma seguendo entusiasti le direttive di Twitter, Facebook & Co. mi viene da paragonarli agli ingenui abbindolati un tempo soprannominati “utili idioti”; a questo punto mi viene alle labbra una nuova definizione: utili twidioti.
Roberto Bellia

 

 

Al direttore - L’altra mattina al bar un distinto signore ben istruito e con tre o quattro quotidiani sotto il braccio annunciava il suo convinto No al referendum. A motivazione della scelta, la paura che con il via libera alla riforma costituzionale renziana e la conseguente messa in atto dell’Italicum, il prossimo governo sarebbe consegnato nelle mani di Grillo. Ora, lasciando da parte la possibile bocciatura della legge elettorale da parte della Consulta, mi chiedo se non sia opportuno correre il rischio di vedere i 5 stelle al ballottaggio piuttosto che tornare ai tempi della gloriosa legge proporzionale, origine di ricatti e sopravvivenza di cespugli minuscoli altrimenti chiamati partiti.
Orazio Ronzo

 
E’ questo il punto. I movimenti populisti non puoi pensare di sfiancarli. Devi avere il coraggio di sfidarli.

 

 

Al direttore - Aveva ragione quello lì a dire che la politica è sangue e merda. Toni e insulti da cortile a Porta a Porta trasformata in set da cinema neorealista anni 50 e nessuno se ne è accorto. Grillo è stato ottimo maestro, da comico a personaggio da trivio. Vespa non mi è piaciuto. Dovrebbe censurare le offese personali, così perde l’aureola da Terza camera per divenire la succursale del Fatto/Espresso (leggi Ilaria Capua).
Luigi Desa

 

Non c’è niente di meglio che la televisione per capire quali sono le vere culture che si stanno confrontando e scontrando in questa campagna elettorale. Non si perda un formidabile saggio di Andrea Minuz che troverà lunedì sul Foglio.

 

 

Al direttore - La Consulta “boccia” la riforma Madia perché lederebbe l’autonomia delle regioni. Quindi, per l’ennesima volta, un gruppo ristretto di burocrati illuminati ci sventola in faccia il fatto che la nostra è la “Costituzione più bella del mondo”, ma soprattutto la più intoccabile di tutte. Qui tutto cambia per non cambiare niente. Un’altra occasione persa.
Francesco Buonuomo

 

 

Al direttore - Caro Cerasa, mica male! In caso di malaugurata vittoria dei no, checché si dica, l’opzione governo Matteo appoggiato da Silvio sarebbe la migliore: gli Usa hanno virato a tribordo/dritta/destra? Quell’opzione sarebbe quella migliore per evitare derive lepeniane o brexitiane riuscendo, ciononostante, ad assecondare la rotta scelta dagli Usa nei prossimi due/quattro anni. Un incarico in tal senso – non necessariamente ministeriale – a Silvio lo vedrei benino: gli darebbe l’occasione di redimersi e di dimostrare il suo valore.
Fabrizio Celli

 

 

La pensa così anche il patron di Diesel, Renzo Rosso, che al Corriere ha spiegato quello che il Foglio spiegava ieri: “Berlusconi e Renzi sono molto simili perché, a loro modo, sono due progressisti. Uno per ragioni anagrafiche conosce meglio i giovani, l’altro ha fatto delle cose importantissime, incredibili. Una grande coalizione di governo con Renzi e Berlusconi? Il futuro va in quella direzione”. Già.

Di più su questi argomenti: