Gian Mattia D'Alberto / LaPresse

Lettera d'amore sobria per Alessia Marcuzzi

Maurizio Milani

Appena l’ho vista ho detto: “Che bella donna, siamo a livello di donna più bella del mondo”

Gentile Alessia Marcuzzi, le scrivo questa lettera d’amore molto sobria.

  

Non è nel mio stile esagerare dei sentimenti e ancor di più delle passioni potenti. Come donna lei mi è sempre piaciuta. Mi sarei innamorato follemente di lei già ai tempi di Italia 1 quando di pomeriggio correva dietro ai ragazzi/e in corso Vittorio Emanuele per farli fidanzare. Appena l’ho visto ho detto: “Che bella donna, siamo a livello di donna più bella del mondo”.

  

Come uomo nelle mie zone sono abbastanza noto per i ragionamenti da deficiente che faccio. Eccone uno: in questi giorni alcuni si lamentano perché dai dormitori comuni spostano in altre strutture i barboni milanesi per far posto a persone straniere. Per me è giusto. Parliamoci chiaro: tutti i barboni italiani di Milano è da quindici anni che girano i dormitori.

  

Ad alcuni gli abbiamo trovati il lavoro, vanno due giorni poi basta. A questo punto mi chiedo: ok! Io come comune ti aiuto fisso, ma provvisorio stasera non puoi andare a dormire in struttura del comune che ti metto a disposizione? Ecco Alessia, questo è un esempio di ragionamento da povero scemo che faccio. Ne faccio diversi al giorno, su tutto. Politica estera, economia, spettacolo, arte, edilizia. E’ forse per questo con non trovo la ragazza?

  

Tenga conto che non sono vecchio e che ho regolarmente concluso la scuola dell’obbligo senza mai essere respinto. Tranne in seconda media che sono andato a Londra a lavorare per una ditta che asfaltava Trafalgar Square. Come lavoro era venuto bene. Tanto che se capita da quelle parti e guarda puoi pensarmi: “Questo asfalto lo ha fatto quel pirla che mi ha scritto una lettera d’amore”.

  

Gentile Alessia adesso la saluto.

Anche perché non riesco più a stare concentrato nella scrittura.

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