Abu Bakr al Baghdadi (foto LaPresse)

Fermiamo il genocidio dei cristiani

Redazione

L’Isis crollerà, ma prima è riuscito a spazzare via i cristiani, scrive Real Clear Politics 

"Militarmente parlando, l’Isis è sull’orlo del collasso. Mosul sta cadendo e il controllo su Raqqa del Califfato è debole". Esordisce così su Real Clear Politics Carl Anderson, scrittore del New York Times. Tuttavia “il gruppo terroristico ha dimostrato una considerevole astuzia, resilienza e capacità di pianificazione nel lungo periodo, mettendo in atto una strategia che gli consenta di vincere ideologicamente, a prescindere da quel che succede sul campo di battaglia. Fondamentale, per questa vittoria ideologica, è l’espulsione di tutti i cristiani dal medio oriente. Mentre la ‘pulizia religiosa’ dei cristiani continua in Siria, l’Isis ha intensificato le uccisioni anche in Egitto. Essendo riuscito a decimare le popolazioni cristiane in Iraq e in Siria, i ripetuti attacchi contro i cristiani copti sono chiaramente finalizzati a un obiettivo: espellere una delle ultime effettive comunità cristiane rimaste in medio oriente. (…) Gli Stati Uniti, il Parlamento europeo e i tanti altri organismi governativi hanno giustamente dichiarato le attività dello Stato islamico come ‘genocidio’.

 

E’ stato un primo, giusto passo verso la definizione del problema. Ma il genocidio, e la fuga dei cristiani che ha causato, è continuata. (…) Non c’è bisogno di rimarcare che i cristiani hanno lo stesso diritto di tutti gli altri di vivere in quei paesi. La loro presenza, lì, risale a ben prima di quella della religione inneggiata per seicento anni dai loro persecutori. E se il pluralismo nella regione dovesse finire, la tolleranza, l’eguaglianza giuridica e di cittadinanza svaniranno. La tolleranza e l’eguaglianza richiedono la presenza di persone diverse rispetto alla maggioranza della popolazione, e se i cristiani – così come altre minoranze – vengono espulsi dalla regione, faremmo bene a chiederci con chi è che questi paesi saranno tolleranti e pluralisti. Il problema è evidente, ed è tempo di agire.

 

Il Congresso dovrebbe immediatamente approvare l’H.R. 390 (un decreto emergenziale, ndr) che faciliterebbe la consegna degli aiuti del governo americano alle comunità dove è in atto il genocidio, in Iraq e in Siria sopratutto, paesi lasciati spesso scoperti dal programma di soccorsi internazionale. Il nostro governo dovrebbe anche usare il proprio potere per influenzare e incoraggiare i governi del medio oriente ad assicurarsi che queste comunità di minoranze siano protette. Significa rendere prioritario, dal punto di vista della politica estera, richiedere l’adesione di questi paesi alla Dichiarazione universale dei diritti umani. Il nostro governo ha il potere di agire direttamente, con un impatto decisivo. Se non lo farà, e se l’Isis riuscirà a usare il terrore per espellere gli ultimi cristiani rimasti nella regione, allora poco importa quel che succede sul campo di battaglia – conclude Anderson –: non sconfiggeremo mai la perversa teologia dell’Isis e il suo programma estremista di odio e genocidio”.

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