Lo slogan del riuso non fa belle le metropoli

Redazione

Alla ripresa si aggiunge l’edilizia, ma per il Cresme si deve innovare

Se alla ripresa economica avessero partecipato anche le costruzioni il pil sarebbe aumentato come nei maggiori paesi europei. Lo dice un nuovo rapporto del Cresme, Centro ricerche dell’edilizia, che finalmente stima nel 2018 una crescita del settore del 2,5 per cento, un punto oltre il pil previsto. Questo grazie a investimenti pubblici già finanziati, ma rinviati negli ultimi due ultimi anni. E grazie anche a un mercato privato “nel quale il recupero del patrimonio esistente ormai è al massimo, oltre non si può andare. Servono nuove costruzioni”. Le quali più che sul settore residenziale, che nella crisi è crollato del 40 per cento, punteranno sul mercato business, “in ripresa e con ottimi margini di crescita”.

 

Il settore contava dieci anni fa due milioni di addetti, ridotti a 1,4 milioni e ora in lieve recupero grazie al risveglio delle compravendite. Ma si tratta di valori bassi, mentre il Cresme segnala “una seconda rivoluzione industriale dopo quella del cemento armato nel 1850. E cioè digitalizzazione di progetti e realizzazioni, nuovi materiali e tecnologie”. Il “riutilizzo sostenibile”, caro alle anime belle, non basta. All’estero da decenni si ricostruisce: esempi, New York con il rifacimento di mid e lower Manhattan; e Londra con la City e East End. Su scala ridotta si è cominciato a Milano, ben poco a Roma. Mentre negli Stati Uniti gli acquisti di immobili privati hanno portato in 12 mesi 153 miliardi di dollari, e gli occupati nell’edilizia sono tornati ai 7 milioni del 2008.

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