Le tre parche (via Wikipedia)

C'è chi vuole soffocare l'Europa: da Le Pen a Schulz. Il grilletto dell'inflazione

Alberto Brambilla

Il filo vitale d’Europa che i neonazionalisti vogliono recidere come Atropo, la terza moira del mito greco

Roma. La storia della disgregazione dell’Europa è vecchia quanto l’idea stessa dell’Europa unita. E almeno negli ultimi sessant’anni è stata esagerata. Tuttavia un progetto covato nell’Ottocento, come altre idee e tecnologie oggi indispensabili, e sorto per rispondere alla devastazione delle guerre mondiali, ha attraversato le fasi più dinamiche del suo ciclo vitale. E ora la sua sussitenza è minacciata delle intenzioni perturbatrici dei freschi candidati alle elezioni nazionali del prossimo biennio in paesi chiave. Geert Wilders in Olanda, Marine Le Pen e Benoit Hamon in Francia, Martin Schulz in Germania, Matteo Salvini e il Movimento 5 stelle in Italia si dichiarano pronti a tagliare i tanti e diversi fili che hanno legato l’Europa grazie a una lunga e faticosa tessitura.

Il processo europeo è paragonabile all’opera eterna delle tre Moire, le Parche per gli antichi romani, le dee che albergano nell’Ade descritte nella Teogonia, poema greco di Esiodo, e scandiscono le fasi della vita, nascita, crescita, morte. C’è stato chi ha filato lo stame della vita europea, Cloto nel mito. Il conte austro-nipponico Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, che nel 1923 invocava, con la straordinaria lungimiranza del famoso pamphlet “Paneuropa”, l’unione dei popoli europei per scongiurare un secondo conflitto mondiale e un destino di miseria. Pierre Mendès France, primo ministro francese, socialista, immaginava una banca internazionale, alla quale occhieggierà poi Jacques Delors per realizzare l’unione economica e monetaria. E poi la scuola dei regolatori francesi con Jacques Attali e degli ordoliberalisti tedeschi con Walter Eucken che hanno avvolto, come la seconda moira, Lachesi, il filo europeo attorno al fuso, i pilastri della burocrazia e della disciplina dei conti, con relativi parametri economici. Nella polis europea in molti hanno aggiustato le spire del filo nel corso dei decenni attraverso un lavoro tanto faticoso da potere essere paragonati, per gli sforzi prodotti, agli iloti nella città stato della Grecia antica, da Adenauer a de Gasperi passando per Monnet e Schuman, solo per citare alcuni cosiddetti “padri nobili” del progetto europeo. E poi François Mitterrand, Gerhard Schröder, Carlo Azegli Ciampi, Romano Prodi, e ancora altri, che hanno prestato l’opera nelle rispetive nazioni.

Ora è il momento di Atropo, la terza moira, che con lucenti lame recide inesorabile il filo della vita. Nel paese egemone, la Germania, il socialista Schulz invoca una retromarcia dall’Agenda Schröder che con riforme del lavoro e del welfare ha garantito la prosperità della “locomotiva” europea nell’ultimo decennio, ponendosi a esempio per altre nazioni. Per sfidare la cancelliera Angela Merkel, Schulz rinnega tutto questo, e acquista consensi. Benoît Hamon, socialista gauchista, in Francia invoca la cancellazione del debito dei paesi periferici e propone di lasciar correre i deficit – il contrario di quel che i paesi deboli dovrebbero fare. Le Pen, nazionalista, vede nell’euro un ostacolo per la prosperità francese, ovvero non vede che senza l’euro il continente sarebbe piegato dalle plurime crisi di questi anni. Wielders idem. Lo stesso Salvini e il M5s in Italia, seppur con minore credibilità. L’idea non è allettante: la débâcle economica sarebbe multi-miliardaria per l’Italia e per tutti. Il tratto a loro comune è proporre la retorica del dissesto economico per prendere voti, anche ora che l’Europa cresce da oltre un anno e che l’azione espansiva della Banca centrale europea di Mario Draghi sta producendo inflazione, raddoppiata dallo 0,5 all’1 per cento a gennaio. L’aumento dei prezzi – e si nota soprattutto in Italia – deriva dall’aumento del costo del petrolio e del cibo: non è un’inflazione che segnala attività economica e non invoglia a spendere per beni durevoli, ma nemmeno quella a cui guarda la Bce, che per la sua strategia osserva i prezzi calcolati al netto degli alimentari e dei prodotti energetici. Tuttavia la Bce subirà un assalto dai leader politici in campagna elettorale, vuoi per il fantasma dell’iperinflazione sempre pronto a manifestarsi a Berlino o per le lamentazioni ai mercati ortofrutticoli, e probabilmente ridurrà gli stimoli dall’anno prossimo. E il filo vitale d’Europa s’assottiglia.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.