Blythe Masters (foto di Youtube)

Perché Blythe Masters ha guadagnato la scena della nuova finanza

Alberto Brambilla

La fuga da R3 esalta la “regina” della Blockchain

Roma. Il consorzio di mega-banche R3 che studia la Blockchain, la tecnologia sottostante ai Bitcoin che promette di ridurre di molto i costi delle transazioni finanziarie, si sta sfaldando a poco più di due anni dalla sua fondazione. Per la gioia dei concorrenti. La settimana scorsa una fuga di notizie apparsa come articolo anonimo su Pastebin, e ripreso dalla stampa internazionale, ha rivelato dettagli sulla diaspora dal consorzio R3, composto fino ad allora da 80 istituzioni, tra banche e operatori finanziari, compresi alcuni big della scena internazionale. L’articolo di Pastebin è stato poi rimosso, ma si ritrova in rete sui siti di archiviazione web. Diceva che JP Morgan, Macquarie Group, U.S. Bancorp erano sul punto di abbandonare l’esperimento seguendo l’esempio precedente di Goldman Sachs, Santander, Morgan Stanley e National Australia Bank che avevano deciso in rapida successione di lasciare il gruppo di cui facevano parte dalle origini, come nocciolo del nucleo fondativo di 42 istituzioni. Le italiane Unicredit e Intesa Sanpaolo fanno ancora parte del consorzio; quest’ultima in particolare sembra, nonostante il clima di incertezza, confermarsi tra gli investitori di punta con 2,5 milioni: ben al di sopra del milione di dollari, ossia il taglio minimo di investimento scelto dalla maggioranza delle banche rimaste in R3.

Nella compagnia guidata da David Rutter, ex ad di Intercapital, il cui aspetto somiglia molto a quello di un raider di Wall Street stile anni Ottanta – abbronzato, sorriso smagliante, fisico palestrato – probabilmente c’erano troppi galli nel pollaio per arrivare a prendere decisioni concrete ed efficaci sulla sperimentazione di una tecnologia in rapida ascesa e che promette di fare fuori gli intermediari nelle transazioni finanziarie riducendo le commissioni a carico degli operatori. La Blockchain renderebbe possibile bypassare le autorità centralizzate, dalle banche agli studi notarili. I sostenitori ritengono che la Blockchain possa abbassare di diversi miliardi di euro i costi delle transazioni finanziarie per le banche e ridurre i ritardi burocratici nelle contrattazioni. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, la diaspora dei big da R3 dimostra che la sperimentazione della Blockchain sta maturando invece che tendere al declino: perché l’industria finanziaria si sta concentrando su progetti più pragmatici e con maggiore possibilità di successo, anche se all’apparenza sembrano meno ambiziosi.

Mentre cresce l’interesse generale, la Blockchain sta diventando sempre più una realtà e gli operatori del settore iniziano a fare delle scelte di campo tra le società che sono avanti nella sperimentazione. Digital Asset Holdings è una di quelle più in vista. Santander, Goldman Sachs e JP Morgan, uscite da R3, hanno intenzione di rimanere in Digital Asset. La start up fondata nel 2014, con sede a New York, è guidata dall’economista ed ex top executive di JP Morgan Blythe Masters. Masters, nata nel Regno Unito, a Oxford nel 1969, e laureata al Trinity College, è diventata una veterana di Wall Street. La flessuosa manager dalla chioma biondo cenere e l’accento british è stata la prima donna a ricoprire un incarico apicale in JP Morgan, e in particolare avrebbe inventato i derivati credit default swaps, specializzazione che le costò qualche bordata dalla stampa dopo la crisi del 2008, finché non è diventata ceo di Digital Asset nel marzo dell’anno scorso e si è tuffata anima e corpo nella Blockchain – tecnologia di cui oramai si parla con costanza nei convegni bancari di tutto il mondo tanto che il termine diventato virale su entrambe le sponde dell’Atlantico e in Asia.

Nell’ottobre 2015 Masters guadagnò la copertina di Bloomberg Business Week che la incoronò “Regina della Blockchain” ritraendola assieme ai suoi tre cani in un lussuoso hotel di Manhattan. “Dovreste prendere sul serio questa tecnologia come avreste dovuto prendere sul serio lo sviluppo di internet nei primi anni Novanta – perché è l’analogo delle email per i soldi”, disse. Ovvero una rivoluzione che promette di velocizzare le transazioni ed eliminare costi oramai superflui. Secondo lei la Blockchain può funzionare senza dipendendere da una moneta digitale, contrariamente a quanto ritengono alcuni addetti ai lavori. Su Masters hanno continuato a investire le banche fuoriuscite da R3 perché s’è posta un obiettivo chiaro che pare fattibile: in questi mesi si sta concentrando sulla sperimentazione della Blockchain nel post trading del mercato azionario australiano per semplificare i processi e quindi abbassare gli oneri per gli operatori. Così le sfortune dei rivali fanno brillare la regina della nuova finanza. Per la serie: solo la finanza può curare la finanza. 

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.