I giovani che si sentono soli senza internet e altre banalità

Antonio Gurrado

L'esperimento della professoressa che ha lasciato la sua classe senza social per una settimana è come non farsi la doccia per giorni e sentirsi sporchi

Mi inquieta l'esperimento dell'antropologa della Statale di Milano che per una settimana ha tenuto senza internet quarantasei liceali di Crema. Non mi riferisco ai risultati, non sono qui a innalzare alti lai per aver letto che soltanto tre eroi hanno resistito fino alla fine, mentre un'ampia maggioranza ha ceduto di schianto e dieci non ne hanno nemmeno voluto sapere. Mi inquieta proprio l'esperimento in sé: togliere internet a degli adolescenti allo scopo di comunicare la sensazionale scoperta che senza internet gli adolescenti si sentono isolati. Il prossimo passo sarà probabilmente scoprire che senza acqua calda per una settimana ci si sente infreddoliti e sporchi, o togliere l'automobile ai lavoratori per accorgersi che a piedi impiegano un tempo maggiore a coprire il tragitto da casa all'ufficio.

 

Ma più della banalità mi sconcerta e mi irrita la sottesa ideologia robinsoniana dell'esperimento, questo facile prestare il destro a che i giornali lamentino che i social creano dipendenza e che gli adolescenti non sanno stare senza internet. Bravi. Provate a fare un giornale, senza internet, o anche solo una ricerca accademica. O magari convincete un ragazzo ad andare in giro conciato come nel 1993 e poi accusatelo di dare troppa importanza alle apparenze. Ecco, gli unici che abbiano colto appieno il senso e l'importanza dell'esperimento mi sembrano i dieci eroi che non ci hanno neanche provato.

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