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Un bel segno dei tempi

Resistenza da talk-show: dare buca a Floris per non essere “complici della disinformazione russa”

Andrea Minuz

Siamo passati da una tv boicottata dai grillini perché troppo d’apparato, coi programmi vietati da Grillo ai suoi per non “far perdere credibilità al movimento”, al boicottaggio degli studiosi in nome della competenza, della verità dei fatti

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La resistenza civile entra nei talk-show. Un po’ la fanno col telecomando gli spettatori italiani, che a Lavrov su Rete4 preferiscono vecchie fiction in replica su Rai 1. Un po’ la fanno gli ospiti. In occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, Andrea Gilli, Nona Mikhelidze e Nathalie Tocci hanno colto l’occasione al balzo e, con gran clamore su Twitter, hanno dato buca a Floris. “Ci hanno invitato, ma abbiamo declinato, non vogliamo essere complici della disinformazione russa”. Parte l’applauso: bene, bravi, bis!
 

Il problema di Floris era l’ennesima presenza di Nadana Fridrikhson, giornalista della tv, Zvezda, al soldo del ministero della Difesa russo, sostenitrice, va da sé, della tesi “operazione militare speciale per liberare l’Ucraina, anzi dovreste ringraziarci”. Fridrikhson è una maschera perfetta nel ruolo che la tv italiana le ha cucito addosso. Sembra la femme fatale cattiva della Spectre che seduce Sean Connery in un vecchio 007. Tanto più da quando Myrta Merlino le ha chiesto a bruciapelo: “Ma sei una spia russa?”, sperando forse in uno scoop con smascheramento in diretta, “sì Myrta, m’hai beccato, brava”.

 

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Si capisce che possa far gola alla tv italiana: propaganda becera, sottotrama da spy-story e inchiesta del Copasir. Ma dopo un mese di ospitate più o meno fisse, non dovrebbe farci granché paura. Il copione è sempre lo stesso. Anche come propagandista non è proprio bravissima. Non a caso, proprio nella puntata di Floris boicottata dai tre studiosi, gli ospiti a un certo punto sono sbottati in una risata quando Fridrikhson ha accusato la tv italiana di censura (si è invece molto offeso, e ha preso le difese della giornalista russa, il professor D’Orsi, galantuomo d’altri tempi).

 

Così, dopo l’applauso istintivo al gran rifiuto dei tre, qualche dubbio viene. È questa la strada giusta? La mossa migliore? Il primo passo per un dibattito più misurato? Siamo passati da una tv un tempo boicottata dai grillini perché troppo d’apparato, coi talk-show vietati da Grillo ai suoi per non “far perdere credibilità al movimento”, a una tv boicottata dagli studiosi in nome della competenza, dei valori della democrazia, della verità dei fatti. Un bel segno dei tempi. Però il problema resta. Nathalie Tocci ha spiegato in maniera impeccabile le ragioni che l’hanno spinta a declinare l’invito. La diversità d’opinione è sacrosanta, ma “il lavoro dello smascheratore appartiene al giornalista, non allo studioso”. 


Nei talk-show capita invece che, “falso e vero vengono messi sullo stesso piano”. Si fa il tifo per chi dubita del vero, non per chi mostra il falso. Forse, però, anche nel gran circo fracassone dei talk-show, il “vero” deve accettare di misurarsi col “falso”.

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In queste settimane, in un dibattito votato alla caciara, con vampate di fanatismo antiamericano che dovremo smaltire per altre sei generazioni e ospitate di giornalisti russi buttati in pista dal Cremlino, l’idea di vedere qualcuno con il sottopancia che recita, “Nato Defense College”, aveva anche un effetto rassicurante. Anzi, proprio il fatto di ritenerla anche un po’ strana (che ci fa questo qui dentro?) dà la misura di quanto lavoro ci sia da fare nel sistema dell’informazione. Altrimenti, tra un bel gesto e l’altro, fatto in nome della qualità del giornalismo, ci si ritrova con una tv piena di Orsini, Fridrikhson e Santoro. Magari col prode Caprarifca e le sue magnifiche cravatte liberali lasciato lì da solo, a difendere i valori del blocco occidentale.
 

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