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The Everywhere

Musk compra o non compra Twitter? L’attrito con Washington

Pietro Minto

Le mosse del patron di Tesla, come la proposta di un piano di pace per il conflitto ucraino che prevede la cessione della Crimea alla Russia, stanno spazientendo la Casa Bianca e il Pentagono. Ma è probabile che il comportamento del magnate sia legato all'acquisto del social dei cinguettii

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Il governo statunitense sta cominciando a preoccuparsi dell’enorme influenza che Elon Musk sta accumulando in vari fronti. L’imprenditore, infatti, opera in sempre più settori, dalle auto elettriche ai razzi spaziali, arrivando a Starlink e Twitter.

Il social network è a oggi in una situazione che potremmo definire quantistica, in cui è contemporaneamente fortemente desiderato da Musk – che ha offerto 44 miliardi di dollari per averlo – e molto osteggiato da Musk stesso, che ne parla come una bolla piena di bot che non ha alcuna intenzione di possedere. Qualunque sia l’esito della compravendita, è evidente che a Musk Twitter interessi molto, quanto meno da utente. Qui, nelle ultime settimane, ha partecipato a discussioni su ogni argomento, dalla transizione energetica al futuro di Taiwan, dalla sovrappopolazione a un vero e proprio “piano di pace” per l’Ucraina che ha sottoposto ai suoi follower. Il piano prevedeva la cessione della Crimea alla Russia, dei nuovi referendum sotto il controllo dell’Onu nei territori occupati e la neutralità dell’Ucraina, ed è stato particolarmente amato dai media russi e dal Cremlino. C’è chi sostiene che il tweet sia nato da una discussione privata tra Musk e Vladimir Putin stesso, subito negata dall’imprenditore. Quel che è certo (e pubblico) è che pochi giorni fa l’ex presidente russo Dmitri Medvedev lo ha invitato a Mosca per celebrare il “Giorno della Vittoria”, in un momento di grande amicizia via Twitter. 

A questo punto, anche alcuni sostenitori di Musk cominciano a porsi una questione diventata ormai cruciale per la geopolitica: “Ma ci è o ci fa?”. Il capo di Tesla ci ha abituati a un uso disinvolto dei mezzi di comunicazione ma giocare con il fuoco incrociato dell’equilibrio geopolitico e dell’industria bellica sembra troppo anche per lui. Il Washington Post ha raccontato come le mosse di Musk stiano spazientendo anche la Casa Bianca – dove pare sia stato ribattezzato “The Everywhere”, L’Ovunque, per la sua capacità di inserirsi in ogni discussione – e il Pentagono. Se il centro della diatriba sembra essere Starlink – l’ormai noto sistema di comunicazione satellitare di SpaceX concesso in uso alle forze ucraine –, è probabile che il comportamento di Musk sia spiegabile osservando anche un’altra azienda: Twitter. Da mesi, infatti, il nostro è alle prese con polemiche, accuse e cause legali riguardanti la sua indecisione sul futuro dell’azienda: comprarla o meno? E per quanti soldi? La quotazione di 44 miliardi di dollari da lui accettata sembra altissima e ha già fatto arrabbiare molti investitori di Tesla, il cui titolo in borsa è la vera macchina da soldi dell’impero di Elon. Visto che a Musk viene attribuita una somma intelligenza, qualcuno pensa che sia impegnato in una partita di scacchi a 3D, in cui l’imprenditore scompiglia le carte, fa arrabbiare Biden e l’esercito, il tutto per spingere il governo a bloccare l’affare Twitter.

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Del resto, la scorsa estate il governo statunitense ha annullato un generoso finanziamento pubblico proprio per Starlink, per poi varare una serie di incentivi per i produttori di automobili elettriche sotto i 55mila dollari (le Tesla costano spesso di più). Quanto a Starlink, poi, il governo ha recentemente annullato un previsto investimento da 900 milioni di dollari che era stato promesso dall’Amministrazione Trump.  Una teoria cospiratoria? Non del tutto, visto che, secondo Bloomberg, la questione Twitter potrebbe aver risvegliato il Committee on foreign investment in the United States  (Cfius), che si occupa di sorvegliare sugli investimenti esteri “ostili” agli Stati Uniti. Tra gli investitori che hanno deciso di aiutare Musk all’acquisto di Twitter, infatti, c’è il principe saudita Al Walid bin Talal, il fondo nazionale del Qatar e Binance Holding, società fondata dall’imprenditore cinese Changpeng Zhao. Sono tutte realtà che potrebbero legittimare l’intervento dell’ente, una scelta che dimostrerebbe l’attrito crescente tra Musk e la politica americana, e che potrebbe costagli anche Twitter, cosa che però potrebbe rappresentare un’enorme liberazione per Elon Musk stesso. La magia della quantistica.

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