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la prima semifinale

Ansia a San Siro. L'inter, il Milan e quella finale di Champions da dover conquistare per forza

Giovanni Battistuzzi

I rossoneri sono alle prese con la convinzione che la semifinale di ritorno potrebbe segnare il fallimento della stagione. I nerazzurri sono in vantaggio, ma alle prese con le stesse paure degli avversari. La giusta distanza che servirebbe per valutare quanto accaduto da agosto a oggi

A volte serve allontanarsi dalla scena, guardarla da lontano, un passo dopo l’altro all’indietro per riuscire a coglierne l’insieme. Riuscire davvero a giungere alla giusta distanza mazzacuratiana per focalizzare per bene ciò che è accaduto. Vale per un sacco di cose, pure per il calcio. Pure per una semifinale di ritorno di Champions League. Inter e Milan, a pensare ad agosto scorso, potevano, dovevano?, non essere in campo a San Siro per giocarsi la finale. Qualche volta però il pallone si fa beffe del così doveva andare, rotola a suo modo, si fa sballottare dalle imperfezioni del terreno. Una delle due si recherà sabato 10 giugno a Istanbul per giocarsi la coppa contro chi riuscirà a vincere tra Manchester City e Real Madrid, in una finale che sembra a senso unico, ma si sa mai per la stessa ragione di prima, del rotolamento del pallone.

Eppure, nonostante questo, Milan e Inter si ritrovano ad attendere questi 90 minuti (forse più, chissà), con l’ansia che proseguire o uscire sia il crinale tra fallimento e successo, tra una stagione buttata e una stagione positiva. Non è così, ma serve allontanarsi da San Siro, salire su di una mongolfiera, guardare tutto dall’alto.

Perché è vero che poteva essere meglio, per entrambe, ma tutto sommato, nonostante qualche delusione di troppo, in semifinale ci sono e una delle due in finale ci arriverà. Chi? Dipende molto da quanto riusciranno a controllare l’ansia di pensare tutto perduto senza l’ottenimento del biglietto aereo per Istanbul.

Il Milan si sente sull’orlo di un precipizio. Dallo scudetto sembrano passati anni, la squadra è quinta a quattro punti dall’ultimo posto utile per accedere alla Champions (certo ci sono un po’ di se e potrebbe non bastare, ma tant’è i conti si fanno con tutte le carte in tavola), i tifosi, o almeno una parte rumorosa di questi, non hanno preso bene le due sconfitte di fila, soprattutto quella contro lo Spezia, e Stefano Pioli, che sembra parecchio meno “on fire”, non è più il maestro senza macchia di qualche tempo fa. Sembra tutto uno sfacelo. Lo è davvero? Forse no. Perché in semifinale i rossoneri ci sono arrivati, il quarto posto è compromesso ma non perso, i giocatori sono giovani e con qualche accortezza si può facilmente ripartire. Basta avere l’umiltà di dire di aver commesso degli errori, cosa non semplice nel calcio.

L’Inter dal precipizio è lontana, il 2-0 dell’andata è un ottimo punto di partenza, le vittorie sono arrivate copiose negli ultimi mesi: sette di fila. Eppure anche tra i nerazzurri si percepisce che non tutto è tranquillo, che quell’ansia che affligge il Milan, si è sparsa anche nell’altra parte di Milano. Forse meno totalitaria, ma presente. Simone Inzaghi l’ha buttata là: “Per quel che riguarda l'arbitro di domani sera, gli amici mi hanno fatto notare che è francese e che il Milan in rosa ha quattro giocatori francesi... Per noi nessun problema e massima fiducia”. Poteva non fare riferimento alla nazionalità, l’ha fatto, ed è sempre nelle inezie che si nasconde la preoccupazione. Anche quando manca solo un passo al coronamento di una stagione che ha portato i nerazzurri lì dove pensavano di non poter arrivare.

È mai buona l’ansia, è mai buona nemmeno la disperazione, il senso di crollo imminente. Ognuna delle due squadre lo percepisce, e non dovrebbe essere così. Eppure c’è, il sentiero su cui si cammina è sempre lo stesso, ma sembra più stretto, tocca fare in modo di non pensarci, di allargalo o quanto meno notare che non è cambiato nulla. Che di strada se ne è fatta e pure bene. Tocca giocare, cercando di pensare a Istanbul senza la preoccupazione di non poterci andare.

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