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il foglio sportivo

Il Mondiale "familiare" di Moki De Gennaro

Pierfrancesco Catucci

Il libero della Nazionale italiana di volley femminile potrebbe trovare (solo nella finale per la medaglia d’oro) da avversario il marito c.t. della Serbia: “Più difficile per lui, impostare la tattica su di me”

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Se la finale del Mondiale di volley femminile dovesse essere il bis di quattro anni fa in Giappone, in casa Santarelli-De Gennaro si festeggerebbe a prescindere. Una festa a emozioni contrastanti, sia chiaro, ma comunque una festa. Lei, Monica De Gennaro, Moki per tutti, sorrentina trapiantata a Conegliano dove ha vinto tutto, è il libero dell’Italia e (stando all’abbondante collezione di premi individuali) la più forte del mondo nel ruolo, anche se sull’argomento è molto diplomatica: “Ci sono tanti liberi davvero tanto forti”. Lui, Daniele Santarelli, è l’allenatore della Serbia. Non solo, è suo marito da cinque anni e suo allenatore a Conegliano da un paio di stagioni in più. Da questa estate allena la Serbia campione del mondo in carica, la Serbia di Tijana Boskovic, la grande rivale di Paola Egonu per lo scettro di miglior giocatrice al mondo. La Serbia che, manco a dirlo, è una delle candidate per il titolo e che, per la formula del torneo di Olanda e Polonia, l’Italia potrebbe incontrare solo nella finale per la medaglia d’oro.

  

Da quando sono marito e moglie, Daniele e Moki si sono affrontati da avversari solo due volte e in entrambe le occasioni ha vinto l’Italia. La prima, un anno fa, quando lui allenava la Croazia, nel girone dell’Europeo poi vinto dalle Azzurre. La seconda qualche settimana fa a Napoli nel torneo amichevole di preparazione al Mondiale dove c’erano anche Polonia e Turchia, altre due squadre molto ambiziose e tutte allenate da tecnici italiani (Stefano Lavarini per le polacche e Giovanni Guidetti per le turche). “La prima volta è stata la più difficile – racconta col solito sorriso il libero azzurro – a Napoli è andata un po’ meglio”. Il segreto, se proprio vogliamo chiamarlo così, è concentrarsi solo sul campo: “Cerco di non guardare sulla panchina avversaria, ma solo dall’altra parte della rete. Credo sia più difficile per lui che deve impostare la tattica. Ha il vantaggio di conoscere benissimo me, ma anche tutte le compagne con cui abbiamo condiviso momenti bellissimi a Conegliano, ma una volta in campo è sempre un’altra storia”.

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Lui, probabilmente, dice alle sue battitrici di evitare la moglie in ricezione. E non è una questione di affetto: le percentuali di Moki sono spaventose e la sua tecnica è perfetta. “Non lo so – scherza lei – non ho mai sentito quello che dice alle sue ragazze. E al telefono non parliamo mai di questioni di squadra”. Nessuna domanda scomoda, dunque, questo è l’accordo: “Sì, anche perché ci metteremmo in difficoltà a vicenda e non è il caso. Piuttosto, parliamo di noi, di come stiamo, delle nostre famiglie, di come trascorriamo le giornate. Certo, estrarre il volley dalle conversazioni di due professionisti non è semplice, ma si può fare”. Anche perché, a voler completare il quadro, Santarelli è uno dei migliori amici di Davide Mazzanti, il c.t. dell’Italia, ed è stato suo secondo allenatore a Conegliano per un paio di stagioni, prima che arrivasse la chiamata della Nazionale. “Alla fine, però, la pallavolo è più o meno una scienza esatta: una squadra vince e una perde”. C’è tutto il pragmatismo campano, così come un pizzico abbondante di scaramanzia a rendere ancora più saporita la chiacchierata: “Auguro a Daniele, così come all’Italia, di fare un bel Mondiale e di godersi ogni istante. Poi, quel che sarà, sarà”.

 

Godersi ogni istante è il mantra, anche perché per De Gennaro, a 35 anni, questo potrebbe essere l’ultimo Mondiale da giocatrice. “Sì, potrebbe, ma non ci penso adesso. Voglio vivere le emozioni di ogni partita fino in fondo, divertirmi e ottenere il massimo. Poi vedremo che succederà”. Sarà il suo terzo Mondiale, dopo l’esordio in quello italiano del 2014, chiuso al quarto posto. “Era tutto nuovo all’epoca. Fu un torneo di altissimo livello, ci mancò solo la medaglia”. Quella era la squadra di Francesca Piccinini ed Eleonora Lo Bianco, ma anche delle giovanissime Cristina Chirichella, Caterina Bosetti e Monica De Gennaro che, di lì in poi, spiccarono il volo e ora sono le veterane di questo gruppo. “Dopo quel torneo cominciò un nuovo ciclo, la squadra è cambiata tanto (come è successo per i colleghi maschi la scorsa estate, ndr) ed è passata per momenti belli e più difficili. Il Mondiale del 2018 in Giappone fu un’altra sorpresa. Non pensavamo di essere già a quel livello e arrivammo a un soffio dalla medaglia d’oro”. Ragion per cui le attese per l’Olimpiade di Tokyo erano gigantesche: “Lì abbiamo steccato, ma abbiamo imparato lezione. Eravamo convinte di poter fare qualcosa di importante e portare a casa una medaglia. Quasi tutte avevamo già giocato un’Olimpiade e sapevamo cosa avremmo dovuto aspettarci. Non sempre, però, aspettative e realtà coincidono. Anche perché non è sufficiente chiamarsi Italia per vincere. Siamo tornate, ci siamo parlate e siamo tornate a lavorare sodo in palestra. Quello che è arrivato dopo è sotto gli occhi di tutti”.

   

L’Europeo vinto a settembre 2021, la Nations League conquistata a luglio e ora un Mondiale con gli occhi di tutti puntati sull’Italia: “Dobbiamo giocare la nostra pallavolo senza lasciarci condizionare dal contorno. Siamo una squadra forte, una squadra che si conosce molto bene e che sta bene insieme. Una squadra consapevole delle proprie potenzialità. E siamo tutte più mature, abbiamo consolidato il nostro gioco e siamo cresciute tutte a livello mentale”. Le premesse, insomma, sono ottime. La scaramanzia di Moki, però, mette il freno a tutto il resto. In bocca al lupo Italia.

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