Foto LaPresse - Mourad Balti Touati

Il calcio, la tv, la radio, Pannella e De Gregori. Chiacchierata con Pierluigi Pardo

Umberto Zapelloni

Torna in campo la Serie A, e in telecronaca una delle voci più celebri del panorama italiano (anche grazie a Fifa): "Su Dazn è iniziata l'èra dello streaming, il calcio può contribuire a digitalizzare il paese"

La lunga estate silenziosa di PierPardo sta per finire. Lo aspettano Inter-Genoa e Napoli-Venezia. Una doppietta per ricominciare una nuova vita televisiva in esclusiva su Dazn dopo aver tifato Italia agli Europei e alle Olimpiadi e aver magari rosicato un po’ perché chiunque fa questo lavoro avrebbe voluto essere al posto di Fabio Caressa (o Stefano Bizzotto) e di Franco Bragagna per cantare le gesta azzurre di quest’estate magica che sembra non voler finire mai. “A Fabio ho mandato un messaggio: commentale tutte tu visto che poi vinciamo sempre. Un Mondiale e un Europeo. Ma quando mai ti può ricapitare di raccontare due vittorie così… Mi è spiaciuto tanto per Alberto Rimedio, fermato dal Covid sul più bello senza avere una colpa… Bragagna è un’enciclopedia, io lo chiamo WikiBragagna. La bellezza dei Giochi, partiti un po’ in sordina, è che hanno confermato la forza dello sport. Per noi poi sono stati particolarmente caldi, non solo per la quantità delle medaglie, ma anche per la qualità. Abbiamo dimostrato che con l’impegno, il lavoro e la programmazione si può vincere. E’ un’Italia che ha trionfato in Europa con Mancini e a Tokyo senza lo stellone, senza polemiche, senza silenzi stampa. Quando non stiamo ogni cinque minuti a dividerci tra di noi e polemizzare, vinciamo. Siamo un paese pazzesco”.

 

Per Pierluigi Pardo, ex uomo marketing Procter and Gamble, formatosi tra Infasil, fazzoletti Tempo e Vicks, è stata anche l’estate del divorzio, per nulla consensuale, con Mediaset. “E’ stata un’esperienza bellissima. Ho lavorato per 11 anni in un ambiente speciale. Sono grato delle opportunità che mi sono state date. Penso di essermela cavata bene, ma so anche di aver goduto di libertà e fiducia da parte dell’editore. Cosa niente affatto scontata. Ho conosciuto persone straordinarie e continuerò a voler bene a questa azienda”. L’azienda da parte sua sembra volergli meno bene, pensava di averlo in esclusiva e invece è finita male: “In estate non c’è stato con Mediaset nessun contratto firmato e nemmeno accettato informalmente. Avrei voluto continuare a lavorare anche per Dazn come avevo fatto negli anni precedenti, anche perché si trattava di due progetti diversi, uno la Champions/Coppa Italia, l’altro per la Serie A, senza alcuna conflittualità da una parte e dall’altra. Mi aspettavo il via libera da Mediaset, ma non è mai arrivato. Avere comunque due aziende così importanti che ti vogliono è una bella soddisfazione e agli amici di Sport Mediaset, Alberto, Yves e a tutti gli altri faccio un grande in bocca al lupo. Una bella squadra che seguirò con affetto”. Al suo posto suo Mediaset ha ingaggiato un altro numero uno, Riccardo Trevisani: “Un amico, ci siamo sentiti. Ottima scelta”.

L’Italia televisiva sta per entrare in una nuova epoca, quella del calcio in streaming. Dopo aver vissuto le Olimpiadi giapponesi on demand su Discovery, comincia una nuova èra. Saremo pronti? “Siamo pronti, tutto il mondo sta andando in questa direzione. E mi piace pensare che il calcio possa contribuire alla digitalizzazione del paese… Dazn è bella perché è giovane ed entusiasta, flessibile e accessibile. Tre anni fa molti non sapevano come pronunciare quelle quattro lettere, adesso siamo chiamati a una grande sfida. Ma è bellissimo, oltre alle dirette ci sono dei contenuti originali fantastici come quello dedicato a Massimo Moratti in uscita adesso. C’è un team giovane, la squadra dei talent si è rafforzata moltissimo. E c’è un management con una forte sensibilità femminile che aggiunge talento e secondo me è alla base del successo di questi anni”.

 

Telecronache, qualche approfondimento, in attesa di un’occasione come “Tiki Taka” di Mediaset: “L’anno scorso non avevo tanta voglia. Il lockdown e gli stadi senza pubblico mi avevano tolto un po’ di entusiasmo. In futuro mi piacerebbe tornare a condurre un programma di calcio che sia leggero ma parli di pallone. Qualche idea c’è. Se riesco a sconfiggere la pigrizia e soprattutto la sindrome Jep Gambardella, lo faccio”.  E un bel talk politico? Vanno tanto di moda oggi su tutte le reti. “Ovviamente li seguo ma li lascio a chi fa quello di mestiere. Draghi mi colpisce perché non cerca il consenso o le frasi a effetto, parla poco e fa. In generale sono laico e radicale. Sandro Pertini e Marco Pannella sono nel mio cuore. Mi sembrano personaggi leggendari. Soggetti perfetti tra l’altro per una serie su Netflix o Amazon. Sostengo la battaglia di Marco Cappato per il referendum sull’eutanasia legale. La fattispecie qui è complessa, il tema doloroso ma non c’è dubbio che si debba riconoscere in circostanze estreme un diritto a un fine vita dignitoso e libero. Felice che si siano superate le 500 mila firme”. Intanto c’è la Radio con “Tutti convocati”, il programma cult di Radio 24 e il “Mangia Come Parli” in cui si diverte con Davide Oldani, il cuoco stellato che ama lo sport: “La Radio per me è casa. Farò anche un podcast nuovo su storie di calcio e vita…”. E poi c’è l’impegno che forse lo diverte di più. Essere voce del videogioco più venduto: “Fifa è un divertimento assoluto e per un telecronista è una grande consacrazione. Dal 2008 Konami e qualche dopo EA hanno deciso che la mia voce fosse quella più adatta per il loro gioco. Un grande riconoscimento che ha anche contribuito alla mia popolarità. A Fifa in Italia giocano milioni di persone. E tra quelli ci sono anche io. Con scarsi risultati, lo confesso…”.

Il mercato televisivo è stato più vivace di quello reale quest’anno. “Se ne sono andati Lukaku, Hakimi e Gigio, ma avremo un campionato equilibratissimo con i migliori allenatori sulle nostre panchine. Manca solo Conte tra i big. Ma Mourinho, Sarri, Spalletti aggiungono tanto. Abbiamo perso qualcosa dal punto di vista tecnico, ma come equilibrio, personaggi, storie avremo un gran campionato. L’Inter doveva mettere in sicurezza i conti. Lo ha fatto vendendo al prezzo giusto due fenomeni. Mi sembra un sacrificio accettabile. La base resta molto solida e la squadra competitiva. Quanto a Lukaku qualche dichiarazione d’amore in meno a fine luglio sarebbe stata preferibile. Il ritorno di Allegri è una garanzia. L’avevo incontrato in primavera e avevo capito che dopo quasi due anni passati rilassandosi in Baracchina a Livorno il fuoco gli era tornato. A me quelle sembrano davvero sette sorelle. Vedo grande equilibrio. Forse Juve e Inter hanno mezzo passo di vantaggio ma non di più. E se l’Atalanta ci crede un po’ di più…”.

 

Mettiamo un po’ di musica leggera, anzi leggerissima: “Il ritorno del pubblico ci riporterà negli stadi la musica del tifo. Sentiremo qualche urlaccio in meno di allenatori e giocatori, ma meglio così… Bruce Springsteen per me resta una guida spirituale. Tommaso Paradiso e Calcutta sono amici veri. De Gregori se riesco vado a vederlo lunedì a Tagliacozzo. In trasferta come quando ero al liceo e organizzai la gita a Bologna solo per andare a trovare Guccini in Via Paolo Fabbri. Lui ci aprì casa, si mise a suonare e ci offrì da bere”. A 42 anni si è deciso a diventare padre anche Valentino. Non è che pure PierPardo a 47 suonati… “Sì vorrei fare un figlio. Si è fatta una certa, come diciamo a Roma e mi è venuta voglia. Con Lorenza stiamo insieme da quasi tre anni. Ci divertiamo. E’ direttore artistico della Triennale di Milano e mi ha fatto appassionare all’architettura contemporanea anche se ogni tanto attacca delle pezze sul calcestruzzo armato o la rigenerazione urbana e io ricomincio immancabilmente a pensare alla Weekend League di Fifa… Questa al momento è la mia priorità. E poi voglio stare vicino alla mia mamma. Che lei stia bene è davvero l’unica cosa che in questo momento conta per me”.  Un po’ di sano mammismo non guasta mai. D’altra parte siamo italiani.
 

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