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Andrà tutto complotto

Giacomo Papi

La pandemia e quel tic dei complottisti: abbellire il mondo per tranquillizzarsi sulle ragioni del male. Un catalogo

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Oggi 2 luglio, a mezzanotte, la prima metà di quest’anno se ne volerà via, se tutto va bene. Volendo si potrebbe anche festeggiare un Capomezzanno, ma l’umore è quel che è. Nei primi sei mesi di questo 2020 bisesto e funesto, l’epidemia ha spaccato in due il mondo tra poveri e ricchi, tra chi può stare a casa e chi lavora con il corpo, tra minimizzatori e allarmisti, questurini e menefreghisti, prudenti e incoscienti, fiduciosi e malfidenti, scientisti e complottisti. E' questo lo scontro, mi sembra, destinato a segnare i prossimi mesi.

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Oggi 2 luglio, a mezzanotte, la prima metà di quest’anno se ne volerà via, se tutto va bene. Volendo si potrebbe anche festeggiare un Capomezzanno, ma l’umore è quel che è. Nei primi sei mesi di questo 2020 bisesto e funesto, l’epidemia ha spaccato in due il mondo tra poveri e ricchi, tra chi può stare a casa e chi lavora con il corpo, tra minimizzatori e allarmisti, questurini e menefreghisti, prudenti e incoscienti, fiduciosi e malfidenti, scientisti e complottisti. E' questo lo scontro, mi sembra, destinato a segnare i prossimi mesi.

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Passata la ribalta dei virologi in tv, fioriscono complotti per ogni esigenza. Si finirà per incolpare un’Internazionale del male perfino per le vesciche sui piedi. Su TikTok impazza il Pizzagate, una fantomatica cospirazione di democratici pedofili – tra cui Hillary Clinton, Barack Obama e Justin Bieber – che farebbe base al Comet Ping Pong, una pizzeria di Washington D.C. di proprietà di tale James Alefantis. In attesa delle elezioni del 3 novembre, Trump pompa One American News, un canale tv al cui confronto Fox News sembra il Frankfurter Allgemeine, che cita fonti come Greg Rubini, cospirazionista di Twitter che in realtà è un mitomane di Trieste di nome Gregorio Palusa. Frattanto, in Italia, Selvaggia Lucarelli ha scoperto che l’ineffabile professor Giuseppe De Donno, il pneumologo di Mantova “eroe del plasma iperimmune” coccolato da Giletti in quanto si scriveva i complimenti da solo su Facebook attraverso un account da lui stesso creato e astutamente intestato a Joseph Dominus, inesistente biologo di Atlanta.

 

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Quello che fa tenerezza, talvolta, dei complottisti è il loro bisogno di abbellire il mondo per tranquillizzarsi sulle ragioni del male. Nel tentativo di semplificare, però, finiscono per complicare inventando teorie assurde e personaggi fantastici. Il sorriso si spegne quando si osserva che all’esercito del complotto si stanno arruolando rispettati cantori apocalittici – come Slavoj Zizek, Michel Onfray, Giorgio Agamben – convinti che esista un piano segreto per controllarci, come se il controllo non lo scegliessimo già, in massa, ogni volta che usiamo Facebook e Google, o facciamo una tessera a punti al supermercato. A osservarla da vicino la divisione tra chi crede che sia tutto un inganno e chi si sforza di fidarsi degli esperti (e perfino dei governanti quando non consigliano di iniettarsi disinfettante) mostra aspetti paradossali. Chi si fida si fida, in fondo, della bontà generale dell’essere umano, o almeno delle sue buone intenzioni. Siccome, però, le tragedie accadono e il dolore esiste, il corollario di questa posizione è che l’umanità, pur con tutte le sue buone intenzioni e conoscenze, sia inadeguata a governare gli eventi. E’ una fiducia che si basa, cioè, su una sfiducia radicale nell’uomo.

 

La fiducia del complottista si nutre dell’idea contraria: il male ha sempre una causa e qualcuno porta la colpa di avere pianificato il disastro. Anche in questo caso, il corollario contraddice l’assunto: ogni teoria del complotto presuppone, cioè, che l’uomo, volendo, potrebbe evitare le malattie, eliminare la povertà, abolire la morte. Se non lo fa è perché i cattivi tramano nell’ombra. Accettare che il male avvenga per caso, senza ragione, significa rassegnarsi al fatto che nessuno è innocente. Un paio di secoli fa ci si era illusi che la ragione avesse sconfitto la religione, invece tutto si riduce ancora a un atto di fede, di cui la fiducia è la versione light. L’alternativa tra credere a buoni incapaci o malvagi quasi infallibili esprime due opposte visioni dell’uomo e del mondo.

 

L’istinto al complotto è una costante della storia. Nei periodi di pace si inabissa per riemergere come il mostro di Loch Ness – a proposito: esiste – quando il futuro si fa incerto. E’ una soluzione comoda che non richiede verifiche, e che soddisfa perché offre risposte immediate e fantasiose. E’ anche cool, fa sentire apocalittici, non integrati. In realtà pensare che il diavolo esista è il modo più semplice di tranquillizzarsi e indirizzare la rabbia. Il complottismo è manicheo per definizione, per questo è pericoloso. Per creare l’armata dei buoni deve necessariamente individuare un nemico. Al momento l’armata appare indecisa tra molti nemici limitrofi, ma troppo astratti per giustificare una guerra: il Deep State, Bill Gates, George Soros, il Gruppo Bilderberg. Appena si troverà un diavolo unico e vagamente credibile, si troveranno anche i colpevoli da ardere al rogo.

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