Roma Capoccia

Il Pd litiga sulle regionali in Lazio: Gualtieri sotto attacco

Gianluca De Rosa


Il sindaco alza per la prima volta la voce con i suoi: “Non accetto che mi si dica che favorisco una corrente, né che si cerchi di fermare l'attività del comune per motivazioni politiche" 

Martedì sera dentro palazzo Senatorio per la prima volta lo hanno sentito urlare. “E’ stato davvero duro, chi lo avrebbe mai detto”, racconta chi c’era. Nella sala delle Bandiere, il retro dell’Aula Giulio Cesare che ospita le sedute dell’Assemblea capitolina, il sindaco Roberto Gualtieri ha riunito i 18 consiglieri della maggioranza Pd. E, sorpresa, il mite primo cittadino ha alzato la voce e sbattuto i pugni sul tavolo lasciando sbigottiti gran parte dei consiglieri: “Allora s’incazza anche lui...”.  “Non accetto che mi si dica che favorisco delle correnti del partito, ma soprattutto non accetto che vengano bloccate per motivazioni politiche le attività del comune”, ha sbottato Gualtieri. Ma andiamo con ordine per capire il significato delle sue parole.


I malumori serpeggiavano dentro la maggioranza da settimane, da tempo era arrivata la richiesta di un chiarimento. Per evitare polemiche formalmente la riunione era stata convocata al termine della seduta del consiglio per discutere di bilancio e di Roma Multiservizi. Dopo oltre mezz’ora di chiacchiere sui temi, però, qualcuno si è sentito preso per il naso. “Stiamo eludendo il tema, se ci siamo visti per chiarirci, chiariamoci”, ha sbottato Andrea Alemanni, consigliere di AreaDem, seguito a ruota da Daniele Parrucci, Giammarco Palmieri e Yuri Trombetti. L’accusa  esplicita è stata questa: il sindaco nella scelta dei suoi collaboratori sin dall’insediamento si è circondato da esponenti dem vicini alla corrente sua e del deputato dem Claudio Mancini, senza un’equa spartizione insomma. “Al piano del sindaco è rappresentata un’intera componente”, malignano alcuni. Anche a questo servirebbe un rimpasto di giunta, richiesto a gran voce da diversi consiglieri. A dare un maggiore equilibrio all’interno degli staff degli assessori.

 

L’ultima la scelta di arruolare Patrizia Prestipino, esponente di Base riformista, e l’uscente presidente del consiglio regionale Marco Vincenzi (nella struttura commissariale per il Giubileo) ha fatto deflagrare il malumore che circolava da tempo. E adesso una parte dei consiglieri chiede di posticipare l’approvazione del bilancio previsionale a dopo le elezioni regionali. Una richiesta vissuta dal sindaco come un ricatto. In sostanza, è l’accusa che lo scorso giorno è stata esplicitata, Gualtieri avrebbe chiamato i due, Prestipino e Vincenzi, per rafforzare l’asse del partito che sostiene la corsa alla Pisana di Mario Ciarla ed Eleonora Mattia, candidati sponsorizzati dal sindaco. Un’accusa irricevibile per Gualtieri, ma che spiega bene come le tensioni capitoline siano fortemente intrecciate con la partita delle regionali.


C’è un pezzo di partito, trasversale alle correnti, che ha molto da perdere in questa partita. Dalla franceschiniana Area dem, rappresentata in Regione dal presidente facente funzioni Daniele Leodori, fino agli zingarettiani, vicini oggi all’assessore uscente Massimiliano Valeriani. D’altronde il Pd governa da 10 anni il fortino Regione. Significa assessori, staff, partecipate, insomma, tanti posti di lavoro che, in caso di probabile sconfitta, verranno a mancare. E infatti nelle ultime settimane le polemiche delle opposizioni e gli scandali sui giornali hanno riguardato quasi esclusivamente nomine di fine mandato per salvare il salvabile prima della disfatta. Ma  il Pd ha un altro fortino, il Campidoglio appunto. E le altri correnti chiedono che adesso sia Gualtieri a restituire qualcosa. Anche perché una parte di quel Pd laziale ha subito la scelta di Gualtieri di realizzare un termovalorizzatore, una decisione che ha sancito di fatto la rottura con il M5s rendendo la corsa per il Lazio una sfida praticamente impossibile. Ma c’è anche di più, chi sperava di ricomporre, magari con un referendum tra i romani sull’impianto che levasse alibi a Giuseppe Conte, si è trovato di fronte a pochissima flessibilità da parte di Gualtieri che ha fatto subito asse con l’assessore Alessio D’Amato, oggi candidato di dem e Terzo polo, sulla questione termovalorizzatore. Mario Ciarla, candidato vicino al sindaco  per realizzare i suoi manifesti elettorali ha scelto lo slogan “Sì al termovalorizzatore per un Lazio più verde”. La fotografia dei cartelloni nei giorni della discussione in extremis per salvare il campo largo ha fatto il giro delle chat grilline rendendo il lavoro di Roberta Lombardi, l’assessora laziale a 5 stelle che fino all’ultimo ha cercato di ricomporre la frattura rossogialla, un compito impossibile.

 

C’è poi la questione del manifestato mancato dialogo tra giunta e consiglio comunale più semplice da ricomporre. Su questo le due campane, quella dei consiglieri più arrabbiati e quella del sindaco convergono su un punto: a tutti manca l’ex capo di gabinetto Albino Ruberti. “Aveva i suoi difetti, ma  avevamo un interlocutore credibile”, spiega uno dei consiglieri più riottosi.

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