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Il nuovo Pd

Schlein incontra i gruppi alla Camera e parla di “priorità”. Domani è il giorno dei capigruppo

Marianna Rizzini

"Dobbiamo sciogliere i nodi politici insieme" ha detto la neosegretaria all'assemblea dei parlamentari dem. Il risultato è una trattativa in attesa del giorno del voto

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È il giorno in cui poteva succedere di tutto, all’assemblea congiunta dei parlamentari del Pd alla presenza della neosegretaria Elly Schlein, ma è anche il giorno in cui si decide (da due parti) di non far succedere quello che potrebbe creare troppi danni. E se è vero che il governatore emiliano sconfitto alle primarie Stefano Bonaccini, all’indomani della riunione on line disertata dal gruppo dei cosiddetti neo ulivisti (ex lettiani), due giorni fa, ha detto che “si decide in due”, è anche vero che l’emersione stessa di una sorta di nuova corrente nel partito che dice di non volere più rivoli interni rende più difficile l’opera dei duri e puri di entrambe le aree.

Fatto sta che oggi Schlein è entrata in assemblea, alla Camera, con accanto un sorridente Francesco Boccia, colui che dovrebbe subentrare a Simona Malpezzi nel ruolo di capogruppo in Senato (alla Camera invece Schlein vuole Chiara Braga al posto di Debora Serracchiani). Sorridono tutti, entrando, schleiniani e bonacciniani: tra gli altri, Marco Furfaro, Antonio Misiani, Laura Boldrini, Nicola Zingaretti, Gianni Cuperlo, Matteo Orfini, Graziano Del Rio.

 

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“Non farà i nomi”, quelli che già si sanno, dicono di buon mattino gli schleiniani, alludendo a capigruppo ed eventuali vicesegretari di minoranza. E dunque la neo segretaria, all’inizio della riunione a porte chiuse, dice che l’assemblea sarà un confronto sulle “priorità politiche”, e che la questione “assetti” sarà sviscerata domani, il giorno del voto. “Dobbiamo sciogliere i nodi politici insieme, salvaguardando tra noi la chiarezza”, dice; “la collegialità è un punto dirimente. Dovremo essere bravi a far lavorare bene il partito e i gruppi nel pieno rispetto della loro autonomia”. Non senza prima arringare le truppe per i numeri del tesseramento (sedicimila tessere “arrivate in pochissimo tempo”) e per le primarie che “hanno ridato slancio” al Pd esangue, Schlein ringrazia le presidenti uscenti dei deputati e senatori dem Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, oltre all’ex segretario Enrico Letta.

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Le “priorità politiche”, dal cui elenco, nella minoranza, qualcuno attende segnali in codice in direzione dell’appeasement o al contrario del pugno di ferro in guanto di velluto, sono fatte della materia di cui si compongono i sogni da opposizione intransigente che la segretaria ha detto di voler mettere in pratica dal giorno dell’insediamento: il governo è indietro sul Pnrr, dice Schlein, e il Pd “lo ha chiamato a rispondere sulla tragedia di Cutro, rendendo omaggio con i propri corpi e senza parole alle vittime del naufragio, dopo il presidente Mattarella e in assenza del governo”.

E ancora: “La contingenza economica è estremamente grave, per quanto Giorgia Meloni tenti di piazzare una bandierina ideologica al giorno, e l’abbiamo interrogata su lavoro povero e precario, registrando la sua contrarietà sul salario minimo”. “La premier è tornata da Bruxelles a mani vuote”, continua Schlein (altri temi: trascrizione figli delle coppie omogenitoriali, madri detenute, migrazioni, riforma del patto di stabilità, mani del governo sulla Rai), mentre tra i bonacciniani si attende l’intervento di Piero Fassino come quello capace di “mettere i puntini sulle ì”, dice un parlamentare (e Fassino in effetti parlerà, con parole spigolose: “Per unire un partito avrai bisogno di essere generosa”).

Parla anche l’ex concorrente alla segreteria Gianni Cuperlo, applaudito nel passaggio contro i trasformismi (“non si premi chi passa indenne tutte le stagioni”). e qualcuno pensa parli dei neo-ulivisti. Parla Andrea Orlando. Parla Alessandro Alfieri. Si tratta ancora, in attesa del giorno degli “assetti”.

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