Il Pse punta su Schlein dopo il Qatar. La missione europea e i sogni di Elly: tornerò da premier

Simone Canettieri

“Ho ricevuto una grande accoglienza. Sono qui per fare networking”, racconta la segretaria del Pd a Bruxelles. Ha incontrato i principali leader europei: dallo spagnolo Sanchez alla svedese Andersson, fino a Timmermans e Gentiloni, che dice: "Lesordio della dem è stato ottimo”

Bruxelles, dal nostro inviato. In sintonia con lo skyline locale Elly Schlein abbandona il look indie da concerto di Calcutta (“ma io sono indie!”). L’elegante gessato della segretaria del Pd attraversa le vie e i palazzi delle istituzioni europee. La missione è conclusa. Si torna a Roma, dove l’attendono le beghe del suo partito. Ecco perché non smette di fumare la sigaretta elettronica. L’idea di gettarsi nelle correnti non deve eccitarla, dopo questa boccata d’aria internazionale. Tuttavia nel fine settimana chiamerà, uno a uno, tutti i parlamentari dem per proporre loro i nomi dei futuri capigruppo (Chiara Braga alla Camera e Francesco Boccia al Senato). I franchi tiratori sono dietro l’angolo. Meglio riavvolgere il filo della giornata. “Ho ricevuto una grande accoglienza dai leader del Pse, mi hanno chiesto delle primarie. L’Italia isolata? Beh, noi socialisti abbiamo le idee chiare”, dice Schlein al Foglio. 

 

La segretaria del Pd dice che tornerà qui da premier. Intanto c’è Giorgia Meloni, a un tiro di schioppo da lei, chiusa in conclave con gli altri capi di stato e di governo della Ue. Segretaria qual è il senso di questa giornata? “Sono qui per fare networking”. E dunque contatti, strette di mano e i numeri di cellulare da scambiare. Dopo l’inchiesta sul Qatar il Pse non se la passa benissimo – secondo le proiezioni l’anno prossimo eleggerà almeno trenta eurodeputati in meno – e così la segretaria italiana, così internazionale con i suoi tre passaporti, può essere un ottimo modo per esorcizzare il tracollo. Lo si capisce dall’accoglienza che le riservano all’hotel Sofitel i big socialisti. La svedese Magdalena Andersson le chiede il numero di cellulare. Lars Klingbeil della Spd si fa una foto con lei: “Elly, ha origine tedesche?”. “No, svizzere”.  

 

Frans Timmermans la prende sotto braccio (“è uguale a Stefano Bonaccini”, ride). Pedro Sanchez la prende in disparte per una lunga chiacchierata su un divanetto: i due parlano della legge spagnola sui precari. Stefan Löfven, l’ex premier svedese ora a capo del Pse, la introduce con tutti gli onori di casa. Schlein parla in inglese. E poi a seconda dell’interlocutore in francese. Paolo Gentiloni, che poi incontrerà più tardi per la seconda volta, dice alla telecamere che “l’esordio di Elly è stato ottimo”. La segretaria Pd non vorrebbe più andarsene, è chiaro. E forse le manca un po’ la vecchia vita da europarlamentare, camminare indisturbata per Bruxelles, non riconosciuta (né paparazzata). Invece c’è la segreteria da fare, il cui varo è atteso i primi di aprile. Ma prima c’è la faccenda dei capigruppo e il partito da mettere in ordine: per esempio il Nazareno sembra non  piacerle, ci è entrata solo un paio di volte. Meglio non pensarci e godersi il clima.

 

Ecco il commissario europeo al Lavoro, il lussemburghese Nicolas Schmit: “E’ eccezionale”. Grandi sorrisoni dem. Al vertice del Pse fa capolino anche il segretario della Nato, Stoltenberg. “Sulla guerra la nostra linea non cambia, dobbiamo proseguire nel supporto convinto all’Ucraina contro l’invasione criminale da parte della Russia”, dice Schlein davanti alle telecamere. Anche se poi svicola quando le chiedono se l’Italia deve aumentare, come d’accordi, la spesa militare. La giovane donna è furba, sa che l’argomento a sinistra è un grande dolore intercostale e quindi preferisce esibirsi nel più classico dei dribbling lessicali. Se Conte l’altro giorno alla Camera sembrava azzannare Meloni con una certa irruenza verbale, la segretaria del Pd dimostra di avere un altro approccio.

 

Anche in questo è molto internazionale. L’unica stoccata alla premier, alla fine di un ragionamento lunghissimo, è sui migranti: “Sbaglia a fare le domande in Europa: dovrebbe chiedere maggiore condivisione delle responsabilità sull’accoglienza, ma non ha il coraggio di affrontare i suoi alleati nazionalisti come Orbán”. Seguiranno sul tema due proposte: estendere la protezione temporanea a tutti i rifugiati, non solo agli ucraini, e una Mare nostrum europea per la ricerca e il soccorso in mare. Giorgia ed Elly hanno un buon rapporto: si dividono sui dossier, ma poi se serve si scrivono e chattano (“qual è il problema: tra leader si fa così, no?”, sminuiscono dallo staff della segretaria). Schelein rivedrà prima di andarsene Gentiloni (che poi riceverà il ministro Raffaele Fitto) e il vicepresidente della commissione Timmermans (tifosissimo della Roma) sullo stop dei motori a scoppio dal 2035. “Il Pd sostiene questa proposta, al contrario del governo e della Germania”.

Che giornata rilassante per la segretaria che si sottopone anche alle domande ordinate della stampa. A proposito, fra un anno si vota per le Europee ci pensa mai al 40 per cento di Matteo Renzi? Schlein ride. Si fa un tiro di Iqos, saluta e sale in auto verso l’aeroporto.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.