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In Puglia la sinistra si regge coi voti M5s, Calenda emilianeggia e sabato arriva Bonaccini

Gabriele De Campis

Tre consiglieri della maggioranza aderiscono ad Azione. Emiliano li "estromette formalmente", ma la sua amministrazione resta solida grazie ai voti di quattro grillini. Intanto il tour del presidente dell'Emilia-Romagna in vista della corsa a segretario Pd partirà da Bari. E lunedì arriva anche Conte

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Nell’emirato della Puglia, per orientarsi nel panorama del centrosinistra, non basta nemmeno un modernissimo Gps. Alla Regione si è assottigliata la maggioranza che sostiene l’emiro Michele Emiliano: due ex dem, Fabiano Amati (un caterpillar del riformismo) e Ruggiero Mennea, e il civico Sergio Clemente lasciano “la coalizione dei pugliesi” (un format maxi, dai vendoliani a Casapound) e aderiscono ad Azione. A Bari sbarca Carlo Calenda, leader del partito e sono scintille con il governatore alla presentazione del neogruppo. “La Puglia - spiega l’ex ministro - non è il sultanato di Emiliano”. Nella conferenza stampa nel palazzo di vetro regionale, l’ex ministro ricorda il solco che lo divide da Big Mike sui grandi temi: “Per fortuna il Tap lo abbiamo fatto nonostante Emiliano, di cui ancora ricordo la frase ‘il cantiere sembra Auschwitz’”. Poi ricorda le posizioni dissonanti emilianiste su Ilva e Xylella. 

 

Calenda, però, ha le sue spine: aveva provato a consolidare la sua presenza nel Tacco d’Italia alle politiche. Su suggerimento dell’allora ministro Mara Carfagna aveva candidato alla Camera l’ex sottosegretario di FI Massimo Cassano (leader di un movimento civico ultra-emilianista), nonché dg dell’Arpal, agenzia per il lavoro (di tutti): questo ente, però, a quanto riportano le cronache locali, registra (con seriale costanza) tra i vincitori dei concorsi per le assunzioni soprattutto persone vicine alla lista del manager civico. Da qui l’approvazione di una legge regionale per la decadenza dall’incarico del dg e seguito di carte bollate… Sul caso Cassano Calenda fa mea culpa: “Abbiamo fatto una scelta sbagliata. Me ne assumo la responsabilità anche se non veniva da me (ma dalla Carfagna, ndr)”.

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I tre neocalendiani, in un primo momento, si erano proposti di rispettare il mandato elettorale sostenendo la maggioranza dell’emiro. Lo stesso leader nazionale era stato aperturista: “Decideranno loro cosa fare”. Ma dal lungomare di Crollalanza, dove ha sede la presidenza emilianista, è arrivata la scomunica con lessico che somma il politichese con la praticità dei buttafuori: “Dopo avere acquisito parere conforme da tutte le forze di maggioranza, non posso che estromettere formalmente tutti i consiglieri che hanno aderito alla nuova formazione politica”, sentenzia Big Mike. Sulla stessa linea Francesco Boccia, della segretaria nazionale dem che paragona Calenda a “una sorta di Giovanni delle Bande Nere”.

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In Consiglio regionale, dove ci sono 51 eletti (compreso Emiliano), la maggioranza è solida, a quota 30, grazie alla stampella che arriva da quattro consiglieri grillini che - pur avendo sostenuto un altro candidato governatore nel 2020 - sono entrati in maggioranza ricevendo come gratificazione un assessorato, la vicepresidenza del parlamentino e un posto di consigliere delegato. Questa sintesi nasceva dalla grande intesa tra Emiliano e l’ex premier Giuseppe Conte, che - dopo aver conquistato il primato regionale di voti alle politiche - ora punta a un proprio candidato presidente nel 2025 (stessa posizione a cui ambisce il presidente nazionale Anci Antonio Decaro). E così il numero due dei 5S, il tarantino Mario Turco, alza la voce contro i neoazionisti: “I valori del Movimento non possono essere in alcun modo accostati a Calenda”. E i contiani reclamano anche maggiore spazio in giunta (ovvero almeno un nuovo assessorato)

I tre esponenti di Azione, infine, replicano a Emiliano dopo la cacciata: “Il governatore, aiutato dal rumore dei suoi giannizzeri, non ci vuole. Ha ragione, perché noi gli ricordiamo, con petulanza, che è stato lui ad abbandonare il programma elettorale che lo rese maggioranza. E noi staremo all’opposizione del suo far poco e niente”. Dalla Puglia è tutto, per ora. Sabato nel Gran Bazar arriva Stefano Bonaccini e lunedì ci sarà Giuseppe Conte nel tour pro reddito di cittadinanza…
 

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