Foto di Roberto Monaldo, via LaPresse 

un'analisi

Le trappole retoriche di Meloni trollano la sinistra

Claudio Cerasa

L’agenda segreta della destra spiegata a un’opposizione che non la capisce: agitare bandierine identitarie, dai rave al merito, che scatenano reazioni ideologiche. Così non si discute dei temi veri

I primi passi del governo Meloni, al netto dei tratti di estremismo irreversibile che emergono con chiarezza dietro alcune scelte messe in campo dalla nuova maggioranza di centrodestra, mostrano con chiarezza la volontà esplicita da parte della leader di Fratelli d’Italia di affermare una netta discontinuità dell’esecutivo non con il passato incarnato dalla stagione Draghi, ma con il presente incarnato da una fantomatica sinistra il cui minacciosissimo profilo viene descritto da giorni con dovizia di particolari dalla stessa presidente del Consiglio attraverso un’operazione che potremmo brutalmente definire così: il trollaggio della sinistra. L’operazione è tanto semplice quanto diabolica.

 

Individua delle bandierine dal forte valore simbolico su cui scommettere. Trasforma quelle bandierine in elementi identitari della tua agenda. Fai di quegli elementi identitari gli argini contro il fantomatico populismo della sinistra. Trasforma la sinistra nella parte politica che difende tutto ciò che lei sta combattendo. E usa, infine, quelle bandierine come se fossero parti integranti di una cortina fumogena utile a nascondere le debolezze programmatiche della stessa coalizione di centrodestra. E così, nel giro di due settimane, la destra di governo ha trasformato in una priorità assoluta la costruzione di un’agenda utile a mettere in evidenza cosa, secondo la destra, è oggi genericamente la sinistra italiana, attraverso la declinazione della sofisticata strategia politica del: “Ah, allora volete che”.

 

E dunque, nell’ordine, la sinistra, in questa logica, diventa la parte politica che difende l’illegalità dei rave, che vuole offrire canne libere per tutti, che vuole combattere il merito, che vuole riempire le strade di immigrati illegali, che vuole combattere l’ergastolo ostativo perché vuole difendere i mafiosi, che sogna di ripristinare appena possibile dolcissimi lockdown, che sogna di tappare ancora le nostre bocche con le mascherine solo per mettere le nostre vite nelle mani dello stato, che vuole assecondare i diktat delle case farmaceutiche inoculando tutti i nostri figli con ogni genere di vaccino non sufficientemente testato, che gode nel veder recapitato agli italiani il numero più alto possibile di cartelle esattoriali, che difende il genere femminile solo quando si tratta di parlare di articoli determinativi, che difende l’Europa che vuole riempire le nostre tavole di insetti da ingurgitare, che vuole limitare l’uso del contante solo per renderci più vulnerabili di fronte agli occhi dell’Agenzia delle entrate, che combatte la flat tax solo perché sogna di mettere le mani nei nostri portafogli e che asseconda l’Europa solo per distruggere le vite dei tassisti e dei balneari. 

 

L’operazione troll messa in campo dal centrodestra ha una sua forza oggettiva perché permette alla destra, solo con l’uso delle parole, solo con l’uso dei simboli, di portare avanti un’operazione diabolica. Primo: individuare con minuzia di dettagli un nemico invisibile contro cui combattere a ogni costo e con tutte le nostre forze per vedere affermate le nostre libertà (ah, ma allora volete far morire i nostri figli di canne, di vaccini e di insetti?). Secondo: usare alcune parole considerate tossiche dalla sinistra per far cadere la sinistra nel tranello della destra che difende le nostre libertà (ah, ma allora siete contro il merito, siete a favore dei rave illegali, siete a favore dell’immigrazione clandestina). Terzo: offrire agli organi di informazione un numero di polemiche sufficiente sulle bandierine tale da consentire alla maggioranza di governo di essere giudicata più sulla fuffa che sui fatti (meglio discutere di contante che discutere di fisco, meglio discutere di balneari che discutere d’Europa, meglio discutere di rave che discutere di Draghi).

 

Il meccanismo è chiaro e lineare, così come è chiaro e lineare che la sinistra descritta dalla destra in alcuni casi esiste solo nella vivida fantasia della destra, ma allo stesso tempo è anche chiaro che un’opposizione che con così tanta frequenza cade nelle trappole retoriche della destra è un’opposizione che mostra di essere incapace, già dai primi passi nella nuova avventura parlamentare, di avere un progetto chiaro da difendere e da declinare per contrastare i suoi avversari dettando un’agenda politica non scritta da altri. L’operazione trollaggio ha una sua forza, un suo interesse e una sua dimensione, e per l’opposizione, nel futuro, la partita sarà anche questa: dimostrare di avere un’identità che non sia il semplice riflesso di due agende che non esistono, come sono in fondo l’agenda Draghi e l’agenda trollaggio. Sarà dura, ma la sfida in fondo è tutta qui. 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.