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analisi della sconfitta

La crisi del Pd e il ritorno di Bettini: "Torniamo con Conte"

Redazione

"Senza il M5s non resta alcuna prospettiva politica. Se non l'isolamento", dice il dirigente dem che chiede un congresso in "tempi ragionevoli" e traccia l'identikit del prossimo segretario: più sostanza e meno tweet

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"Un congresso vero serve come il pane".  All'indomani della sberla elettorale per il Pd è, di nuovo, tempo di bilanci. Un'altra volta tocca raccogliere i cocci e avventurarsi nella specialità di casa; l'analisi della sconfitta. Enrico Letta ha annunciato ieri che si farà da parte. È tempo di rifondare, di ripartire, è il messaggio del segretario quasi-dimissionario. Un assunto a cui arriva pur partendo da sentieri diversi anche Goffredo Bettini: "Dopo quasi vent'anni il Pd ha bisogno di un tagliando generale", dice il dirigente dem al Fatto quotidiano, preoccupato, "molto", per la vittoria del centrodestra. Bisogna cambiare il partito, che in alcune zone d'Italia è "familistico, di potere, eticamente debole, diviso e inviso a settori importanti dell'opinione pubblica".

 

Zavorre da cui liberarsi, "per ricostruire con umiltà le condizioni per la rivincità". E questo riscatto democratico non puo che passare per il M5s: "Ora occorre ricucire il campo largo per evitare che la destra debordi, per difendere la Costituzione, per non snaturare la Repubblica", dice ancora Bettini, spiegando che come il Pd sia percepito come "il partito dei ceti medi urbani civili e progressisti", mentre l'Avvocato del popolo è invece "penetrante nel popolo": "un rapporto unitario è arricchente per entrambi".

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È questa insomma la mozione Bettini per il congresso che verrà, lui che all'alleanza rossogialla aveva lavorato tanto durante il governo Conte 2 e che pure durante la campagna elettorale aveva sottolineato i rischi di un mancato accordo. E adesso che quei timori si sono concretizzati nel risultato delle urne, non ci sono troppe alternative: "Senza il M5s non resta alcuna prospettiva politica. Se non l'isolamento".

 

Di qui l'auspicio che la nuova fase dem, il congresso, sia aperto in "tempi ragionevoli", e che la riflessione possa finalmente prescindere dalle logiche che hanno governato in questi anni il partito. Sostanza, molto più che forma, sembra intendere Bettini che tuttavia, almeno per ora, non fa nomi. Piuttosto delinea qualità e caratteristiche. Per il dirigente infatti sarebbe sbagliato "gettarci in un improvvisato, superficiale, ipocrita gioco su nomi e organigrammi". Si tratta invece di definire modalità nuove di coinvolgimento e partecipazione dei militanti e degli elettori. "Dobbiamo attivare forme di democrazia diretta degli iscritti: che decidano in libertà e non per obbedienza correntizia".  E allo stesso tempo bisogna individuare la figura giusta per questa transizione. "Una persona di sostanza più che di immagine. Formata sul campo e non inventata dai media. In grado di presentare venti cartelle scritte, piuttosto che vivere di continuo l'ebrezza dei tweet". Qualche nome? Meglio di no: "In questa fase fanno solo confusione".
 

Che sia Bonaccini, Schlein, Nardella, Ricci o Decaro - i nomi più quotati in questa fase -, per l'endorsemente di Bettini toccherà aspettare ancora un po'. 

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