Voto e alleanze

“Se non si vuole il campo largo, si cambi legge elettorale”, dice il sindaco Pd di Pesaro Matteo Ricci

Marianna Rizzini

Il coordinatore dei sindaci dem nota che "o vincono i candidati forti o chi ha governato bene" e commenta il flop referendario: "Le urne vuote ci hanno detto che il Parlamento deve fare il suo lavoro su temi così complessi"

I dati del voto arrivano, il centrosinistra va bene a Lodi e a Taranto, con l’exploit di Damiano Tommasi a Verona e il quadro potenzialmente positivo di Parma. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci Pd, invita intanto a notare il fatto che “vincono i candidati forti o che hanno governato bene, e che il nostro è il primo partito, anche se certo si deve considerare che questo è un voto amministrativo e che quindi le dinamiche locali incidono”. L’altro dato è il crollo del M5s, forza politica alleata del Pd e parte del “campo largo” che il segretario Enrico Letta vuole disegnare. “Il punto è un altro”, dice Ricci: “Campo largo o no, se non si cambia prima la legge elettorale il fronte largo è obbligatorio, non soltanto con i Cinque stelle, ma anche con il polo moderato. Se resta il maledetto Rosatellum – e lo dico proprio perché purtroppo abbiamo responsabilità nella sua esistenza – saremo costretti a coalizzarci”.

 

Il tempo non è molto, ma, dice Ricci, “c’è la possibilità, se emerge anche la volontà, di approvare una legge europea con impianto proporzionale e sbarramento al 5 per cento: ognuno potrebbe presentarsi con la propria identità e poi discutere gli assetti governativi. Ma oggi, se il centrosinistra non si presenta largo, rischia di perdere in partenza”. Sul referendum naufragato, Ricci, con molti colleghi sindaci, aveva alla vigilia annunciato un voto conforme a quello del partito, ma aveva anche invitato il segretario Enrico Letta ad intervenire quanto prima sulla Severino per tutelare gli amministratori locali. “Tanto più lo ribadisco oggi”, dice Ricci: “Il flop referendario indica anche il messaggio: che il Parlamento faccia il suo lavoro su temi così complessi, ci dicono le urne vuote. E su questo tema c’è già pronta una proposta di legge che interviene sui reati minori, quelli di cui vengono accusati gli amministratori locali, spesso senza fondamento. Ecco, è venuto il momento di agire”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.