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Qui Palazzo Chigi

Draghi chiede all'Olanda il tetto al prezzo del gas. Ma Conte e Salvini spingono verso la crisi

Carmelo Caruso

Il premier incontra il presidente olandese Rutte ed è fiducioso di convincerlo. Intanto il governo smentisce (ancora) il leader della Lega: "Non si aumentano le tasse sulla casa". Al prossimo Cdm si interviene per semplificare le autorizzazioni delle rinnovabili. Nel mirino è Franceschini

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Vogliono andare a sgovernare. Sono maggioranza e tifano “sciopero”. Sono gli scioperati tricolore. Giallo Conte, verde Salvini. Fuori dal Palazzo opera il rosso Maurizio Landini che grida a entrambi: “Scendete, facciamo la patrimoniale”. Non si scambi con “i partiti devono dire la loro” e non è neppure la richiesta di affetto: “Draghi, ascoltaci”. Ogni giorno è sempre lo stesso giorno del “catasto” con segue smentita del governo: “Non è vero che aumentiamo le tasse. E’ una bugia”. Sono prove tecniche di crisi anticipata. A Palazzo Chigi l’hanno compreso e dicono: “Sta precipitando il mondo e questi ci ballano sopra”. Non temono di perdere il posto ma sono “sbigottiti” se pensano a chi vuole prendere il loro.


Al governo dopo aver visto il video notturno di quanto è accaduto in commissione Finanze, fisco e stracci, l’assalto vigliacchetto contro il presidente Luigi Marattin, hanno esclamato: “Imbarazzante”. E’ l’ora dell’aggressività. Non è tempo per disarmati. Da un mese, il capo di gabinetto, Antonio Funiciello, è stato nominato “ministro dei guantoni”. In pratica è lui che valuta l’uso della “forza”, quando e se serve porre la questione di fiducia. Guarda i numeri delle commissioni, annusa l’aria e poi consiglia: “Qui si passa, qui si rischia”. In America la sua è una carica parificata a rango di governo. Sta per iniziare l’escalation di decisioni non più rinviabili. Al prossimo Cdm, e lo ha annunciato il premier di fronte a Mark Rutte, il premier olandese in visita in Italia, ha intenzione di sminare il grande raccordo anulare dove si ingorgano le autorizzazioni sulle rinnovabili. E’ il ministero della Cultura di Dario Franceschini. In questi giorni, improvvisamente, molti progetti stanno defluendo. Ce ne sono altri, fermi, che sono metafora, il “perché non ce la possiamo fare”. Un esempio è Genova. Il 27 marzo è stato bocciato il parco eolico al centro della diga foranea. E’ l’area del porto e non parliamo certo di un prato di primule. La ragione del no è che le pale “con la loro forte verticalità e dinamicità sarebbero assoluti protagonisti e rappresenterebbero una rilevante modifica dei quadri paesaggistici di pregio”. Come se le pale eoliche dovessero essere “fortemente orizzontali”.

 

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Quando al Mite, i tecnici di Roberto Cingolani, “il pratico”, hanno letto le motivazioni, hanno capito che non vinceranno mai senza l’aiuto del premier. Ebbene, è immaginabile che si proceda ancora con i “poteri sostitutivi” ma anche con qualcosa di più. Draghi vuole eliminare un altro passaggio, ancora uno, della fase autorizzativa. Come si può chiedere agli olandesi, i frugali che (non) sono più frugali, di accettare il price cap, diciamolo in italiano, il tetto al prezzo del gas, quando in Italia non si riesce a sbloccare un parco eolico? Sembrava insomma deciso quando, nella sala dei Galeoni, a Palazzo Chigi, Draghi ha dato di stocco con Rutte, il premier “parliamoci all’olandese, dunque chiaro” che sul tetto al gas non è ancora convinto ma che si rimette alle decisioni dell’Europa perché, spiegava il falco, “noi siamo pragmatici”. E infatti quando Draghi riconosceva che ancora “no, è vero, non ho convinto Mark anche se mi ha detto che non c’è nessun veto”, Rutte rispondeva che “sul tetto non siamo d’accordo ma “vogliamo sederci e capire se i vantaggi sono maggiori dei problemi”. Apre.

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A Bruxelles c’è un adagio tra i diplomatici italiani di carriera e recita così: “Quando non sai che posizione prendere guarda cosa fa l’Olanda e fai l’esatto contrario. Quella sarà la posizione dell’Italia”. Sta cambiando qualcosa e solo in Italia non viene percepita. L’Olanda vuole rifarsi un’altra immagine, togliersi l’etichetta di frugale. E’ vero che sono contrari al price cap sul gas ma come in Germania la guerra sta sollevando obiezioni etiche fortissime. La guerra li costringe a mutare atteggiamento. Sono tutte queste analisi che fanno ben sperare l’Italia. Il tetto del prezzo del gas è “lo scambio” per dimostrare che al “gas non possiamo rinunciare ma non glielo paghiamo più come prima”.

Nelle prossime settimane è atteso questo documento da parte della Commissione, quello che può fare cambiare opinione a Rutte. Quelli bravi, per darsi un tono, lo chiamerebbero scenario. Allora è “in questo scenario” che si inserisce la visita dei sindacati che sono ovviamente “insoddisfatti del Def”. Landini come detto ha rilanciato il suo vecchio errore: la patrimoniale. Merita spazio perché opera da colonna, è il girello di Conte e di Salvini. Il primo continua con la casalinatja sulle armi (Letta lo ha incontrato) l’altro è sempre di catasto 2.0. Si sono scambiati la parte. Adesso è Salvini che fa l’avvocato, cerca di intortare sulla casa. Dato che sul catasto ha perso si è buttato sugli affitti.

 

Agita un aumento delle tasse sulla cedolare secca. Per farlo contento, da Palazzo Chigi, gli hanno confezionato una nota dove gli hanno in messo in neretto, davvero lo hanno sottolineato, non è uno scherzo, che “il governo non tocca le case degli italiani. E lo stesso sarà per gli affitti e per i risparmi”. Ha chiesto udienza per la prossima settimana, si vuole trascinare anche Forza Italia. Dice così: “Sono convinto che ragionando con Draghi e Mattarella la soluzione si trovi”. Ma quale soluzione? Per Draghi il vero problema sono loro che “non si accorgono della drammaticità”. Quando gli chiedono se mette in conto la fine del governo gli hanno sentito rispondere che anche “per mettere fine serve coraggio”. Prima della guerra sarebbe stato drammatico, sotto la guerra è da incoscienti. Da scioperati.

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