Mario Draghi e Roberto Cingolani (LaPresse)

Portafoglio di guerra

Energia, agroalimentare, industria. Le sanzioni alla Russia e i piani del governo

Ruggiero Montenegro

L'esecutivo lavora alla diversificazione dell'approvvigionamento energetico. Anche l'Ue chiede "uno sforzo individuale ai cittadini". Le sanzioni alla Russia causano problemi nel settore metalmeccanico e agli agricoltori che chiedono "un granaio europeo"

Una stretta sull'illuminazione pubblica, una felpa un po' più pesante a casa. C'è la guerra, quella vera, che si combatte in Ucraina, e ci poi sono i suoi effetti, diversi da quelli militari che si manifestano già oltre lo scenario bellico. E per ora, per quanto riguarda l'Italia, impongono riflessioni e nuove strategie, dall'energia all'agroalimentare, fino alle materie prime per l'industria. A Palazzo Chigi lo sanno bene ed è da qui, da queste considerazioni che partirà oggi il Consiglio dei ministri, con la presenza dei ministri di riferimento Giancarlo Giorgetti per lo sviluppo Economico, Stefano Patuanelli per l'Agricoltura e Roberto Cingolani per l'energia.

Si parlerà di come affrontare la nuova fase, con quali strumenti e con quali rinunce, per aggiornare le direttrici economiche, una sorta di portafoglio di guerra, seppur temporaneo. Togliere il superfluo, quello che non è strettamente necessario: per questo, a partire dalle amministrazioni pubbliche si pensa a ridurre per esempio l'illuminazione. Non dovunque, certo, ma dove possibile senza mettere a repentaglio la sicurezza nelle città. La protesta simbolica dei sindaci un mese fa, che avevano "spento" i monumenti, in prospettiva potrebbe essere non più solo una protesta.

È la questione energetica quella che preoccupa maggiormente. Il ministro Cingolani non ha mai nascosto le difficoltà di approvigionamento, provando ad affrontare in maniera pragmatica la questione. Tanto più adesso che prende corpo l'ipotesi di un embargo per l'energia di Putin. Lo stesso pragmatismo evocato da Draghi qualche giorno fa parlando della eventuale riapertura di alcune centrali a carbone o quando, come ieri, ha aperto al nucleare come mai aveva fatto prima. Le energie rinnovabili da sole non bastano e non si può campare, insomma, solo di scostamenti di bilancio contro il caro-bollette, occorre diversificare.

 

Ma nel frattempo bisogna misurarsi, anche a costo di qualche sacrificio individuale. Per esempio abbassando di uno-due gradi le temperature dei riscaldamenti. Potrebbe essere affrontato anche questo argomento in Cdm. Una considerazione che arriva pure dall'Europa, che pensa a un piano comune per affrancarsi dall'energia di Putin, ma avvisa: “I cittadini abbassino i loro riscaldamenti negli appartamenti, ognuno faccia uno sforzo individuale per tagliare il consumo di gas", le parole di' Josep Borell, l'Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera e di sicurezza, al Parlamento europeo.

E non c'è solo il gas. C'è anche la questione del grano, dei cereali e più diffusamente del settore agroalimentare. “Con lo scoppio della guerra e la crisi energetica sono aumentati mediamente di almeno 1/3 i costi produzione dell’agricoltura per un esborso aggiuntivo di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che ha messo a rischio il futuro delle coltivazioni, degli allevamenti”, dice Coldiretti, mettendo in guardia anche dalle consuegenze sul settore ittico. Il prezzo del grano è cresciuto di circa il 40 per cento, con conseguenze sui prezzi di pane e pasta, che si sommano ai rincari sul carburante. E con il mercato di Ucraina e Russia praticamente bloccato – un terzo delle esportazioni del grano mondiale provenivano da qui -, con l'Ungheria (altro esportatore di peso) e la Bulgaria che bloccano l'export di cereali, la situazione si fa complicata. Dai consorzi alimentari si inizia a chiedere con più insistenza, come per l'energia, un nuovo piano comune europeo che migliori quello già approvato (la cosiddetta Pac, politica agricola comunitaria), freni gli slanci protezionisti di alcune nazioni, ma soprattutto metta in un'ottica condivisa anche questa necessità, il granaio europeo.

Dall'agroalimentare ai metalli: anche il rincaro di queste materie prime allarma il governo, e soprattutto i produttori italiani. Le sanzioni contro la Russia hanno reso difficile la vita dell'industria italiana, il paese è infatti tra primi produttori mondiali per il palladio (circa il 45 cento dell'export globale parte daqui), platino e nichel, ma fornisce alle nostre industrie anche alluminio e acciao. Un rialzo dei prezzi che finisce ancora una volta per sommarsi a inflazione e crisi energetica. Da più parti è stata rappresentata la necessità di un Recovery dell'energia, o più in generale di un Recovery di guerra per sostenere e tenere a riparo l'economia, nel suo insieme, da effetti che potrebbero durare anche al di là del conflitto. Da sabato 26 febbraio il ministero della Transizione ecologica ha dichiarato lo stato di "pre-allarme" per quanto riguarda le forniture di energia in Italia. E lo stato di “allarme” si avvicina. Il Cdm di oggi chiarirà meglio qual è la direzione del governo, ma come riporta Repubblica, il riassunto più efficace l'ha fatto Cingolani: se la situazione lo richiederà, dovrà essere ridotto tutto il necessario. In attesa di un nuovo assetto.

Di più su questi argomenti: