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EDITORIALI

Draghi sdogana il nucleare

Redazione

Entro il 2028 il primo prototipo di nuovo reattore. L’annuncio del premier è una svolta

Realista e ottimista. Cosi si potrebbe definire l’approccio del presidente del Consiglio Mario Draghi ai problemi energetici nelle risposte date alla Camera a diverse interrogazioni, durante il questioni time. Da una parte le cose da fare subito per dare un minimo di sicurezza all’approvvigionamento energetico, soprattutto di gas, che nel combinato disposto fra aumento del prezzo e dipendenza dalla Russia rappresenta il vero punto critico. Quindi aumento delle estrazioni nazionali, rigassificatori da potenziare e diversificazione delle forniture.

Poi l’orizzonte vicino dell’incremento delle rinnovabili, ritenute decisive sia per la transizione sia per la riduzione della dipendenza e dell’efficienza energetica. E la speranza che l’innovazione tecnologica possa farci qualche dono inatteso. Non ha avuto timore il presidente del Consiglio di citare a questo proposito anche l’innovazione in campo nucleare, rompendo un tabù del dibattito energetico italiano, anche se forse con un eccesso di ottimismo sui tempi in cui potrebbe essere disponibile la fusione. “La strategia europea per l’energia da fusione è sviluppata dal Consorzio Eurofusion, che prevede l’entrata in funzione del primo prototipo di reattore a fusione nel 2025-28”″. Ma forse le parole più nette e anche più dure Draghi le ha pronunciate a proposito delle resistenze che l’insieme dei poteri di ogni genere di interdizione continua a frapporre ai nuovi progetti. Bisogna capire, ha detto, che occorre “sospendere certe norme in un periodo di guerra” e che ciò che poteva apparire ragionevole ieri non lo è più oggi. Sarà ascoltato? Qualche dubbio, purtroppo, è legittimo.

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