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A Roma

Sorpresa: Calenda pronto a sostenere D'Amato in Regione Lazio "anche col M5s"

La conferenza stampa del leader di Azione per presentare la giunta ombra

Gianluca De Rosa

Sull'ipotesi che l'assessore alla sanità succeda a Zingaretti come governatore il leader di Azione si sbilancia: "Lo sosterrei pure in una coalizione con i grillini"

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"Oggi presentiamo la nostra giunta ombra. È una prassi nei paesi anglosassoni che facciamo nostra per un’opposizione costruttiva". Ancora una volta Carlo Calenda è seduto nella sala conferenza della stampa estera. Questa mattina l’occasione è presentare la giunta ombra della lista Calenda nella Capitale “che – dice – si relazionerà con quella ufficiale per controllare il lavoro degli assessori di Gualtieri”. Ma accanto al leader di Azione non c’è né l’assessora ombra all’Ambiente Silvia Ambrosio, né quello alla Semplificazione Nicola Bianchi. Non si vede nessuno dei 19 nomi (un uomo e una donna per delega) pescati tra ex candidati e militanti che hanno aiutato il leader a stilare il programma elettorale per la Capitale. Nei due posti vicini a Calenda siedono invece la capogruppo in Assemblea capitolina Flavia De Gregorio e, soprattutto, Valerio Casini, il consigliere più votato della Lista Calenda, esponente di Italia Viva, oggi candidato da Matteo Renzi per sfidare il prossimo 16 gennaio alle elezioni supplettive per il collegio Roma-1 della Camera, che fu di Gualtieri, la dem Cecilia D’Elia. E il dettaglio svela il vero senso dell’operazione fatta da Calenda: dichiarare nel modo più rumoroso possibile il suo sostegno al candidato di Renzi senza dover avere in alcun modo il fastidio di aver a che fare con il leader di Italia Viva. Anzi tenendo l’attenzione di obiettivi e taccuini su di sè. “Valerio – dice – ha tutte le caratteristiche per rappresentare il centro di Roma”. Con il sostegno a Casini, inoltre, Calenda risolve un’altra grana: lui e l’altra eletta di Italia Viva in consiglio comunale, Francesca Leoncini, minacciavano di formare un gruppo alternativo alla lista Calenda per entrare in maggioranza a sostegno di Gualtieri. Il pericolo a questo punto sembra scampato.

Di fatto la sua mossa costituisce un notevole sgambetto al Pd (“Volevamo un candidato comune, ma non ci hanno ascoltato”, ripete allo sfinimento Calenda che nella roccaforte dem di Roma Centro alle elezioni comunale ha sfondato il 30 per cento), ben più rilevante della giunta ombra. Ma il leader di Azione cerca quasi di nasconderlo. Mescola, confonde e indora un po’ tutto. Si mostra dialogante. La giunta ombra ci sarà, ma spiega: “Faremo un'opposizione di merito, non ideologica più costruttiva possibile per la giunta Gualtieri". D’altronde, lo dice lui: “Gualtieri ha tutte le caratteristiche per essere un buon sindaco di Roma”.

Il candidato sconfitto ha svestito gli abiti del polemista senza requie e indossato quelli inediti dell’uomo preoccupato, ragionevole, persino ecumenico. “Penso che si debba abbassare tasso di polemica perché il 2022 sarà l'anno più duro di tutti. Anch’io in passato ho avuto un eccesso di polemica, invece adesso voglio cercare di essere più costruttivo”. “Ormai – scherza a fine conferenza con i cronisti– sono in modalità all we need is love”. E così mentre di fatto dichiara che contribuirà come potrà a sabotare la candidatura di Cecilia d’Elia per il seggio di Roma I, non si limita a lodare Gualtieri, ma si schiera nel carsico dibattito dem sui destini della Regione Lazio, facendo, senza troppi giri di parole un’endorsment in bianco all’assessore alla Sanità Alessio D’Amato (che insieme all’ex presidente della Provincia Enrico Gasbarra e all’attuale vice di Zingaretti Daniele Leodori) sogna di succedere all’attuale governatore. Per lui, un uomo non amatissimo all’interno del Pd per via della sua ampia autonomia, Calenda andrebbe persino oltre gli steccati ideologici considerati finora invalicabili. “Lo sosterrei pure se fosse candidato in una coalizione con i 5 stelle”.

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