Era meglio quando volevano uscire dall'euro

Luciano Capone

Lega e Fratelli d'Italia, basandosi sulle indicazioni di Borghi e Lollobrigida, hanno sposato una linea no Vax per gli under 40 e stanno sabotando la strategia del governo Draghi sui vaccini. Una linea suicida per la salute e l'economia, più pericolosa di quando tifavano Eurexit

In questi giorni stiamo assistendo a una discussione tanto surreale quanto pericolosa sui vaccini. I due più importanti partiti di destra, Lega e Fratelli d’Italia, hanno deciso di imboccare una linea apertamente no Vax, almeno per quanto riguarda una larga fetta della popolazione. La posizione delle due forze politiche, una al governo e l’altra all’opposizione, è all’incirca questa: sopra i 50-60 anni è consigliato vaccinarsi, tra i 40 e i 50-60 anni  si va un po’ a sentimento, sotto i 40 anni è sconsigliato vaccinarsi.

 

Ed è stata espressa non da immunologi o epidemiologi ma, nel caso di Fratelli d’Italia, dal capogruppo Francesco Lollobrigida: “Non consiglierei a nessuno sotto i 40 anni di farlo (il vaccino, ndr), perché la letalità è inesistente – ha detto a Repubblica –. Consiglio il vaccino agli over 50. Tra i 40 e 50 bisogna riflettere bene, io stesso ho riflettuto moltissimo. Le vaccinazioni non garantiscono dall’infezione”. Che sarà pure vero che la vaccinazione non garantisce al 100% dal contagio, ma è proprio per questo che bisogna vaccinare quante più persone possibili per impedire al virus di circolare. Il vaccino ha una protezione elevatissima dal decesso, dalle ospedalizzazioni e anche dal contagio (in misura minore con la variante Delta), ma siccome non è totale Lollobrigida consiglia di non farlo proprio. La logica non è il pezzo forte da quelle parti.

 

Un’ulteriore dimostrazione è la ferrea opposizione all’utilizzo del Green pass à la francese: “Siamo contrari alle logiche segregazioniste – dice l’uomo di fiducia di Giorgia Meloni – , meglio prevedere i tamponi per entrare nei locali. Fai un test e in cinque minuti hai l’esito”. L’ostilità al Green pass è talmente cieca che Lollobrigida prevede un modello più rigido e restrittivo: attualmente il Green pass prevede il via libera per chi è vaccinato, per chi è guarito e per chi ha effettuato un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti. Ma siccome Lollobrigida è “contrario alla logica segregazionista”, propone l’obbligo di un tampone per chiunque, vaccinato o meno, ogni volta che intende entrare in un locale. Un’idiozia che renderebbe la vita sociale impossibile e l’attività economica insostenibile a chiunque, persino ai no Vax. Perché se con il Green pass un tampone vale 48 ore, con il Lollobrigida pass vale un istante: se in due giorni un no Vax intende entrare in 10 locali dovrà fare 10 test anziché uno.


La posizione della Lega è la stessa: “Mettiamo in sicurezza dai 60 in su, da 40 a 59 scelgano, per i giovani non serve”, dice Matteo Salvini. Ed è stata ufficializzata da Claudio Borghi, che una volta preparava il piano segreto di uscita dall’euro e ora scrive il piano vaccinale leghista: “Politicamente la nostra valutazione è che sulla base dei dati disponibili sotto i 40 anni il rapporto rischi benefici della vaccinazione, soprattutto per individui sani senza altre patologie, sia negativo”. E’ un chiaro sabotaggio della strategia vaccinale del governo Draghi che, come ogni paese d’Europa e del mondo, punta a vaccinare tutta la popolazione adulta per raggiungere l’immunità di comunità. Ed è una linea suicida, sia per la salute sia per l’economia.

 

Era una considerazione inimmaginabile qualche mese fa, ma forse bisogna rimpiangere i tempi in cui la destra faceva la sua folle guerra contro l’euro, quando dopo qualche dichiarazione sgangherata al limite si alzava lo spread. Perché ora che gli apprendisti stregoni dell’Eurexit si sono messi a fare la guerra ai vaccini, il prezzo che l’Italia rischia di pagare è molto più elevato.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali