baruffe sovraniste

Tutte le zuffe tra Salvini e Meloni che fanno tremare il centrodestra in Lombardia

Valerio Valentini

La guerriglia di FdI sul territorio: il caso ligure e quello abruzzese. C'entrano il candidato al Campidoglio e la presidenza del Copasir. Ma a Palazzo Lombardia si rischia grosso intorno al periclitante Fontana, e i dirigenti del Carroccio non escludono la rottura

C’è chi dice sia guerriglia preventiva,  per guadagnare potere negoziale a ridosso della scelta dei candidati per le amministrative. C’è chi invece parla di una sorta di rappresaglia per vendicarsi del colpo basso subito, con questo viaggio di Matteo Salvini alla corte magiara di Viktor Orbán, e l’idea malcelata di scombinare i giochi europei di Giorgia Meloni, che guida il partito dei Conservatori. Come che sia, le  manovre sembrano iniziate. Piccolo cabotaggio, per ora, azioni mirate. Un presidente del consiglio comunale di Savona, Renato Giusto, che FdI prova a strappare al Carroccio con l’intenzione di candidarlo alle elezioni di ottobre. Un sottosegretario in regione Abruzzo, Umberto D’Annuntiis, che lascia il Cav. e va con la Meloni, si porta dietro una quindicina di amministratori locali e stravolge gli equilibri nella giunta guidata dal fratello d’Italia Marco Marsilio, facendo infuriare il segretario abruzzese del Carroccio, Luigi D’Eramo.

 

Solo che poi gli strascichi di questa guerra a bassa intensità sono arrivati fin dentro il giardino di casa di Salvini, già di suo abbastanza disastrato per via della prova non esaltante che Attilio Fontana sta dando di sé - ci mancavano solo le indagini sui camici - nella gestione della pandemia. “Ed è proprio pensando alla situazione che la nostra gente sta vivendo, alle emergenze economiche e sanitarie, che queste schermaglie ci fanno arrabbiare”, dice Gian Marco Senna, consigliere regionale della Lega. “Le campagne acquisti sono strade che non portano lontano”, aggiunge. E non a caso. Perché dopo averlo fatto a Cantù e a Como - dove nei mesi scorsi FdI ha scippato al Carroccio consiglieri comunali qua e là - avvisaglie di operazioni analoghe si stanno registrando anche a Lecco, anche nel bergamasco. Telefonate, ammiccamenti, lusinghe: “Tanto nella Lega non c’è più spazio, al prossimo giro”. Cose così: una strategia, si dice, benedetta più da Daniela Santanchè che non da Ignazio La Russa, che tra i colonnelli padani della Meloni è quello che predica maggiore cautela.

 

E allora Roberto Anelli, leghista di vecchia fattura, giorni fa li aveva messi in guardia, i suoi colleghi del consiglio regionale: “Vedrete che dopo l’uscita di Storace a favore nostro, scatterà la vendetta”. Gli avevano dato del visionario.  Poi però  i parlamentari lumbàrd si sono visti telefonare dai loro referenti sui territori, tutti allarmati: “Nei consigli comunali i meloniani stanno presentando mozioni e interrogazioni sui ritardi nella campagna vaccinale”. In Lombardia. Con la giunta Fontana in trincea, sotto il fuoco incrociato delle polemiche. Una provocazione.
C’è di mezzo la scelta dei candidati sindaci, soprattutto quello di Roma (battaglia che Guido Bertolaso, sempre più isolato a Palazzo Lombardia, vive ormai in corpore vili  quotidianamente). C’è la presidenza del Copasir, poi, col meloniano Adolfo Urso che rivendica la poltrona che ora è del leghista Raffaele Volpi e che va invece riservata a un esponente di opposizione. C’è la voglia della Meloni di capitalizzare in termini di consenso la sua guerra solitaria a Mario Draghi.

 

E insomma pare che anche il neo segretario lombardo del Carroccio, Fabrizio Cecchetti, si sia convinto che sia meglio “mettere nel conto qualsiasi scenario”. Compreso, cioè, quello di una rottura in regione: dove certo i tre consiglieri meloniani non sono indispensabili per tenere in piedi la maggioranza, ma potrebbero, chiamandosi fuori o inducendo i leghisti a metterli alla porta, rendere ancora più accidentato il destino già periclitante di Fontana. 
 

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.