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"Superare i dpcm". Così il Parlamento chiede a Draghi una "effettiva discontinuità"

Valerio Valentini

I comitati di Montecitorio che vigilano sulla legislazione approvano all'unanimità dei pareri che invitano il governo a una svolta nella gestione della pandemia. I decreti del presidente del Consiglio vanno archiviati, e bisogna passare ai decreti legge. L'asse trasversale tra Lega e Pd

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Il lessico è quello vellutato, come si conviene: e dunque si parla di uno strumento "non più necessario". La sostanza politica, però, è puntuta: perché il Parlamento chiede formalmente al governo una svolta netta sull'utilizzo dei tanto contestati dpcm, esortando Mario Draghi a ricorrere, d'ora in poi, ai più ordinari decreti legge. Ad adottare, insomma, quella discontinuità rispetto al BisConte che, al momento, ancora non c'è stata, dal momento ch le nuove restrizioni previste a partire dal 6 marzo prossimo sono state definite, pure queste, da un dpcm firmato dal premier martedì scorso

 

La scelta è maturata in mattinata, nel remoto di due comitati apparentemente marginali nelle dinamiche di Montecitorio, e che però hanno spesso un loro peso nell'indirizzo dei lavori dell'Aula e nell'atteggiamento che le Camere assumono di fronte al governo. Tanto più che in questo caso la decisione coinvolge trasversalmente l'intera maggioranza. Perché uno di quei comitati, quello per la Legislazione, è presieduto dal deputato del Pd Stefano Ceccanti. E invece l'altro, quello per i Pareri della commissione Affari costituzionali, è guidato dal collega leghista Alberto Stefani, sostituto stamane dal dem Fausto Raciti. Entrambi i comitati - sollecitati dal relatore Cosimo Ferri di Italia viva - con sostanziale condivisione d'intenti, e senza l'obiezione significativa di nessuno dei partiti di maggioranza né di FdI, hanno stilato un parere che invita il governo a "superare i dpcm", uno strumento rispetto al quale da tempo le Camere lamentano una scarsa capacità di discussione e controllo. "Si tratta di un importante punto di svolta per un'effettiva discontinuità nella gestione della pandemia dal punto di vista della semplificazione delle fondi del diritto e del ruolo del Parlamento", spiega il costituzionalista Ceccanti, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali. 

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Il ragionamento alla base della decisione ha a che vedere col mutato quadro normativo. Se all'inizio dell'emergenza i dpcm contenevano le misure dettagliate con prescrizioni e divieti per il contrasto alla pandemie, l'introduzione delle varie fasce colorate ha cambiato la situazione.  A partire da novembre, infatti, i dpcm servono a definire le misure generali da applicare nelle diverse zone, a seconda del rispettivo colore (gialla, arancione, rossa o bianca), ma a stabilire il colore delle aree, e dunque le misure che in esse si applicano, è il ministero della Salute attraverso le ordinanze emanate da Roberto Speranza. E alla luce di questa modifica, il ricorso ai dpcm appare, a giudizio dei comitati, "non più necessario". "La normativa generale - prosegue Ceccanti - può essere inserita in decreti legge. Un sistema duale più semplice e comprensibile. A questo proposito, il Parlamento invita il Governo ad adottare tale sistema anche perché, con la conversione dei decreti lo stesso sarebbe più controllato e non eluderebbe il controllo delle assemblee parlamentari". Senza contare, poi, che rispetto all'incertezza tipica dei primi mesi di pandemia oggi c'è tutta una serie di protocolli per il dettaglio delle misure da applicare per le attività economiche, per le cerimonie religiose e per altri aspetti che i dpcm si limitano costantemente a richiamare.

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