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“Ora è liberale? Il M5s cerca solo una scialuppa”. Parla Panebianco

Luca Roberto

"I grillini sono un partito lampo. Cercheranno di sopravvivere ma non meritano troppa attenzione. L'Italia? Non ha mai avuto una cultura politica liberale". Intervista al politologo dell'Alma Mater e editorialista del Corriere

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Una parte del colloquio sta nella premessa: “Abbia pazienza, ma commentare le dichiarazioni di Di Maio non mi attira molto. Se vuole possiamo parlare di Biden, del governo Draghi...”. Il ministro degli Esteri parla di un M5s “moderato e liberale” e noi, sprovvisti di coordinate, chiediamo lumi al prof. Angelo Panebianco, politologo dell’Alma Mater di Bologna dal 1989, editorialista del Corriere di eguale longevità, che nella casa editrice della riflessione alta, Il Mulino, siede come componente del Comitato direttivo.

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Una parte del colloquio sta nella premessa: “Abbia pazienza, ma commentare le dichiarazioni di Di Maio non mi attira molto. Se vuole possiamo parlare di Biden, del governo Draghi...”. Il ministro degli Esteri parla di un M5s “moderato e liberale” e noi, sprovvisti di coordinate, chiediamo lumi al prof. Angelo Panebianco, politologo dell’Alma Mater di Bologna dal 1989, editorialista del Corriere di eguale longevità, che nella casa editrice della riflessione alta, Il Mulino, siede come componente del Comitato direttivo.

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Insistiamo. Perché lo spazio liberale ammalia, innesca assembramenti al centro, produce un rivolgimento assiale a 360 gradi? “Il M5s è un tipico esemplare di Flash party, i cosiddetti partiti lampo. Che entrano nel sistema per cambiarlo, ma poi ne vengono cambiati ed eventualmente distrutti. In genere quando la nave affonda, legittimamente ciascuno si sceglie la scialuppa su cui saltare per cercare di rimanere a galla. A cosa potrebbe portare la svolta moderata dei cinque stelle? A niente. I grillini non si sa bene chi siano, sono un partito in via di disgregazione. Il fatto che un leader dica una cosa non vuol dire che quella sarà la strada da seguire. Il grillismo è parte di una tradizione che sopravviverà al grillismo. I tentativi di cambiamento sono comprensibili ma francamente non così rilevanti da meritare così tante parole”.

 

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La lettura in termini di sopravvivenza però poco si attaglia al caso della Lega. Matteo Salvini ha accennato a una “rivoluzione liberale”, coinvolgendo il professor Marcello Pera. “La Lega è in una posizione diversa rispetto ai cinque stelle. Ha una classe politica formata nelle amministrazioni locali. Il problema è che in quel partito coesistono due aspetti: la vecchia Lega nord, che ha un insediamento nel mondo produttivo del settentrione. E la tendenza lepenista di Salvini a un’espansione verso il sud”. A giugno 2020, nel pieno dell’esperienza di governo del BisConte, Panebianco disse che dare per morti populismi e sovranismi era prematuro. E che si sarebbe dovuto aspettare l’esito delle elezioni americane. Lo spostamento verso il centro, l’afflato europeista e atlantista sono un effetto della vittoria di Biden? “Le elezioni americane sono state una botta per questi movimenti. Però molti degli aspetti e dei problemi non sono scomparsi. Se in politica invece di trovare sempre il colpevole si provasse a fare un’analisi più spassionata ci si renderebbe conto che i sovranismi non nascono sotto a un cavolo, improvvisamente e con il solo intento di distruggere l’Europa. Sono a loro volta figli dell’Europa”, spiega adesso. “Il punto è come fare per impedire che i nazionalismi sfascino tutto, cioè trovare delle forme di convivenza che consentano di non distruggere la gallina dalle uova d’oro. Perché l’Europa oltre a essere la fonte di molti problemi è anche la soluzione di molti di essi”.

 

Torniamo ai nuovi liberali italiani. Trova che ci sia spazio per una riedizione dei Popolari, una Margherita 2.0? “Con il sistema elettorale attuale no. Ma con il proporzionale ci sarebbero delle scomposizioni, sia a destra da parte di quelli che non hanno voglia di schiacciarsi sulle posizioni della Meloni. Sia a sinistra, dove in molti non gradiscono un’alleanza organica con i cinque stelle. Bisognerà vedere se Renzi, che secondo me in occasione della crisi di governo ha fatto un capolavoro politico, sarà riuscito a capire quali sono le ragioni di fondo dell’ostilità che lo circonda, e riuscirà a porvi rimedio. Altrimenti il centro non avrebbe una leadership sufficientemente forte ed efficace per attrarre forze e aggregarle”. Se si è tornati a discuterne, vuol dire che l’Italia si sente un paese liberale. “Ma in termini di cultura politica non lo è”, puntualizza risolutamente Panebianco. “La cultura liberale è sempre stata una minoranza in questo paese. Persino nella Democrazia cristiana il cattolicesimo liberale era marginale. Per accorgersene basta vedere l’esito delle ultime elezioni. Perché mai avrebbero dovuto vincere forze illiberali in un paese di cultura liberale?

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