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Dalla brevitas alla gravitas

Un gran Draghi, con una pecca

Giuliano Ferrara

Nel discorso al Senato del nuovo premier spiccano dosi di intelligenza trasferite nel linguaggio della politica di unità. L'unica obiezione di dettaglio? Non scalfisce quando parla di ambientalismo

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Impeccabile. Impenetrabile. Come un discorso indiretto, in terza persona, e chi ha letto il Bellum Gallicum sa di che cosa parlo. Ho sempre avuto il mito dell’impenetrabilità. Volevo esserlo e mio padre, con una tenerezza ridente che non ho mai più ritrovato nella vita, mi sconsigliava di coltivare quell’ambizione. Di me si vede tutto e il residuo del tutto. Di Mario Draghi si vede solo quello che decide di far vedere, e si ascolta in un italiano magistrale, asciutto, pulito senza ostentazione, soltanto, esclusivamente quello che intende esprimere in quel momento. Nella dissipazione si può dissimulare, eludere, sviare con il paradosso e il sofisma, cose che capitano agli irresponsabili che chiacchierano e scribacchiano, ma nella continenza del funzionario e dello statista si realizzano la responsabilità, il dovere di essere sinceri nell’efficacia.

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Impeccabile. Impenetrabile. Come un discorso indiretto, in terza persona, e chi ha letto il Bellum Gallicum sa di che cosa parlo. Ho sempre avuto il mito dell’impenetrabilità. Volevo esserlo e mio padre, con una tenerezza ridente che non ho mai più ritrovato nella vita, mi sconsigliava di coltivare quell’ambizione. Di me si vede tutto e il residuo del tutto. Di Mario Draghi si vede solo quello che decide di far vedere, e si ascolta in un italiano magistrale, asciutto, pulito senza ostentazione, soltanto, esclusivamente quello che intende esprimere in quel momento. Nella dissipazione si può dissimulare, eludere, sviare con il paradosso e il sofisma, cose che capitano agli irresponsabili che chiacchierano e scribacchiano, ma nella continenza del funzionario e dello statista si realizzano la responsabilità, il dovere di essere sinceri nell’efficacia.

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Churchill è forse in questa linea l’unica importante eccezione, ma era il discendente di un duca. Ma non voglio insistere sul tono, sullo stile, che pure sono l’essenza di un discorso politico. Aggiungo appena, in margine, che questa lunga e impegnativa interruzione del silenzio era fatta di brevitas, perché si può essere analitici e diffusi ma senza sbrodolature, e di gravitas, evidente nel decisionismo di fatto, nella generosità verso il passato lontano e recente, nel suo modo tutto politico di castigare un’idea primitiva e infantile della cosiddetta competenza. Chi la competenza ce l’ha, non se ne dà l’aria. E da molto tempo sostengo che, nonostante gli studi sui modelli matematici o econometrici, la vera competenza di Draghi è la politica.

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Una sola obiezione. Un uomo di stato europeo, proiettato sulla scena internazionale, non può sottrarsi al codice dell’uniformità ambientalista. Deve rasentare un ragionevole catastrofismo, paradosso dei paradossi della cultura e del discorso dominanti. Macron, Merkel e Biden non fanno eccezione alla regola. L’unica eccezione è stata impalatabile, scollacciata, barbarica, e si sa di chi questiono qui. Però avrei cercato di inserire una clausola di ragionevolezza e di chiusura alla temperie apocalittica. Ci ha provato, non dico di no, collegando ambiente, clima e sostenibilità dello sviluppo con l’insistenza su investimenti e tecnologie, ma dalle sue parole non è mai emerso il dubbio razionale, non dico una punta di scetticismo, dico un avvertimento sui rischi di una nozione soggettivista, e insieme dottrinale e dogmatica, del nuovo pensiero ecologista, della nuova religione francescana nel suo utopismo anacronistico. Anzi, con quella citazione di Bergoglio ha portato un neomessianesimo di sapore ereticale e ideologico in Parlamento, che non è il luogo adatto.

  

Ma sono sofisticherie di dettaglio. Draghi ha immesso una gran dose di intelligenza e fiducia nel linguaggio della politica di unità e responsabilità nazionale, lo ha fatto in un segno evidente di continuità e rinnovamento, più che delle politiche, della cultura politica. Non ha buttato alle ortiche la storia istituzionale di questo paese e della sua classe dirigente semplicemente perché ne è a suo modo un campione rappresentativo, oggi sicuramente il più illustre e il meno scialbamente tecnocratico, marcato dall’esperienza del mondo occidentale. E’ il caso di dire, e spiace per l’opposizione benedetta ma tardosovranista dei Fratelli d’Italia, spiace per le fisime dell’Infiltrato: “Rule, Britannia! Britannia rule the waves”.

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