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la giornata di super mario

Il M5s alla prova di Draghi. E Renzi lancia l'operazione simpatia: "Dobbiamo convincere i grillini dubbiosi"

La conta al Senato: i pretoriani di Conte lavorano perché l'operazione Draghi abortisca e si precipiti alle urne. Anche il Pd preoccupato per la strettoia: il rischio è di trovarsi a governare insieme al centrodestra, col M5s all'opposizione

Valerio Valentini

"Chi ha rapporti con grillini vada personalmente alla ricerca di un pacato ragionamento. Uno per uno sui grillini dubbiosi", dice il leader di Iv ai suoi. La paura per i numeri al Senato. Lo scouting dei ministri contiani per bruciare super Mario e andare a votare. L'attesa della mossa di Di Maio

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"Uno per uno sui grillini dubbiosi". Eccolo, l'ordine di scuderia di Matteo Renzi. A qualcuno deve aver ricordato un po' l'operazione "scoiattolo": quella specie di missione che il Cav., nel dicembre del 2018, affidò ai suoi parlamentari durante lo scambio di auguri natalizi. "Ognuno di voi cerchi un grillino e lo convinca a mollare il governo fallimentare di Giuseppe Conte", disse all'epoca Silvio Berlusconi. E ora che gli eventi sono compiuti, dopo la defenestrazione del fu avvocato del popolo da Palazzo Chigi, è il leader di Iv ad assegnare un incarico simile ai suoi deputati e senatori. C'è da assicurare a Mario Draghi i numeri di una maggioranza solida, possibilmente ampia. "E quindi non c'è spazio per la polemica, adesso", spiega Renzi. "Potremmo rivendicare la vittoria facendo la ola", gli dicono i suoi, ansiosi di intestarsi il merito dell'operazione. Lui però nicchia, predica cautela. E spinge tutti i suoi a suonare un'altra campana, con gli ex alleati del M5s. "Chi ha rapporti con grillini vada personalmente alla ricerca di un pacato ragionamento: deve vincere l’Italia, non il risentimento. Uno per uno sui grillini dubbiosi".

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"Uno per uno sui grillini dubbiosi". Eccolo, l'ordine di scuderia di Matteo Renzi. A qualcuno deve aver ricordato un po' l'operazione "scoiattolo": quella specie di missione che il Cav., nel dicembre del 2018, affidò ai suoi parlamentari durante lo scambio di auguri natalizi. "Ognuno di voi cerchi un grillino e lo convinca a mollare il governo fallimentare di Giuseppe Conte", disse all'epoca Silvio Berlusconi. E ora che gli eventi sono compiuti, dopo la defenestrazione del fu avvocato del popolo da Palazzo Chigi, è il leader di Iv ad assegnare un incarico simile ai suoi deputati e senatori. C'è da assicurare a Mario Draghi i numeri di una maggioranza solida, possibilmente ampia. "E quindi non c'è spazio per la polemica, adesso", spiega Renzi. "Potremmo rivendicare la vittoria facendo la ola", gli dicono i suoi, ansiosi di intestarsi il merito dell'operazione. Lui però nicchia, predica cautela. E spinge tutti i suoi a suonare un'altra campana, con gli ex alleati del M5s. "Chi ha rapporti con grillini vada personalmente alla ricerca di un pacato ragionamento: deve vincere l’Italia, non il risentimento. Uno per uno sui grillini dubbiosi".

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Perché il rischio è evidente. Il M5s è in fibrillazione: soprattutto al Senato. Lì, infatti, la fronda di oltranzisti che vede in Draghi il nume titolare dei poteri forti (quella fronda che fa capo a Dibba), si è saldata negli ultimi giorni con la componente iper-contiana del grillismo, capitanata dai ministri uscenti: e tra questi Stefano Patuanelli, uno che prima di fare il ministro dello Sviluppo è stato a lungo capogruppo nell'epoca gialloverde, stavolta ricopre un ruolo diverso. Era quello che sedava i focolai di ribellismo, di solito. Stavolta è quello che li asseconda, e forse perfino li eccita. Perché la strategia dei pretoriani di Conte e quella di Dibba in fondo è la stessa: bruciare l'ex governatore della Bce per costringere Sergio Mattarella a rassegnarsi a uno scenario che il capo dello stato continua ad aborrire, e cioè quello del voto anticipato. "Bisogna andarci con Conte leader, e bisogna andarci subito", ragionano i fedelissimi del giurista di Volturara. I quali sanno che, per far abortire il governo nascente di Draghi, una trentina di voti del M5s serviranno di certo al Senato. (Sui numeri, in dettaglio, vi aggiorneremo nelle prossime ore). Lavoro da svolgere per Luigi Di Maio, che s'è inabissato nelle scorse ore evitando di emettere la sua sentenza negativa sull'ex governatore della Bce. Del resto il ministro degli Esteri s'è confidato, pure lui, con alcuni dei suoi fedelissimi: li ha sondati, li ha consultati. E poi ha lasciato intendere che nelle prossime ore prenderà un'iniziativa. Ma può un ministro degli Esteri mettersi contro una delle personalità più in vista del panorama politico-economico a livello internazionale, rigettando un appello del presidente della Repubblica? Chi ha sentito Di Maio ieri sera scommette che no, non potrà.

 

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E che l'esito dell'operazione benedetta dal Quirinale non sia scontata, a meno di due ore dalla salita al Colle di Draghi, lo pensano anche nel Pd. Non tanto nel gruppo dirigente vicino a Nicola Zingaretti, dove c'è chi resta tuttora convinto dell'ipotesi elettorale. Gente come Emanuele Felice, responsabile economico della segreteria, che nelle scorse ore postava dei sondaggi che vedevano il centrodestra trionfatore alle urne, ma comunque - a detta di Felice - a una distanza non incolmabile (e tanto bastava ai suoi occhi, evidentemente, per imboccare con baldanza il cammino verso la sconfitta). No, la preoccupazione del Pd, da Dario Fraceschini a Lorenzo Guerini, passando per i capigruppo di Camera e Senato Graziano Delrio e Andrea Marcucci, è semmai quella di ritrovarsi a dover raccogliere l'appello di Mattarella ma in uno scenario non proprio idilliaco: e cioè in coalizione con Iv, Forza Italia e la Lega, ma con il M5s all'opposizione.

 

Ecco, allora, il senso della moral suasion predicata da Renzi. "Bisogna convincere i grillini dubbiosi", insiste il senatore di Scandicci. E bisogna anche evitare strappi col Pd. "Nessuna polemica con i colleghi dem: cio che è accaduto in questi giorni e la migliore risposta a tutte le illazioni degli ultimi due mesi. Lavoriamo uno per uno i nostri colleghi di tutti gli schieramenti. Ora è in ballo l’Italia", spiega Renzi, con un certo slancio di retorica patriottica che verrà confermato, a quel che si apprende, anche attraverso i social. Perché tutti i profili di Twitter e Facebook di Italia viva e del suo leader, nelle prossime ore, verranno modificati con una cover tricolore. 

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