Da Conte a Conte: breve cronistoria dell'avvocato del popolo
Gli articoli del Foglio per ripercorrere le tappe principali dell'epopea politica del premier dimissionario
Dal gialloverde al giallorosso, due maggioranze e 970 giorni da premier. Questa mattina Giuseppe Conte ha annunciato la proprie dimissioni da capo del governo, poi è salito al Quirinale, aprendo ufficialmente la partita per il Conte ter. In attesa delle consultazioni che inizieranno domani, per l'avvocato in cerca di "responsabili" sono ore frenetiche, in cui si rincorrono voci e dichiarazioni, sponde e attacchi, una giornata politica ad alta intensità che potete seguire momento per momento attraverso il nostro live blog.
Ma come siamo arrivati a questo punto?
L'epopea politica di Giuseppe Conte inizia nella primavera del 2018, dopo le elezioni del 4 marzo, dalle quali non emerge nessuna maggioranza "naturale", in grado di governare il paese. E' in quei giorni che il Movimento 5 Stelle, che le urne hanno consacrato come primo partito, fa il nome dell'avvocato del popolo. E' lui l'uomo che dovrà garantire il "contratto di governo", il premier sul quale grillini e Lega hanno trovato l'accordo per formare un governo, sebbene Di Maio abbia provato quasi fino all'ultimo ad ottenere l'incarico.
Così il 23 maggio, Mattarella riceve Giuseppe Conte per conferirgli il mandato: quasi due ore di faccia a faccia e il compito di comporre il governo del "cambiamento" che dopo pochi giorni prenderà forma, partendo dal Senato, dove la maggioranza gialloverde incassa la fiducia con 171 voti favorevoli, dieci in più rispetto alla soglia minima per la maggioranza.
Un governo a trazione populista, troppo spesso antieuropeista, che resterà in carica per oltre un anno e sarà caratterizzato da discussi provvedimenti come il reddito di cittadinanza e quota 100, per il superamento della Legge Fornero. Fino a quando, ad agosto 2019, Matteo Salvini decide di staccare la spina da una spiaggia della riviera romagnola ed aprire la crisi del Papeete, chiedendo i "pieni poteri". E decretando di fatto la fine del governo Conte I.
Una richiesta, quella di Salvini, che aprirà le porte alla nuova maggioranza composta da Movimento 5 stelle, dal Pd e da Leu: il governo giallorosso, nato proprio in nome dell'antisisalvinismo. Un governo sbagliato per una causa giusta, con l'obiettivo di arginare il populismo impegnandosi a non essere più una minaccia per la moneta unica, a non essere più un alleato dei paesi che sognano di distruggere l’Europa, a far tornare l’Italia un paese affidabile per gli investitori, come ha scritto in quei giorni Claudio Cerasa
Passano pochi giorni dalla nascita del nuovo governo e arriva il colpo di scena. Matteo Renzi, che del governo giallorosso era stato uno dei maggiori promotori, annuncia la scissione dal Pd e fonda di Italia Viva, un nuovo partito. E un nuovo gruppo parlamentare, i cui componenti, al Senato e alla Camera, provengono in larghissima parte dalla componente dem. Una strategia che, per dirla con le parole di Adriano Sofri, permette al senatore di Scandicci di mettersi a capo di quel gruzzolo parlamentare, che può diventare incisivo, specialmente al Senato che voleva tenacemente abolire, dove le maggioranze sono più risicate.
E siamo così alla cronaca di questi giorni, quelli che hanno portato Conte al voto di fiducia alla Camera e poi al Senato. Alla caccia, per il momento infruttuosa, dei responsabili e quindi alle dimissioni di stamattina. Si apre ora una scenario di grande incertezza in cui tutte le vie restano percorribili, dalla "maggioranza Ursula" fino ad un nuovo governo, targato ancora Giuseppe Conte (ter).