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Europeisti, unitevi

Gli antidoti alla mossa del caciocavallo

Responsabili? Il futuro del governo passa dalla responsabilità del Pd di fare un patto con il Cav. per l’agenda del futuro (nell'attesa di ricucire con Renzi)

Claudio Cerasa

Più che la ricerca dei responsabili, come sa anche il segretario del Pd, la vera partita che meriterebbe di essere giocata in questa legislatura (oltre alla ricucitura con Renzi) è quella di ricostruire il paese mettendo insieme tutte le forze europeiste

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Almeno fino a questo momento, la famosa mossa del cavallo tentata da Matteo Renzi ai danni di Giuseppe Conte (togliere le ministre dal governo, provare a cuocere a fuoco lento il premier e provare a fare scouting nella maggioranza per tentare di trovare un premier alternativo) sembra aver prodotto un risultato decisamente di segno opposto rispetto a quello immaginato dall’ex presidente del Consiglio. Nelle intenzioni di Renzi, a indebolirsi doveva essere Conte. Ma i fatti invece ci dicono che la mossa contro Conte, messa in campo da Renzi, si è trasformata in una mossa del caciocavallo, che ha finito per rafforzare Conte e per indebolire Renzi.

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Almeno fino a questo momento, la famosa mossa del cavallo tentata da Matteo Renzi ai danni di Giuseppe Conte (togliere le ministre dal governo, provare a cuocere a fuoco lento il premier e provare a fare scouting nella maggioranza per tentare di trovare un premier alternativo) sembra aver prodotto un risultato decisamente di segno opposto rispetto a quello immaginato dall’ex presidente del Consiglio. Nelle intenzioni di Renzi, a indebolirsi doveva essere Conte. Ma i fatti invece ci dicono che la mossa contro Conte, messa in campo da Renzi, si è trasformata in una mossa del caciocavallo, che ha finito per rafforzare Conte e per indebolire Renzi.

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La cronaca della giornata di ieri ci racconta che tra il presidente del Consiglio, la leadership del M5s e la segreteria del Pd si è verificato un allineamento di fatto tra le varie strategie politiche, che potremmo provare a sintetizzare così: niente dimissioni da parte del governo, crisi parlamentarizzata e verifica in Aula a cavallo con il voto sullo scostamento di Bilancio, che dovrebbe essere anticipato dal 20 gennaio al 19. Subito dopo quel voto, Conte cercherà di trovare in Aula (lunedì alla Camera, martedì al Senato) i numeri per sostituire la maggioranza attuale (quella con Italia viva) con una nuova possibile maggioranza (senza Italia viva e con l’ingresso dei responsabili).

   

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“Credo – ci dice al telefono un importante ministro del M5s, con tono grave e imperioso, di chi vuole far di tutto per dimostrare che la strategia dei responsabili non sia un bluff: ma chissà – che si possa provare a capire se c’è un gruppo di persone che si prende sulle spalle questa responsabilità. Di sicuro, al momento, Renzi un risultato lo ha ottenuto: ha ricompattato il Pd e il M5s sulla linea del sì Conte e no Renzi”.

   

Questa legislatura, almeno finora, ci ha insegnato, in realtà, che nella politica di oggi non esiste una sola affermazione definitiva che non possa considerarsi provvisoria (il Di Maio che difende Mattarella è lo stesso che due anni e mezzo fa voleva il suo impeachment; il M5s che difende l’alleanza con il Pd è lo stesso che due anni e mezzo considerava il Pd come la mafia; il Renzi che oggi non vuole Conte è lo stesso che un anno e mezzo fa impose al Pd di avere Conte come premier; il Pd che oggi difende Conte come premier è lo stesso che un anno e mezzo fa aveva detto che l’unica possibilità per costruire un governo con il M5s era quella di non avere Conte come premier) ed è possibile dunque che da qui alle “comunicazioni” che il presidente del Consiglio porterà in Parlamento la prossima settimana qualcosa possa ancora succedere (è ancora da decidere se lunedì e martedì Conte prenderà atto della fine del BisConte andando a dimettersi per formare un Conte ter con i responsabili o se il gruppo dei responsabili nascerà già prima di lunedì e si proseguirà con questo governo). E tra le cose che potrebbero accadere vi è persino quella difficilissima ricucitura tra il premier di oggi e quello di ieri a cui lavorano da giorni Lorenzo Guerini, Graziano Delrio e Dario Franceschini (segnali: mercoledì Renzi ha detto che il BisConte è stato come un vulnus alla democrazia, ieri mattina Ettore Rosato, uno dei luogotenenti di Italia viva, ha detto che “su Conte non c’è alcuna pregiudiziale” e che “da Conte ora ci aspettiamo che prenda un’iniziativa per ricucire la coalizione”). Arrivati al terzo giorno di crisi, dunque, l’impressione è che la maggioranza di governo sia concentrata più a trovare un modo per asfaltare Renzi che a trovare un modo per far tesoro delle critiche di Renzi. E salvo sorprese che però ci potrebbero ancora essere è possibile che il presidente del Consiglio abbia nel taschino la carta giusta (e i parlamentari giusti: occhio a Bruno Tabacci alla Camera e a Riccardo Nencini al Senato) per far vivere a Matteo una giornata simile a quella vissuta nell’agosto del 2019 dall’altro Matteo.

 

Una maggioranza costruita con i responsabili – ma senza Renzi – sarebbe certamente una maggioranza meno ambiziosa (a parte le frasi usate da Renzi sul tema della violazione da parte di Conte dei princìpi democratici, le critiche rivolte dal premier di ieri al premier di oggi su economia, crescita e sanità potrebbero essere usate dal governo non per arroccarsi ma per fare un passo in avanti) ma non sarebbe una maggioranza scandalosa (con i responsabili hanno governato in molti negli ultimi anni, chiedere al Berlusconi del 1994, chiedere al D’Alema del 1998, chiedere al Prodi del 2006, chiedere al Berlusconi del 2010, chiedere al Letta del 2013, chiedere al Renzi del 2014). E sarebbe una maggioranza finalizzata, al fondo, a replicare in piccolo quello che questa legislatura dovrebbe prima o poi replicare in grande: il modello Ursula, ovverosia il modello dell’incrocio al governo tra due partiti europeisti per convinzione (Pd e Forza Italia, en attendant Italia viva) e un partito europeista per necessità (il M5s). 

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Il presidente Giuseppe Conte, a quanto risulta al Foglio, nella giornata di ieri ha detto al presidente della Repubblica di voler cercare “un partito di responsabili a vocazione europeista”.

   

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Ma è evidente a tutti che in una legislatura come quella di oggi non è pensabile ricostruire il paese senza avere, accanto al Pd, un partito che sia europeista per vocazione più che per necessità. E in assenza del partito guidato da Renzi (ma chissà) l’unico partito che potrebbe dare quella spinta, oggi, è uno e solo uno ed è la Forza Italia del Cav. Si dirà che è impossibile, che non è fattibile, che è improponibile, che Berlusconi non romperà mai l’unità del centrodestra, che Salvini e Meloni hanno promesso a Berlusconi di proporlo tra un anno come prossimo presidente della Repubblica. Ma ciò che il Cav. (ieri ricoverato per un accertamento al cuore, ma per fortuna nulla di grave: auguri) dovrebbe forse capire prima che sia troppo tardi per il suo partito è che per evitare di regalare un domani il paese a Salvini e a Meloni (cosa che il Cav. non vorrebbe) c’è un modo persino migliore di galleggiare fino al 2023: imporre un’agenda europeista all’interno di questo governo scommettendo sul proporzionale (che sarà uno dei primi punti all’ordine del giorno del governo futuro) facendo dimenticare la mossa del caciocavallo con una mossa del destriero. Nicola Zingaretti, segretario del Pd, ieri, nel corso di una riunione con i vertici del partito, ha detto che una delle certezze di questa legislatura, per quanto lo riguarda, è quella di non essere disposto a fare accordi di nessun tipo con “la destra nazionalista e sovranista”, sottintendendo dunque che le porte per un partito europeista come FI sono sempre aperte. Più che la ricerca dei responsabili, come sa anche il segretario del Pd, la vera partita che meriterebbe di essere giocata in questa legislatura (oltre alla ricucitura con Renzi) è proprio quella che passa da qui: non dall’innesto di più responsabili nella maggioranza, ma da una presa d’atto della responsabilità che ha questa maggioranza nel ricostruire il paese mettendo insieme tutte le forze europeiste che l’Italia è in grado di esprimere. 

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