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l'intervista

"Da Palazzo Chigi solo post sui social e tanta pigrizia. Così non si va avanti". Parla Bellanova

La mancata riapertura della scuola, "ferita che non si rimargina". Il Mes, "semplicemente imprescindibile". La delega ai servizi, su cui "non si è ancora capito cosa succede". E poi le veline di Casalino, il Recovery, il rapporto tra Conte e Renzi. Colloquio con la ministra di Iv

Valerio Valentini

Parla la capo delegazione di Italia viva. "Troppi i problemi lasciati marcire nei cassetti. E' tutto fermo. Sul Recovery non abbiamo ancora un testo, e davanti alla comunicazione del premier inorridisco". Cosa farà Renzi? "Ci sono tavoli da cui bisogna alzarsi, se si è di troppo"

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Roma. Dà uno sguardo all’orologio prima di rispondere. “Sono le 20 e il piano non è ancora sulla mia scrivania. Ma di che intesa parliamo? No, direi che proprio non ci siamo”. Teresa Bellanova si fa scura in viso appena le si chiede se, visti anche i richiami del Colle, sul Recovery plan si possa considerare scongiurata la crisi. “Saprò dire qualcosa di più quando avrò letto la bozza. L’ultima che ho, tralasciando il bignamino di 13 paginette, risale al 7 dicembre. Qui è tutto un via vai di appelli a correre, come se il problema fosse Italia viva. L’unica ad avere veramente fretta e ad aver segnalato questioni di merito”. 

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Roma. Dà uno sguardo all’orologio prima di rispondere. “Sono le 20 e il piano non è ancora sulla mia scrivania. Ma di che intesa parliamo? No, direi che proprio non ci siamo”. Teresa Bellanova si fa scura in viso appena le si chiede se, visti anche i richiami del Colle, sul Recovery plan si possa considerare scongiurata la crisi. “Saprò dire qualcosa di più quando avrò letto la bozza. L’ultima che ho, tralasciando il bignamino di 13 paginette, risale al 7 dicembre. Qui è tutto un via vai di appelli a correre, come se il problema fosse Italia viva. L’unica ad avere veramente fretta e ad aver segnalato questioni di merito”. 

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Forse anche troppe questioni, a giudizio di alcuni. “Eppure mi pare evidente che avessimo ragione”, risponde la ministra Bellanova, capo delegazione di Iv al governo, “visto che si sono impegnati a correggere e, prima ancora, a sbandierare le correzioni come se fossero una concessione e non un atto dovuto. Ripeto: non ci siamo proprio. Latita il metodo, latita il merito”.

 

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Insomma la crisi non è finita. Anzi. “La crisi finisce dandosi un nuovo affidamento se ce ne sono le condizioni. Discontinuità è per me la parola chiave. Questo governo non è nato per continuare quello precedente con altre forme ma per marcare un tratto del tutto differente. E questo nonostante il presidente del Consiglio sia sempre lo stesso. Il Recovery è uno dei punti dirimenti. Ma non è l’unico”.

 

Alzate la posta, quindi? “Niente affatto. E’ che sono troppi i nodi irrisolti accumulati. Che si fa col reddito di cittadinanza? Proviamo a correggerlo o lo lasciamo così? Vogliamo o no parlare dei navigator? Vogliamo dire che sullo sblocco dei cantieri abbiamo perso altri sei mesi e che ad oggi siamo ancora fermi alle nomine dei commissari? Posso dire che il modo in cui non è stato affrontato il ritorno a scuola è un irrisolto enorme, una ferita difficilmente rimarginabile? Il Mes? Resta per noi semplicemente imprescindibile. E poi chiedo: sui servizi segreti ci sono novità o dobbiamo aspettarci qualche sorpresa anche nella nuova al momento sconosciuta bozza? Sulla comunicazione di Palazzo Chigi lei registra discontinuità, quando ancora stamani il portavoce del premier minacciava di ‘asfaltarci’? Adesso hanno tutti fretta”. E invece? “Invece è tutto fermo, con i dossier lasciati a marcire nei cassetti. Pare che tutti si siano dimenticati che il primo aprile finisce il blocco dei licenziamenti”.

 

Conte s’è detto “impaziente”, giustappunto,  di superare lo stallo. “Tutta questa impazienza non la vedo. Scrivere post non costa niente. Sono i fatti quelli che mettono alla prova le classi dirigenti”.

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Ma come se ne esce? Il premier non vuole arrivare a un Conte ter passando per le sue dimissioni, vorrebbe un rimpasto senza rimettere il suo mandato nelle mani del presidente della Repubblica. “Non è questo il punto. E Conte non può fare e disfare a suo comodo. Io penso alla sostanza, i tecnicismi li lascio ad altri. Mi preoccupo del rilancio del paese, voglio sapere se il perimetro di questa maggioranza ha ancora un senso e quale, non ne posso più della pigrizia con cui sono affrontati troppi temi rilevantissimi”. Non ci ha risposto.  “Allora le dico che il punto non è personale ma politico. Iv ha messo in fila tutte le questioni e tutti i temi, anche quelli più spinosi. Ha fatto un’azione di lealtà e ha chiesto uguale lealtà. Ha mostrato le carte. Saremmo noi gli inaffidabili? O piuttosto chi a riunione ancora in corso fa circolare veline indecenti e bugiarde per delegittimare il punto di vista di una parte della maggioranza? Non mi interessa chi è l’esecutore. E’ Conte il garante politico dell’Ufficio comunicazione di Palazzo Chigi”. 

 

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Non si è andati troppo oltre, per rinnovare una qualche forma di fiducia reciproca tra Conte e Renzi? “La fiducia si conquista o si perde e l’unico banco di prova è il lavoro concreto, di ogni giorno. Se io chiedo ‘discontinuità radicale’ e qualcuno risponde dicendo di volermi asfaltare, non solo inorridisco ma capisco che siamo su pianeti totalmente diversi. Ci sono tavoli da cui a un certo punto bisogna alzarsi, se si è di troppo”. E’ un’anticipazione sull’esito del Cdm di domani (oggi), chiediamo? “Non so  come finirà, quel Cdm. Perché il testo del Recovery ancora non ce lo abbiamo”. Altra occhiata all’orologio. “E sono ormai quasi le nove di sera”. 

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