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Conte offre a Renzi il rimpasto. "Ma non mi dimetto"

Simone Canettieri

Il premier scalpita: "Con questo stallo stallo, perdiamo 100 miliardi di pil al mese". Prende tempo e propone di rafforzare la squadra di governo. "Ma senza rimettere il mandato al Quirinale". Il leader di Italia viva scantona e rilancia. E nel M5s sale il malcontento per la "caccia agli Scilipoti"

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E’ arrabbiato perché in questo mese di trattative con Matteo Renzi l’Italia dovrebbe correre, invece rischia “di perdere 100 miliardi di pil al mese”. Giuseppe Conte confessa che ora vorrebbe stare a parlare di vaccini con Angela Merkel e magari con Vladimir Putin, invece anche la giornata di ieri l’ha passata – da casa – a cercare di decriptare le vere intenzioni di Italia Viva. “Cosa vuole Renzi? Perché alza sempre di più la posta?”.  A condurre le trattative con Iv è il Pd (Goffredo Bettini e Dario Franceschini). Il M5s? Non pervenuto.  Si è liquefatto. Vito Crimi assente. Idem Alfonso Bonafede. Luigi Di Maio? Vallo a trovare. La pancia del Movimento – da Beppe Grillo ad Alessandro Di Battista – va nella direzione opposta. E sprona Conte. Gli fa arrivare parole guerriere:  prendi il coraggio a due mani, sfidalo in Senato. “Fino a quando Renzi potrà abusare della nostra pazienza?”, recita infatti il Garante  pentastellato. Ma Conte tergiversa, tiene aperte le trattative. E quando gli riferiscono che Iv vorrebbe la Difesa, i Trasporti e il Turismo trasecola. E così torna a pensare ai Responsabili e fa di conto: già così ci servirebbero tre voti. Ma intanto apre al rimpasto. 

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E’ arrabbiato perché in questo mese di trattative con Matteo Renzi l’Italia dovrebbe correre, invece rischia “di perdere 100 miliardi di pil al mese”. Giuseppe Conte confessa che ora vorrebbe stare a parlare di vaccini con Angela Merkel e magari con Vladimir Putin, invece anche la giornata di ieri l’ha passata – da casa – a cercare di decriptare le vere intenzioni di Italia Viva. “Cosa vuole Renzi? Perché alza sempre di più la posta?”.  A condurre le trattative con Iv è il Pd (Goffredo Bettini e Dario Franceschini). Il M5s? Non pervenuto.  Si è liquefatto. Vito Crimi assente. Idem Alfonso Bonafede. Luigi Di Maio? Vallo a trovare. La pancia del Movimento – da Beppe Grillo ad Alessandro Di Battista – va nella direzione opposta. E sprona Conte. Gli fa arrivare parole guerriere:  prendi il coraggio a due mani, sfidalo in Senato. “Fino a quando Renzi potrà abusare della nostra pazienza?”, recita infatti il Garante  pentastellato. Ma Conte tergiversa, tiene aperte le trattative. E quando gli riferiscono che Iv vorrebbe la Difesa, i Trasporti e il Turismo trasecola. E così torna a pensare ai Responsabili e fa di conto: già così ci servirebbero tre voti. Ma intanto apre al rimpasto. 

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In questa altalena Conte sembra disposto a cedere su molto, ma non su tutto: “Non ci sarà un Conte Ter con le dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica”.  Semplicemente perché non si fida. E allora, tenendo aperto quel tavolo, sonda l’umore del M5s che pur di non ritornare al voto sarebbe disponibile anche ad arruolarsi i responsabili. Forse perfino Forza Italia. Tanto che, con un eccesso di paragone, c’è chi tra i ministri che accompagnano Conte in questa strettoia dice: “Ma siamo sicuri che la Binetti non sia peggio della Boschi?”. Insomma, la tentazione c’è, eccome. Palazzo Chigi è semi deserto, ma nelle chat scoppia la D’Alema-mania (“geniale”, scrivono i grillini che non ti aspetti a proposito della battuta sul più impopolare che vuole cacciare il più popolare).

 

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Ma questi sono ultras. E l’avvocato del popolo lo sa. Ecco perché verga nel pomeriggio un post su Facebook molto politico e poco istituzionale.  In cui dice che “è imprescindibile rafforzare la coesione della maggioranza e, quindi, la solidità alla squadra di governo”. Ammonendo Renzi che  “se percorreremo questo cammino con senso di responsabilità, avremo la più salda garanzia di andare nella direzione giusta, perseguendo l’interesse generale”. Conte spiega che “qualsiasi altra iniziativa o intervento che si ponga al di fuori di questo tracciato non mi appartiene e non mi riguarda. Questo è il limite che mi sono sempre imposto, dall’inizio del mio mandato”. Allo stesso tempo, ammette che sul Recovery, la bozza dei misteri, ci sono stati gli innesti “di tutti i partiti”. E Renzi? Su questo punto da Iv sembrano aprire: “Valuteremo il testo finale”. Ma poi l’ex rottamatore, ritornato al vigore delle origini, va in tv e avverte di nuovo il capo del governo: “Non esiste un esecutivo di scopo, se Conte non è in grado, toccherà ad altri”. Un messaggio seguito da una didascalia non banale che sembra parlare alla maggioranza parlamentare del M5s: “Non c’è nessun rischio del voto perché la legislatua finirà nel 2023”. 

 

Una carezza ai grillini, ma anche schiaffo al Pd che continua a ripetere in tutte le sue declinazioni, ieri è stata la volta di Andrea Orlando, che dopo Conte c’è solo il voto. E quindi si ritorna sempre al punto di partenza. Tra mezze aperture e brutali (quasi) chiusure. E’ consapevolezza diffusa che in qualche modo la faccenda dovrà finire. Il premier è attraversato dalla voglia di trattare a oltranza (convinto che Iv non possa pretendere la luna) e lo slancio verso l’avventura. Che rischia di essere pericolosa. Tra i grillini, partito multiforme e impalpabile, c’è anche chi dice no ai responsabili. “Le mie fonti mi dicono che la caccia sia ancora in corso”, sbotta in chat Federica Dieni,  deputata ed esponente del Copasir. “E’ allucinante. Vogliamo davvero affidarci a un gruppo di Scilipoti? Così passeremmo dalla padella alla brace”. Il fatto è che nessuno, al momento, ha una soluzione in tasca.

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