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I ministri del M5s chiedono più soldi dal Recovery. E inguaiano Conte

Valerio Valentini

"Ma perché finanziamo la Tav e non il Superbonus?". I ministri grillini alzano la voce e battono cassa col premier. Bonafede e Azzolina vogliono più fondi per tribunali e scuole. E Costa protesta contro la semplificazione. Il vertice tribolato a Palazzo Chigi

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D’improvviso, la Tav. Pareva sepolta sotto le macerie del Conte I, e invece la polemica risorge a ridosso di Natale. “Ma vi pare che destiniamo un miliardo di euro dei fondi del Recovery per la Torino-Lione, e poi dobbiamo sentirci dire che i soldi per la proroga del Superbonus non ci sono?”. Stefano Buffagni l’ha spiegato così, ai parlamentari grillini che ieri lo interpellavano, il senso dei malumori dei ministri del M5s, ribadendo che “le obiezioni sono di merito”, e non c’entrano nulla con le manovre di chi vuole complicare la vita a Giuseppe Conte.

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D’improvviso, la Tav. Pareva sepolta sotto le macerie del Conte I, e invece la polemica risorge a ridosso di Natale. “Ma vi pare che destiniamo un miliardo di euro dei fondi del Recovery per la Torino-Lione, e poi dobbiamo sentirci dire che i soldi per la proroga del Superbonus non ci sono?”. Stefano Buffagni l’ha spiegato così, ai parlamentari grillini che ieri lo interpellavano, il senso dei malumori dei ministri del M5s, ribadendo che “le obiezioni sono di merito”, e non c’entrano nulla con le manovre di chi vuole complicare la vita a Giuseppe Conte.

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E magari è vero, che non c’è nulla di tattico. E però al premier un certo effetto di straniamento deve pur farglielo, al termine dei due giorni di consultazioni sul Recovery plan coi partiti di governo, pensare che l’incontro più tribolato è stato proprio quello col suo Movimento. Se n’è accorto quando perfino Alfonso Bonafede, il capo delegazione che fu suo studente a Firenze e poi suo padrino politico, durante il colloquio di lunedì pomeriggio lo ha interrotto per dire che no, così non andava. “Al comparto della Giustizia - ha spiegato il Guardasigilli - credo debbano andare fondi maggiori: sia per l’edilizia carceraria, sia per la digitalizzazione dei processi”. Poi è stato il turno di Lucia Azzolina, cortese ma risoluta nell’evidenziare che “vanno bene i fondi per l’efficientamento energetico delle scuole, ma le risorse per i nuovi edifici sono pochissime. E anche per gli Istituti tecnici superiori - ha proseguito la ministra dell’Istruzione - solo un miliardo e mezzo, quando ne chiedevamo almeno due”. 

 

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E se avesse avuto la certezza che il tutto si sarebbe risolto in una baruffa sulla contabilità spiccia, Conte se la sarebbe anche cavata agevolmente: citando la pignoleria di Bruxelles nella classificazione dei progetti (“Non tutto quello su cui è ragionevole investire, lo si può finanziare col Recovery”), ribadendo l’ordine delle priorità imposte dalla Commissione, spiegando insomma che se ciascuno alza le proprie pretese, “dovendo ragionare in un’ottica di saldi invariati”, si finirebbe col fare un gioco di vasi comunicanti. E invece in quel momento ha preso la parola Sergio Costa. “E c’è mancato poco che si facesse esplodere”, racconta chi era presente al vertice. Perché il ministro dell’Ambiente, generale della Forestale che ha finito col credere al mito che i grillini hanno costruito intorno alla sua figura di difensore del mare della terra e dell’aria, ha detto che la semplificazione normativa prevista dal Recovery “è semplicemente inaccettabile”. Di più: “un’umiliazione”, per lui, dover assistere a questo profluvio di retorica per cui il suo ministero “viene descritto come quello che frena, come se insomma aggirando le norme ambientali si potesse evitare il rischio dei ritardi”. 

 

Risentimenti personali, forse. E magari frustrazione tattica. Perché se alzare la voce funziona, se con la strategia del ricatto Renzi incassa (“Sulla task force il premier è tornato indietro”, esultano in Italia viva), allora anche i ministri del M5s provano a mostrare i muscoli, s’incapricciano sulle loro richieste. Il che non fa certo contento Conte, in vista del confronto di lunedì prossimo, quando i partiti di maggioranza gli porteranno le loro osservazioni sulla ripartizione dei fondi del Recovery.

E neppure soddisfa il Pd, che si ritrova ancora una volta a fare la parte di quello che canta e porta la croce. Oggi pomeriggio, quando il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, durante il vertice a Palazzo Chigi, ha spiegato alla delegazione di Iv la convenienza di utilizzare alcuni dei fondi europei per finanziare spese già stanziate, “Così risparmiamo sugli interessi del debito”, i renziani gli hanno subito fatto notare l’incoerenza: “Ma questo non vale anche per il Mes sulle spese sanitarie?”. E allora Gualtieri ha inarcato il sopracciglio, s’è voltato a guardare Conte. Che ha cambiato argomento. “Ci mancavano solo i grillini”, deve aver pensato.

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