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Conte e Di Maio volano in Libia. Liberati i pescatori sequestrati lo scorso settembre

L'equipaggio dei due pescherecci siciliani è stato ostaggio delle milizie di Haftar dal primo settembre. Sul caso stava montando la polemica politica. Rinviato alle 19 l'incontro con Renzi per la verifica di governo

Valerio Valentini

Quasi tre mesi di stallo, poi la svolta. Il viaggio congiunto: premier e ministro degli Esteri insieme, come per il ritorno di Silvia Romano. E così anche la verifica di governo si annacqua, con Giuseppi convinto a tenere per sé la delega ai servizi segreti

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La notizia è stata annunciata poco dopo mezzogiorno dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio: "I nostri pescatori sono liberi", ha scritto in un post su Facebook. "Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari. Grazie all’Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa. Un abbraccio a tutta la comunità di Mazara del Vallo. Il Governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. È ciò che io e il presidente Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi". 

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La notizia è stata annunciata poco dopo mezzogiorno dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio: "I nostri pescatori sono liberi", ha scritto in un post su Facebook. "Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari. Grazie all’Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa. Un abbraccio a tutta la comunità di Mazara del Vallo. Il Governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. È ciò che io e il presidente Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi". 

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Il premier e Di Maio sono partiti questa mattina, dopo un lungo confronto con gli apparati di intelligence, alla volta del paese nordafricano, dove da 107 giorni sono stati trattenuti i membri dell'equipaggio di due pescherecci italiani, salpati da Mazara del Vallo, e intercettati nel pomeriggio di martedì 1 settembre a circa 40 miglia a nord-ovest di Bengasi, nella zona di protezione della pesca libica. Costretti dalle milizie fedeli al generale Haftar a dirigersi verso le coste libiche, fino a entrare nel porto del capoluogo della Cirenaica, da allora i pescatori sono rimasti in stato di fermo. 

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Il viaggio di Conte e Di Maio, il cui annuncio è stato tenuto riservato fino all'alba di stamani, segna dunque la fine di questa prigionia, e pone anche termine alle polemiche politiche che s'andavano condensando, negli ultimi giorni, intorno alla vicenda. Prima era stato Matteo Renzi ad attaccare il premier, nell'Aula del Senato. Poi anche il gruppo del Pd aveva depositato una mozione al riguardo, a Palazzo Madama, per sollecitare il governo a intraprendere le azioni necessarie per liberare i diciotto pescatori. 

 

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Conte e Di Maio insieme, dunque. Come insieme si precipitarono all'aeroporto di Ciampino nel maggio scorso per accogliere Silvia Romano. Il che dimostra che questo successo diplomatico, sia pure arrivato dopo quasi tre mesi, ha evidenti implicazioni politiche. E non solo per il fatto che il viaggio di Conte determina il rinvio dell'incontro a Palazzo Chigi con Matteo Renzi, che slitta alle sette del pomeriggio. Ma anche perché il riportare a casa i diciotto pescatori rende ancora più scontato che l'esito della verifica di governo, almeno per ora, apparirà come un rafforzamento del premier, anche sulla partita che, forse più di tutte, lo sta mettendo in contrasto con gli alleati del Pd, e cioè la gestione dei dossier legati all'intelligence e la delega ai servizi segreti, che il Nazareno reclama e che Conte non è affatto intenzionata a lasciare. 

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