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Le parole di Conte sul Mes mandano in estasi Borghi & Bagnai

Luca Roberto

Dopo la conferenza del premier si scatenato gli istinti da stadio del duo leghista. "Abbiamo vinto". E anche l'ala grillina euroscettica s'intesta il "successo"

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E' bastato che vedessero il premier Conte pronunciare un rifiuto per sommi capi nei confronti del Mes, perché a Claudio Borghi e Alberto Bagnai, duo di maître à penser del sovranismo leghista, venissero istinti da curva. E così, dopo essersi assicurati che il presidente del Consiglio avesse davvero detto che il fondo salva stati "non è la panacea com'è stato rappresentato", e che "il vantaggio in termini di interessi, molto contenuto, andrebbe comparato al rischio stigma", sono subito corsi sui loro social a rivendicarla come una loro vittoria personale che d'un tratto riabilitava la narrazione antieuropeista di questi anni. Quasi fosse un gol in trasferta agli eurocrati che tanto rischiano di soggiogare la libertà e i conti del paese.

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E' bastato che vedessero il premier Conte pronunciare un rifiuto per sommi capi nei confronti del Mes, perché a Claudio Borghi e Alberto Bagnai, duo di maître à penser del sovranismo leghista, venissero istinti da curva. E così, dopo essersi assicurati che il presidente del Consiglio avesse davvero detto che il fondo salva stati "non è la panacea com'è stato rappresentato", e che "il vantaggio in termini di interessi, molto contenuto, andrebbe comparato al rischio stigma", sono subito corsi sui loro social a rivendicarla come una loro vittoria personale che d'un tratto riabilitava la narrazione antieuropeista di questi anni. Quasi fosse un gol in trasferta agli eurocrati che tanto rischiano di soggiogare la libertà e i conti del paese.

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E così, quello stesso Borghi che in Grecia avrebbe tranquillamente votato per il partito neonazista di Alba Dorata, a pochi minuti dall'intervento del premier già raccontava alla claque di follower su Twitter quanto fosse estasiato: “Non potete immaginare quanto sia felice. Grazie a tutti quelli che ci hanno supportato. Grazie anche ha chi ha lavorato lontano dai riflettori. Viva l'Italia”. Per poi passare, in un seguito commosso, a elargire ringraziamenti nei confronti di chi quella linea l'aveva sposata per tempo sin dal principio. E cioè pure quell'economista di Pescara, tal Bagnai, ex presidente della commissione Finanze al Senato, che s'è tenuto fino a un certo punto ma poi non ce l'ha fatta più e ha ribadito come insomma l'elenco fatto da Conte, e i tassi non così vantaggiosi e l'effetto stigma, loro lo andavano componendo con certosina meticolosità da mesi. In pratica tutto quello a cui si sono dedicati nel pieno dell'emergenza, quando la priorità degli altri era piuttosto cercare di governare un imprevisto dietro l'altro, era dipingere il fondo salva stati come l'anticamera esatto della Troika di ellenica memoria.

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Ma la retorica della vittoria e della rivalsa non è stata appannaggio esclusivo della coppia più screditata dell'economia. Anche la linea dura e pura grillina s'è fatta sentire nell'immediato post di questa conferenza stampa autunnale, e uno dei primi a muovere le acque è stato il deputato Rapahel Raduzzi. Che insomma proprio non si è tenuto nello scrivere che “Conte sposa appieno la nostra linea sul No Mes! Diciamo no al vincolo esterno e a condizionamenti politici. Ora quello strumento si può anche smantellare per riprendersi 14 miliardi. Questa è anche la dimostrazione che il Movimento, quando vuole, impone l'agenda”. Vincere e twitteremo.

 

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