Il presidente della Commissione bilancio della Camera, Claudio Borghi (Foto LaPresse)

Il convivio di Borghi

Valerio Valentini

Il “Dipartimento economia Lega” è una chat WhatsApp. Ecco chi sono i cantori dell’Italexit (“che si fa ma non si dice”)

Roma. A vederlo citato lì, con tanta solennità in calce a una lettera spedita al primo quotidiano nazionale, veniva da pensare che si trattasse di una struttura prestigiosa, un think tank dal grande peso politico. “Dipartimento di economia della Lega” era infatti l’organo di cui Alberto Bagnai e Claudio Borghi Aquilini si dichiaravano sommi rappresentanti il 7 maggio scorso, in un commento di risposta al vicedirettore del Corriere della Sera, Federico Fubini. E uno insomma era spinto a fantasticare chissacché, intorno a questo fantomatico cenacolo d’illuminati al servizio del “Capitano”: una specie di comitato scientifico che riscattasse Bagnai dalla marginalità a cui si sentiva condannato dall’Accademia italiana, egemonizzata dai quegli “euroinomani” della Bocconi; il gruppo di tecnici anti-Ue al servizio di Borghi, che d’altronde era dal dicembre del 2014 che vagliava curriculum per mettere su la squadra.

  

E invece niente: a distanza di mesi, si scopre quel “dipartimento” null’altro era se non una chat su WhatsApp. “In pratica è stato sostituito dal gruppo dei leghisti con un incarico parlamentare o governativo di tipo economico”, spiega lo stesso Borghi al Foglio. E infatti tutte le volte che si doveva parlare della manovra, nelle riunioni ristrette al Viminale o a casa di Salvini, venivano convocati non i componenti di quella oscura conventicola, ma Massimo Garavaglia e Massimo Bitonci, Armando Siri e ovviamente, oltre a Borghi e Bagnai, anche e soprattutto Giancarlo Giorgetti. Il quale, d’altronde, nei riguardi delle teorie di Borghi, e della sfrontatezza con cui questi è solito esibirle, non ha mai avuto eccessiva simpatia. “Ci abbiamo messo un po’ – ha dichiarato Giorgetti la scorsa settimana – a capire che, quando si è al governo, non si può dire la prima cosa che passa per la mente”.

 

E allora ecco che però il “dipartimento” dismesso, la chat silenziata, torna utile a Borghi e Bagnai in queste settimane in cui si trovano a dovere giustificare l’abiura, il cedimento di fronte ai burocrati di Bruxelles. Quello che non si può dire, perché si è al governo, lo si fa dire ai propri seguaci, utilissimi come ventriloqui social: ed è così che la cellula dormiente del “dipartimento” in questi giorni sì è riscoperta quanto mai attiva per provare a imporre uno storytelling carbonaro, spiegando agli antieuro delusi che Borghi e Bagnai non sono dei traditori, ma semplicemente sono costretti ad agire per gradi, dissimulando i propri reali propositi.

 

E non a caso uno degli interventi più condivisi in queste ore dalla comitiva è quello uscito il 24 dicembre su “Scenarieconomici.it”, il sito di riferimento del ministro Paolo Savona. Il bersaglio del post sono “i sovranari da tastiera” e la loro “miopia” nel “pretende tutto e subito”. Invece no: l’uscita dall’Euro va attuata di soppiatto. “Quando si ha in mente qualcosa che, se rivelata, potrebbe suscitare una ritorsione da parte di chi ha le nostre chiavi di casa, un governo e una maggioranza parlamentare che hanno a cuore l’interesse nazionale non solo non rivelano ciò che hanno in testa, ma cercano di amicarsi chi detiene il destino di tutti noi”.

 

A dettare la linea, con queste frasi, è Giuseppe Palma, avvocato brindisino, quarant’anni “e trentuno libri” all’attivo. L’ultimo scritto insieme a Paolo Becchi, con prefazione di Matteo Salvini: per dire, insomma, di come il personaggio goda di una certa stima, nell’ambiente: e del resto lui stesso ricorda con orgoglio di essere stato il curatore “slide giuridiche sul Piano B” nell’ormai famigerato convegno sul progetto savoniano di abbandonare l’Euro tenutosi il 3 ottobre del 2015 alla Link Campus University di Enzo Scotti. “Fare in silenzio e senza anticipare le mosse al nemico”, consiglia ora, per la gioia di Bagnai che subito lo cita con ammirazione.

 

Se Palma è solo uno stimato opinionista del gruppo, però, Tommaso Papini, leghista fiorentino, classe ‘91 e ideatore del blog sovranista “LaPressa”, è invece un membro ufficiale del “dipartimento”, che almeno virtualmente ancora sopravvive. “È una vecchia chat che è rimasta per suggerimenti e auguri ma in pratica non è più usata”, dice Borghi. Come che sia, Papini è sempre in prima fila negli eventi toscani cui partecipa Salvini: gli era accanto sia il 19 agosto scorso, durante l’incontro balneare in Versilia, sia il 21 dicembre, nella cena natalizia. E insieme a lui, immancabile, anche Roberto Calletti, leghista di Lucca, con alle spalle vecchi problemi giudiziari a causa del fallimento del calzaturificio che amministrava. 

 

E chissà se nella recente visita di Salvini in Toscana, Calletti ha esposto al ministro dell’Interno la sua opinione al riguardo di Antonio Megalizzi, il ragazzo ucciso a Strasburgo da Cherif Chekatt e che, stando a un post condiviso da Calletti, un po’ se l’era andata a cercare, essendo un “classico intellettualoide di sinistra” e “instancabile incensatore” dell’Ue: “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Calletti, invece, no: lui è un fustigatore implacabile di Mario Draghi, e forse anche per questo si trova in assoluta sintonia con Marco Zanni, eurodeputato leghista, stimato sia da Salvini sia da Lorenzo Fontana, e sempre più presente negli studi televisivi. Dove si fa accompagnare spesso proprio da Calletti e Valerio Palandri, antieuro e No Vax, e pure lui toscano.

 

Non casuale, questa comune provenienza degli adepti del “dipartimento”: un tempo vicini al M5s, già animatori di comitati sovranisti coi quali nel luglio del 2014 denunciarono – insieme alla deputata a cinque stelle Tiziana Ciprini – il gruppo Bilderberg alla Procura di Roma, tutti questi censori della tecnocrazia finanziaria rimasero folgorati da Borghi quando questi, nel 2015, fu candidato da Salvini alla presidenza della Toscana. Ora coordinano gruppi e movimenti filoleghisti, come “Lega per la sovranità” o “Riscossa Italia” – animato in origine anche da Luciano Barra Caracciolo, ora sottosegretario agli Affari europei – dove trova visibilità anche Luigi Pecchioli, collaboratore dell’associazione di Bagnai, “Asimmetrie”.

 

Tra loro, uno dei più attivi è però un napoletano, Francesco Amodeo, denunciatore della “Matrix europea” che si accredita come “uno dei più seguiti blogger di contro-informazione italiani” e si bea della sua famigliarità con lo stesso Borghi. Sono, tutti insieme, un comitato di supporto permanente che si attiva per fare la claque social agli economisti d’area: Fabio Dragoni, Francesca Donato, Antonio Rinaldi e Povia. Ma si ritrovano spesso, tutti insieme, in carne ed ossa. È successo di recente, a Pescara, al convegno “Goofy” organizzato da Bagnai, dove sono stati ospitati alcuni neoarruolati cantori del sovranismo, tipo Daniele Capezzone. Era il 10 novembre, e a un certo punto al Centro Congressi Majestic di Montesilvano è arrivato anche Marcello Foa, fresco di nomina alla presidenza della Rai: ed è scattata l’ovazione.

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