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Il Truce nel guado europeo

Così a Salvini esplode tra le mani il gruppo della Lega a Bruxelles

L'abbandono del pugliese Caroppo è solo l'ultimo degli stracci nella pattuglia europea del Carroccio. Martedì una riunione tribolata, le accuse incrociate. La vicinanza tossica coi nazionalisti di AfD e Fn

Valerio Valentini

Addii, fronde e litigi. I Veneti insorgono: "Così non contiamo niente, vogliamo cambiare il capogruppo". E il capogruppo in carica, Campomenosi, rimette il mandato. Martedì tutti convocati a Roma: e forse sarà l'occasione per tracciare la via (lunga e accidentata) verso il Ppe

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L’addio viene ufficializzato alle 16.52: “Vi informo che Andrea Caroppo ha lasciato la nostra delegazione e il gruppo Identità e Democrazia per aderire ai non iscritti”. Così Marco Campomenosi, coordinatore della pattuglia della Lega al Parlamento europeo, annuncia la defezione. Pare abbia pure tentato di dissuadere il suo collega leccese. “Se vai tra i non iscritti non conterai più nulla”,  s’è sentito dire Caroppo, che ha avuto agio a far notare come tanto, a stare insieme agli estremisti di AfD e del Front National, non si conti nulla lo stesso. E certo, quanto quella compagnia sia molesta lo sa bene lo stesso Campomenosi: che ormai, quando nella commissione Trasporti prende la parola la compagna francese fedelissima di Marine Le Pen, lui per imbarazzo preferisce alzarsi e allontanarsi.

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L’addio viene ufficializzato alle 16.52: “Vi informo che Andrea Caroppo ha lasciato la nostra delegazione e il gruppo Identità e Democrazia per aderire ai non iscritti”. Così Marco Campomenosi, coordinatore della pattuglia della Lega al Parlamento europeo, annuncia la defezione. Pare abbia pure tentato di dissuadere il suo collega leccese. “Se vai tra i non iscritti non conterai più nulla”,  s’è sentito dire Caroppo, che ha avuto agio a far notare come tanto, a stare insieme agli estremisti di AfD e del Front National, non si conti nulla lo stesso. E certo, quanto quella compagnia sia molesta lo sa bene lo stesso Campomenosi: che ormai, quando nella commissione Trasporti prende la parola la compagna francese fedelissima di Marine Le Pen, lui per imbarazzo preferisce alzarsi e allontanarsi.

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Solo che Campomenosi, leghista di Genova caro a Edoardo Rixi, sta lì, in mezzo al guado, stretto com’è tra la fronda crescente di colleghi – guidata dalla piemontese Gianna Gancia e dal friulano Marco Dreosto – sempre più contrari all’oltranzismo nazionalista, e quelli che invece perseverano nel fanatismo antieuropeista. Gente che, come il lombardo Alessandro Panza, insiste nel dire che bisogna resistere, “ché quando la Le Pen trionferà in Francia, saranno gli altri a venire da noi”, salvo poi risolvere le controversie politiche nella riaffermazione del culto del capo: “Perché l’effetto traino di Matteo si sta affievolendo, e dunque dobbiamo stargli vicini a prescindere”.

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Se non fosse che capire cosa voglia, davvero, Salvini, è alquanto difficile. Leggendo le parole di Giorgetti che predica un avvicinamento al Ppe, sbuffa, tentenna, ma non le contraddice, lasciando semmai che sia il capogruppo di Id, quel Marco Zanni che è il pupillo di Borghi e Bagnai, no euro come loro, a lavorare come sabotatore. E così il 17 settembre, mentre lo scetticismo di Giorgetti iniziava a trapelare sui giornali, Zanni s’affrettava a far circolare un modulo tra i colleghi di Bruxelles, per spingerli a ribadire nei fatti la loro collocazione: “La Lega ha deciso dove stare nel 2019 quando abbiamo creato Id. Quindi vi chiedo cortesemente di firmare”. E in questo sbando generale, è inevitabile che i malumori deflagrino. Anche perché, nel frattempo, la truppa dei veneti s’è schierata contro la linea sovranista (“Così ci isoliamo da soli”, ha sbottato martedì Toni Da Re durante una riunione di gruppo), dando seguito a una richiesta che i più maliziosi attribuiscono a Luca Zaia, ansioso di far valere il suo successo alle regionali: “Vogliamo esprimere noi il capodelegazione a Bruxelles”.

 

Al che Campomenosi ha allargato le braccia: “Ho già rimesso il mio mandato – ha ricordato martedì – nelle mani di Salvini”. Il quale non gli ha ancora fatto sapere nulla, se non che martedì prossimo tutti gli europarlamentari sono convocati a Roma. E forse sarà quella l’occasione in cui il segretario, seguendo i suggerimenti che anche oggi Giorgetti gli ha ribadito, indicherà la nuova linea. Non certo una richiesta di adesione immediata al Ppe: un abbordaggio impensabile finché dura il regno della Merkel. Ma nell’attesa che la Cdu trovi il suo nuovo leader, bisognerà valutare un eventuale abbandono di Id, e magari espiare le colpe nel limbo dei “non iscritti”. Vedi mai che bisognerà inseguire il fuggiasco Caroppo.

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