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il milite ignobile

Ci mancava solo Di Battista insegnante di giornalismo

Una vita in aspettativa, mille mestieri lasciati a metà. Ora Dibba discetterà su come fare reportage all'estero

Giulio Seminara

L'ex deputato, in perenne attesa di diventare qualcosa, terrà un workshop per aspiranti cronisti organizzati dalla testata Tpi su come realizzare reportage all'estero

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Nell’attesa di diventare il leader del Movimento 5 stelle, o di quel che ne rimarrà, Alessandro Di Battista sale in cattedra: farà l’insegnante di giornalismo. La prossima settimana l’ex deputato romano terrà un breve corso, della durata di due ore e mezza, a favore di aspiranti cronisti e semplici curiosi all’interno di un workshop organizzato dalla testata Tpi. Morto Ryszard Kapuściński e forse non sentitosi all’altezza Bernardo Valli, tocca al giovane pentastellato spiegare alla platea come si raccontano i conflitti e gli splendori del mondo. Al centro della sua lectio ci saranno infatti nientepopodimeno che “le linee guida per la realizzazione di un reportage all’estero”.

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Nell’attesa di diventare il leader del Movimento 5 stelle, o di quel che ne rimarrà, Alessandro Di Battista sale in cattedra: farà l’insegnante di giornalismo. La prossima settimana l’ex deputato romano terrà un breve corso, della durata di due ore e mezza, a favore di aspiranti cronisti e semplici curiosi all’interno di un workshop organizzato dalla testata Tpi. Morto Ryszard Kapuściński e forse non sentitosi all’altezza Bernardo Valli, tocca al giovane pentastellato spiegare alla platea come si raccontano i conflitti e gli splendori del mondo. Al centro della sua lectio ci saranno infatti nientepopodimeno che “le linee guida per la realizzazione di un reportage all’estero”.

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Il mandato è stato ottenuto sul campo: i suoi due reportage commissionati dal Fatto Quotidiano su America Latina e Iran (suggestivamente intitolati L’altro mondo e Sentieri persiani), così sospesi fra video-cronaca di un’esotica vacanza in famiglia, complottismo turistico, avventura trash-salgariana e sindrome dell’esule in attesa di onori in Patria stile Charles de Gaulle hanno evidentemente fatto scuola, diventando dottrina. E certamente il nostro ha fatto mea culpa sulle precedenti campagne contro la stampa compiute dal suo partito e da se stesso, come quel “pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà” da lui dedicato a chi aveva scritto della Raggi imputata nel 2018.

 

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Ma quella di docente di giornalismo non è che l’ultima trovata di un uomo che ha sempre coniugato politica e spettacolo, alternando ferocemente svariati mestieri saltuari, travestimenti mediamente vistosi. Un po’ come il suo concittadino illustre Alberto Sordi che nei film è stato vitellone, vigile, medico, geometra, soldato, borghese piccolo piccolo e turista.  Ecco quindi Di Battista versione barista questa estate sulle spiagge di Ortona, in Abruzzo, ad allungare mojito e previsioni di geo-politica, Negroni e stilettate al Mes, proponendo ai bagnanti assetati ora una birra, ora lo scontro con i Benetton su Autostrade. Nell’apoteosi di un antieuropeismo mediamente alticcio sotto gli ombrelloni. L’anno scorso invece l’ex deputato ha abbracciato la vocazione del falegname, frequentando un corso a Viterbo, dopo aver pubblicamente schifato l’ipotesi di candidarsi alle Europee ed espresso noia per la situazione politica. Un po’ come il tre volte premio Oscar Daniel Day Lewis che, in fuga dallo star system e in cerca di ispirazione, nel 1999 fece il calzolaio gratis in una bottega fiorentina.

 

Ad ogni modo l’insegnante-artigiano disse di Di Battista che sapeva ascoltare e che era “portato per la falegnameria”. Ma evidentemente resta un talento sprecato. Come quello per il business delle ceramiche per sanitari, storica attività della famiglia paterna in quel di Civita Castellana. D’altronde le porcellane sono fragili e preziose, non tutti se la sentono. Invece il politico romano ha mostrato molta costanza e interesse nella sua attività di cooperante e frequentatore di Sud America: nel post laurea tra Guatemala, Argentina, Cile, Colombia Perù e Cuba Di Battista ha inscenato i suoi personali diari della motocicletta, con la parentesi del 2008 nel microcredito del Congo-Kinshasa. Nasce forse così il suo terzomondismo alla matriciana, l’anticapitalismo spiccio, l’insofferenza ostentata per il Palazzo, la voglia di sparire continuamente, inseguendo vaste praterie e lunghi fiumi, il comunicare rumorosamente per lunghi silenzi e fughe come la Monica Vitti di Antonioni.

 

Invece per coglierne l’anima bisogna andare a San Vito Lo Capo, spiaggia siciliana dove il nostro nel 2001 faceva l’animatore turistico: grandi divertimenti ed show di sensibilità per Di Battista all’epoca battezzato “Cuore di panna”. Era forse troppo poco cinico per diventare il nuovo Fiorello, anche lui ex collega nei villaggi vacanze. Non si sa invece molto della sua esperienza da curatore della sezione saggistica di Fazi Editore, eppure aveva promesso un libro su Bibbiano (ma adesso il Movimento non gradirebbe) e una inchiesta su Christine Legarde. I suoi svariati libri invece saranno ancora nelle librerie più che nei comodini degli italiani. Lo splendore di questa tormentata carriera di corse e travestimenti è forse all’inizio: il provino (fallito) per Amici di Maria De Filippi da giovanissimo registrato chissà dove e con la spiaggia bianca sullo sfondo non è solo una chicca situazionista o il più classico dei what if, ma una preziosa promessa di meta-teatro, narcisismo pop, ansia di vivere, sudamericanismo d’accatto, ampia disponibilità (in questo caso per la Mediaset dell’odiato Berlusconi) e protagonismo sfacciato. Questa forse è stata l’unica promessa mantenuta da Alessandro Di Battista, futuro leader in aspettativa permanente del Movimento 5 stelle, barricadero terzomondista da resort Valtur, uomo sempre mascherato come Diabolik e dai mille mestieri, forse nessuno. Intanto, con il concorso per i 32 mila docenti precari della scuola in discussione, l’unica cattedra è la sua, professor Di Battista.

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