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caos a cinque stelle

Così Crimi dovrà rimandare gli Stati generali al 2021

Valerio Valentini

Il reggente teme la resa dei conti tra Di Maio, Fico, Taverna e Dibba. Mancano strutture e regole per fare il congresso, e così spunta l'idea di istituire un nuovo direttorio a scadenza. Sembra uno scherzo, e invece è il partito di maggioranza relativa. 

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I maliziosi ci vedranno la voracità di chi c’ha preso gusto, del capo pro tempore che vuole prorogare il tempo che gli è stato assegnato. E invece, dipendesse da lui, “sarebbe finita da un pezzo”. Perché Vito Crimi ai suoi confidenti non fa mistero di essersi stufato, costretto com’è a cantare e portare la croce, fare il reggente di un qualcosa che non può essere retto. E però, se si è rassegnato a rimanere a capo del M5s ancora un po’, un po’ che non è poca cosa, è perché sa che “farli così, gli Stati generali, urlando sui giornali, non avrebbe senso”. E insomma stilando cronoprogrammi, facendo e disfacendo tabelle di marcia, ha capito che prima del 2021 non ci sarà alcun nuovo capo politico a sostituirlo: nessuno, almeno, che sia pienamente legittimato nel  ruolo di leader. Con buona pace dei tanti che strillano: “Facciamo presto”.

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I maliziosi ci vedranno la voracità di chi c’ha preso gusto, del capo pro tempore che vuole prorogare il tempo che gli è stato assegnato. E invece, dipendesse da lui, “sarebbe finita da un pezzo”. Perché Vito Crimi ai suoi confidenti non fa mistero di essersi stufato, costretto com’è a cantare e portare la croce, fare il reggente di un qualcosa che non può essere retto. E però, se si è rassegnato a rimanere a capo del M5s ancora un po’, un po’ che non è poca cosa, è perché sa che “farli così, gli Stati generali, urlando sui giornali, non avrebbe senso”. E insomma stilando cronoprogrammi, facendo e disfacendo tabelle di marcia, ha capito che prima del 2021 non ci sarà alcun nuovo capo politico a sostituirlo: nessuno, almeno, che sia pienamente legittimato nel  ruolo di leader. Con buona pace dei tanti che strillano: “Facciamo presto”.

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D’altronde, col passare dei mesi e delle stagioni, era fatale che anche questi fantomatici “Stati generali” perdessero sostanza, svaporassero nel puro flatus vocis che  spesso accompagna i Grandi Dibattiti Del Paese, un po’ come le “riforme strutturali” o il “taglio del cuneo fiscale”. Più che altro stati confusionali, se è vero che per la prima volta se ne iniziò a parlare all’indomani della scoppola alle europee del maggio 2019. Voci, indiscrezioni, fino all’annuncio ufficiale sul SacroBlog: era il 20 novembre. Di lì in poi è successo di tutto, in Italia e nel mondo, ma gli Stati generali del M5s no, non s’è potuto farli. Si era anche costituita una squadra preposta, tra l’altro, a preparare il terreno: e siccome Casaleggio e soci non hanno il senso del ridicolo, l’avevano chiamata “Team del futuro”. Diciotto illuminati, ribattezzati “ facilitatori”, che si sono incontrati un paio di volte in un paio di hotel romani, nell’inverno scorso, con quella frenesia di chi crede di essere investito di grandi responsabilità. Poi Di Maio, a tre giorni dalle regionali emiliane di gennaio, salutò tutti, e da quel momento i membri del “Team del futuro” sono rimasti una chat su WhatsApp gestita dall’amico di Casaleggio, Pietro Dettori. E così due giorni fa Maria Pallini, che di quel “team” fa parte e che dunque dovrebbe sapere meglio di altri a che punto sta la macchina organizzativa degli Stati generali, è sbottata su Facebook: “Ora basta, ora pretendo gli Stati generali”. E’ in buona compagnia: perché, in ordine sparso, insieme a lei, li pretende anche Di Maio, Fico, Di Battista, e grosso modo un altro centinaio di parlamentari.

 

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E forse è proprio questa canea che ha convinto Crimi a prendere tempo: ché fatti così, sull’onda emotiva dei vari risentimenti, gli Stati generali finirebbero per far deflagrare le mille tensioni che attraversano i gruppi parlamentari. Che sono stati convocati per stasera: assemblea congiunta di Camera e Senato, dove ci saranno anche alcuni ministri ma non Crimi. Per dire di quanta voglia abbia il reggente di sorbirsi due ore di sfogatoio generale, incarognito e inconcludente come al solito (e ancora non sanno, gli sventurati, che proprio da oggi il collegio dei probiviri farà partire le lettere di diffida a deputati e senatori morosi, quelli richiamati da Casaleggio al rispetto dei patti, cioè al pagamento della tassa mensile a Rousseau, cioè a Casaleggio stesso). E però è bastato che si diffondesse la notizia della riunione perché i consiglieri regionali, perfino loro, iniziassero a protestare: “E a noi non ci convochi?”. Al  che Crimi, sfinito, ha deciso che sì, anche ai consiglieri regionali va dato il loro momento di ascolto, e quindi li ha invitati tutti a Roma  lunedì prossimo, sperando che a quel punto non si arrabbino i consiglieri di municipio.

 

“Bisogna capire se nasce prima l’uovo o la gallina”, dicevano ieri nel cortile di Palazzo Madama i senatori frillini. “Se, cioè, gli Stati generali dovranno portarci ad avere una struttura diffusa, o se serve darci una struttura diffusa per poter arrivare agli Stati generali”. Sennonché è passato già un anno, da quando si iniziò a pensare alle uova e alle galline: e non s’è ancora deciso da chi nasca cosa. Una struttura territoriale, in verità, il M5s se l’è pure data: “Facilitatori regionali”, si chiamano. Un esercito di novanta persone che evidentemente non viene ritenuto sufficientemente ampio e radicato per gestire l’onda d’urto delle polemiche. La Taverna una mezza proposta l’ha lanciata: assemblee territoriali che eleggano dei delegati da mandare agli Stati generali. E tanto è bastato perché i parlamentari si ritrovassero con le chat intasate dagli attivisti che già si autocandidavano, e chiedevano come e quando e dove si sarebbe votato, e insomma preannunciavano sonore scazzottate in giro per le province italiane. Ed ecco che allora, nell’ansia che Casaleggio approfitti del delirio collettivo per farseli lui a modo suo, gli Stati generali, e cioè con una bella votazione sulla sua Rousseau, nelle scorse ore ad alcuni ministri del M5s è balenata l’ultima grande idea: istituire una “reggenza allargata”, una specie di piccolo direttorio che rimpiazzi la “reggenza singola” di Crimi e gestisca l’organizzazione di questi chimerici Stati generali, che dovrebbero poi consegnare al M5s una nuova “leadership allargata”. Sembra uno scherzo, e invece è il partito di maggioranza relativa. 

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