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Zhenua leaks

"Una vicenda dai contorni inquietanti. La Cina risponda". Parla Fassino

Carmelo Caruso

Il presidente della Commissione Esteri, Piero Fassino, convoca l'ambasciatore cinese. "La Cina deve spiegare questa operazione di schedatura ai danni dell'Italia. Si porrebbe un problema democratico non eludubile"

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Un’operazione di schedatura massiccia da parte di una società cinese a danni dell’Italia. Una società apparentemente privata di cui non si conoscono ancora i vertici e le finalità. E’ per queste ragioni - spiega al Foglio in questa conversazione - che  il presidente della Commissione Esteri alla Camera, Piero Fassino, ha chiesto un’audizione all’ambasciatore cinese. Un invito, ma deciso. Un momento di chiarimento che per Fassino non può che essere “inequivoco e immediato” e che è nell’interesse di tutti, dell’Italia sicuramente ma anche della Cina, perché “non ci possono essere opacità e ombre equivoche”.

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Un’operazione di schedatura massiccia da parte di una società cinese a danni dell’Italia. Una società apparentemente privata di cui non si conoscono ancora i vertici e le finalità. E’ per queste ragioni - spiega al Foglio in questa conversazione - che  il presidente della Commissione Esteri alla Camera, Piero Fassino, ha chiesto un’audizione all’ambasciatore cinese. Un invito, ma deciso. Un momento di chiarimento che per Fassino non può che essere “inequivoco e immediato” e che è nell’interesse di tutti, dell’Italia sicuramente ma anche della Cina, perché “non ci possono essere opacità e ombre equivoche”.

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E infatti, per l’ex segretario dei Ds, dirigente del Pd, l’inchiesta pubblicata dal Foglio necessita di una analisi rigorosa perché, a leggerla, ha tutti i contorni “di una vicenda inquietante” che va sviscerata. Significa entrare a fondo nell’inchiesta (“desidero conoscere prima di formulare giudizi, valutazioni” precisa Fassino), dare la possibilità alla Commissione di disporre e acquisire tutte le informazioni sulla società che in pratica ha spiato le nostre informazioni. Dunque cosa chiederà la Commissione Esteri all’ambasciatore cinese? Per Fassino sono queste le domande ineludibili: “Innanzitutto dobbiamo sapere chi c’è dietro a questa società. E’ davvero privata? C’è una partecipazione cinese pubblica? Che rapporto intercorre fra la società e le autorità cinesi? Chi sono i committenti? Si è avvalsa di database di operatori telefonici cinesi? E in che modo ha potuto farlo? Le regole di privacy non lo impediscono? In funzione di cosa è per quali obiettivi la società ha costruito questo database?” anticipa Fassino.

 

E c’è da comprendere se questi dati, di cui è entrata in possesso la società Zhenhua, sono stati acquisiti attraverso canali aperti o attraverso canali riservati. In entrambi i casi si tratterebbe di un’operazione di schedatura e per Fassino su “questo non c’è dubbio. E’ chiaro”. Dice: “Non sappiamo ancora se i dati sono stati incamerati attraverso canali aperti. In questo caso si configurerebbe un’attività di schedatura a fini lobbistici, ma anche questa attività è sottoposta a regole e norme molto precise che sarebbero state violate”.

 

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C’è un tema enorme e riguarda la sicurezza dei dati nazionali, informazioni sensibilissime. Questa vulnerabilità, se di vulnerabilità si tratta, meriterebbe qualcosa di più di un’audizione. E’ vero che gli stati si sono sempre spiati e che nel 2001, per rimanere ai casi più recenti, il caso Echelon, una struttura di intercettazioni americana, spaventò l’Europa, ma qui siamo dinanzi a qualcosa di più se confermata. Fassino che ne ha viste tante lo ricorda ed è per questo che non minimizza. “Se i nostri dati sono a rischio – ma questo lo possiamo chiarire solo dopo una verifica attenta – ci troveremmo di fronte a un problema democratico non eludibile che richiederebbe una ridefinizione dei rapporti fra Italia e Cina. In un mondo globale - chiarisce Fassino  - non si può non avere relazioni con la Cina, ma non a scapito del rispetto di essenziali principi, ne’ volgendo lo sguardo altrove di fronte a violazioni dei diritti umani e libertà civili, come sta accadendo a Hong Kong”.

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Fassino ha idee secche: “La nostra relazione con la Cina deva poggiare su pilasti chiari. La Cina è un grande player economico mondiale e l’Italia ha interesse a coltivare rapporti economici, come testimonia la forte presenza delle nostre aziende sul mercato orientale”. Motivi economici che non possono però, aggiunge, mettere in discussione altri pilastri. “Non possiamo accettare nessun tipo di ingerenza e di violazione della nostra sovranità’. E nello stesso tempo, alla Cina, va chiesto il “pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili”. E’  sicuro che l’Italia ha la forza di chiederlo? E Fassino risponde non solo di sì, ma che la richiesta deve essere “netta e determinata”.

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E’ quanto riesce a fare Angela Merkel. “La Germania ha intensissimi rapporti commerciali con la Cina, ma questo non impedisce alla cancelliera di esprimere critiche anche aspre. Il campo dei diritti non può essere aggirato”. Luigi Di Maio, il nostro ministro degli Esteri è sempre stato così indipendente? La difesa della “Via della Seta”, il 5g. E’ certo che il governo non abbia mai mostrato quasi una certa soggezione? Lo chiediamo sempre a Fassino. “Non mi sembra che Di Maio abbia risparmiato critiche. Lo ha fatto in modo chiaro su Hong Kong. Certo, il ministro è particolarmente attento alla dimensione economica - tant’è che ha voluto il trasferimento agli  Esteri della delega al commercio estero - ma le sue prese di posizione sono sempre state corrette e mai a scapito dei diritti”. Sono quei diritti che per il presidente della Commissione Esteri definisce “indisponibili”, perché “appartengono a ogni persona quale che sia il colore della sua pelle, il dio che prega, la lingua che parla, il genere a cui appartiene. E nessuna ragione politica, culturale o religiosa può giustificare la violazione di quei diritti”. Insomma, Fassino chiede alla Cina di chiarire, e presto, perché “sarebbe sciocco pensare di marginalizzarla, ma questo non significa che dobbiamo smettere di essere quello che siamo”.
 

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