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l'intervista

"Basta con Rousseau. Facciamo votare gli attivisti fisicamente". Parla Mirella Liuzzi (M5s)

La sottosegretaria grillina al Mise invoca un congresso, con tanto di correnti e mozioni. Per questo ha firmato il documento dei ventisei "dissenzienti"

Valerio Valentini

La sottosegretaria allo Sviluppo, volto storico del grillismo militante, rottama la piattaforma nel giorno in cui Casaleggio arriva alla Camera: "Bisogna avere una leadership collegiale e una struttura territoriale chiara, e smetterla con le scelte calate dall'alto"

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La blasfemia, l'oltraggio al tabù sacro, Mirella Liuzzi la pronuncia a metà della chiacchierata. "Credo sia necessario, stavolta, utilizzare un sistema di votazione fisico, e non affidarci a Rousseau", dice. E lo dice senza forse avvertire la gravità della frase, lei che da sottosegretaria allo Sviluppo economico del M5s, si occupa proprio di telecomunicazioni ed economia digitale, e dunque dovrebbe, a rigor di propaganda, venerare la piattaforma di Casaleggio per ciò che pretende d'essere, e cioè un grande, efficientissimo, avveniristico strumento di democrazia diretta. Neppure più i grillini, dunque, credono nei loro idoli? "Io dico solo che dobbiamo utilizzare dei sistemi di voto che si addicono alle esigenze di una forza politica che è il partito di maggioranza relativa e che governa il paese", spiega la Liuzzi, volto storico del Movimento nella sua Matera, parlando dal suo ufficio in Via Veneto, nel mentre che a Montecitorio proprio Davide Casaleggio, figlio padrone del Movimento, arriva senza preavviso a confrontarsi, in tutta riservatezza, con una pattuglia di deputati grillini. "Oggi più che mai – dice la Liuzzi – noi dobbiamo evolerci". Evolversi, appunto: un processo che del resto lo stesso Luigi Di Maio s'affanna a propiziare. "E' per questo che agli Stati generali bisogna arrivarci presto, di sicuro entro il 2020. Ma bisogna arrivarci anche bene, al termine di un percorso di confronto trasparente che consenta a iscritti e militanti di scegliere qual è il Movimento che vogliono".

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La blasfemia, l'oltraggio al tabù sacro, Mirella Liuzzi la pronuncia a metà della chiacchierata. "Credo sia necessario, stavolta, utilizzare un sistema di votazione fisico, e non affidarci a Rousseau", dice. E lo dice senza forse avvertire la gravità della frase, lei che da sottosegretaria allo Sviluppo economico del M5s, si occupa proprio di telecomunicazioni ed economia digitale, e dunque dovrebbe, a rigor di propaganda, venerare la piattaforma di Casaleggio per ciò che pretende d'essere, e cioè un grande, efficientissimo, avveniristico strumento di democrazia diretta. Neppure più i grillini, dunque, credono nei loro idoli? "Io dico solo che dobbiamo utilizzare dei sistemi di voto che si addicono alle esigenze di una forza politica che è il partito di maggioranza relativa e che governa il paese", spiega la Liuzzi, volto storico del Movimento nella sua Matera, parlando dal suo ufficio in Via Veneto, nel mentre che a Montecitorio proprio Davide Casaleggio, figlio padrone del Movimento, arriva senza preavviso a confrontarsi, in tutta riservatezza, con una pattuglia di deputati grillini. "Oggi più che mai – dice la Liuzzi – noi dobbiamo evolerci". Evolversi, appunto: un processo che del resto lo stesso Luigi Di Maio s'affanna a propiziare. "E' per questo che agli Stati generali bisogna arrivarci presto, di sicuro entro il 2020. Ma bisogna arrivarci anche bene, al termine di un percorso di confronto trasparente che consenta a iscritti e militanti di scegliere qual è il Movimento che vogliono".

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Un congresso, insomma? "Chiamiamolo pure come preferiamo. Ma dobbiamo fare un lavoro serio. Dobbiamo impegnarci affinché le varie anime del M5s esprimano ciascuna una propria proposta, una propria piattaforma di idee e di progetti". Si chiamano mozioni, di solito. Ed è in fondo proprio per avanzare una mozione che martedì scorso ventisette parlamentari del M5s hanno firmato un documento promosso dalla deputata calabrese Dalila Nesci, chiedendo a Vito Crimi di favorire l'organizzazione degli Stati generali in tempi rapidi e senza forzature su Rousseau. Una corrente a tutti gli effetti. Nelle cui file il nome della Liuzzi – insieme a quello di Carlo Sibilia, sottosegretario all'Interno – risalta proprio per essere, eli, un esponente del governo. "Ma è proprio per evitare che le tensioni del M5s si riflettano sulla stabilità dell'esecutivo che ritengo fondamentale avviare una riflessione coi miei colleghi parlamentari e con tutti gli iscritti al Movimento". Un atto d'insubordinazione che dunque vorrebbe, attraverso un aumento dell'entropia interna al M5s, favorire l'ordine. "Non ci si può rassegnare ad attendere, di volta in volta, che arrivi all'improvviso l'indizione di un voto su Rousseau".

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Cosa serve, allora? "Serve una leadership collegiale", dice la Liuzzi, "e serve anche una strutturale territoriale diffusa e definita. Solo con organi di coordinamento e procedure decisionali chiare a livello locale si posso affrontare discussioni complicate che devono portarci anche a prendere decisioni inedite". Come l'alleanza col Pd alle regionali, ad esempio. "Esatto. Io ho grande rispetto per i nostri militanti, e condivido ad esempio la scelta del M5s pugliese di correre da solo. Ma prima ancora che il merito, a me interessa il metodo. Si può decidere, a seconda dei casi e delle circostanze, di fare o non fare l'accordo con altre forze politiche: l'importante è che a quelle scelte si arrivi seguendo procedimenti logici e coerenti, e non attraverso atti estemporanei o scelte calate dall'alto". Anche per questo serve un congresso? "Anche per questo serve convocare gli Stati generali. E serve farlo presto". 

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