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Le piroette di Ingroia, il magistrato della Trattativa

Riccardo Lo Verso

Dal no alla procura di Aosta alla candidatura a sindaco di Campobello di Mazara, passando per il fallimento della Rivoluzione civile. Sempre con il marchio di fabbrica da pubblico ministero 

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Antonio Ingroia ci riprova con la politica. Riparte dal basso, però. Senza offesa alcuna per gli undici mila e rotti abitanti di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, comune in cui si candida a sindaco.

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Antonio Ingroia ci riprova con la politica. Riparte dal basso, però. Senza offesa alcuna per gli undici mila e rotti abitanti di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, comune in cui si candida a sindaco.

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Sono lontani i tempi in cui con la sua Rivoluzione Civile sognava di sconquassare il parlamento nazionale ed invece raccolse uno zero virgola di voti. L'ex magistrato divenuto avvocato accetta l'invito di alcuni comitati civici e del Movimento 5 Stelle.
Pronti via e Ingroia mette subito le cose in chiaro, toccando una corda che suona sempre a dovere: “È vero che si può cambiare. Proviamo dalla Sicilia, proviamo da Campobello di Mazara, città conosciuta in Italia perché cittadina di mafia. E noi proviamo a riscattarla. A trasformarla in Città della Legalità e dello Sviluppo”.

     
L'indole da pubblico ministero resta viva, è un marchio di fabbrica e poi, così spiega, mica “si può dire di no ai cittadini che credono nella politica”. Una politica marchiata “dalle clientele”.

  
Ed ecco la nuova tappa nelle montagne russe dell'ex magistrato, avvocato e ora candidato a sindaco. Ingroia, da procuratore aggiunto di Palermo, è stato l'ideologo del processo sulla Trattativa stato-mafia e il 'padre' della “quasi icona antimafia Massimo Ciancimino” che ha condotto i magistrati, Ingroia compreso, per mano nelle stanze delle sue verità farlocche.
Ingroia è l'uomo della sfida a Giorgio Napolitano e delle conversazioni con il capo dello stato che generarono un conflitto istituzionale nonostante fossero definite ininfluenti dalla stessa accusa. Poi vennero i giorni della trasferta in Guatemala, chiamato dalle Nazioni Unite. Una parentesi di cui restano le immagini delle palme a fare da sfondo alle sua apparizioni televisive, a cui mai ha rinunciato.

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Quindi il tentativo fallimentare di entrare in Parlamento e il rientro nei ranghi della magistratura. Ma l'assegnazione alla procura di Aosta, anni luce lontana dalla trincea della giustizia e dalla ribalta mediatica dei salotti televisivi, gli stava stretta. Meglio optare per incarico nel sottogoverno dell'allora presidente della regione, un altro rivoluzionario dimenticato, Rosario Crocetta. Talmente rivoluzionario da annunciare in pompa magna la scelta di mandare Ingroia nella terra di Matteo Messina Denaro come se il commissario della provincia di Trapani, questo era l'incarico di Ingroia, potesse contribuire alla cattura del latitante.

  
Durò poco, anzi nulla visto che il doppio incarico era impossibile. Restò nel sottogoverno e furono grane. Su Ingroia pesa una richiesta di condanna a quattro anni avanzata dai suoi ex colleghi della procura di Palermo: è accusato di peculato perché si sarebbe appropriato di indennità non dovute quando era liquidatore della società partecipata regionale Sicilia e-servizi per un totale di 117mila euro. Il principio di non colpevolezza vale per tutti.

      
Nelle aule di giustizia c'è tornato di nuovo, non solo da imputato, ma anche da avvocato di diverse parti civili, finendo a volte per guardare dentro gli stessi argomenti che aveva studiato da pm. Ma la politica lo ha sempre affascinato. Nel 2017 diede vita ad un altro movimento “La mossa del Cavallo”. Ora ci riprova da Campobello di Mazara.

  
Chissà cosa ne pensano i suoi possibili futuri concittadini trapanesi dell'immediato accostamento alla mafia. Ingroia accetta l'invito anche di quel Movimento 5 stelle la cui alleanza con il Pd definì “contro natura e sconcertante”. Di fatto è un ritorno a casa. Basta rileggere le parole che nel 2013, anno della Rivoluzione Civile, disse Beppe Grillo: “Ingroia aveva già il suo movimento, era il M5s”.

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