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grillini in fondo a destra

A Roma l'ex M5S De Vito vuole passare con Giorgia Meloni

Simone Canettieri

Incontro segreto tra il presidente del consiglio comunale e il capogruppo di FdI Lollobrigida. Ma l'operazione è stata bloccata

 

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Il grillino Marcello De Vito a Fratelli d'Italia. Seguito da una ridotta di consiglieri del M5S. L'operazione accarezzata dal presidente del Consiglio comunale di Roma, sempre più in rotta con Virginia Raggi, è stata al centro di un incontro segreto che si è svolto nelle settimane scorse. E che il Foglio è in grado di rivelare. S'è trattato di un colloquio, preparato a dovere e con tutte le accortezze del caso, in cui De Vito ha scambiato più di qualche chiacchiera riservatissima con Francesco Lollobrigida, capogruppo di FdI alla Camera, braccio destro di Giorgia Meloni.

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Il grillino Marcello De Vito a Fratelli d'Italia. Seguito da una ridotta di consiglieri del M5S. L'operazione accarezzata dal presidente del Consiglio comunale di Roma, sempre più in rotta con Virginia Raggi, è stata al centro di un incontro segreto che si è svolto nelle settimane scorse. E che il Foglio è in grado di rivelare. S'è trattato di un colloquio, preparato a dovere e con tutte le accortezze del caso, in cui De Vito ha scambiato più di qualche chiacchiera riservatissima con Francesco Lollobrigida, capogruppo di FdI alla Camera, braccio destro di Giorgia Meloni.

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Il presidente dell'Aula Giulio Cesare si è sentito rispondere, però, con il più classico dei “non possumus”. Si tratta d'altronde di una mossa spericolata e rischiosissima: De Vito è ancora sotto processo – imputato per corruzione - per la vicenda dello stadio della Roma, un bomba giudiziaria che venne usata da destra e sinistra per abbattere il falso mito della diversità grillina. E inoltre non è detto, anzi, che sia ancora il mister preferenza (ne prese più di 6mila) del 2016. Il consiglio offerto a De Vito – che nel 2013 si candidò anche a sindaco di Roma - è stato un altro: rompi con i grillini, fonda un movimento nell'ottica di allestire una lista elettorale che guardi a destra e poi alle prossime elezioni comunali si vedrà, magari ti candiderai in coalizione con noi, magari metterai qualcuno a te vicino. Vediamo, aspettiamo, ma per ora non si può fare.

 

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Tuttavia Marcellone La Sfinge, come lo chiamano gli amici, è sempre più impaziente: i probiviri del M5S continuano a non esprimersi sul suo caso. Per lo statuto pentastellato il periodo di sospensione sarebbe bello che terminato, solo che nessuno vuole prendersi la briga di decidere sul da farsi. E lui continua a mandare un giorno sì e l'altro pure lettere per avere notizie sul suo destino politiche. Lettere morte. E così morde il freno, e si arrabbia, perché un'alternativa al grillismo per uno come lui è complicata. Troppo. E anche difficile da spiegare politicamente, senza entrare nelle questioni personali che dominano il Campidoglio da 4 anni a questa parte e deflagrate proprio con il suo arresto. Da Fratelli d'Italia ammettono che non è l'unico a “farsi sotto” in questo momento, quando mancano ormai meno di 12 mesi alle elezioni. L'aria di fuggi fuggi è densa sotto lo statua del Navarca.

 

C'è solo da capire quale porta si aprirà. E per dove. Intanto, anche ieri in Aula Giulio Cesare è arrivato l'ennesimo segnale interessante – o preoccupante, a seconda dei punti di vista. La mozione per intitolare la fermata della Metro C a Giorgio Marincola ha ottenuto solo 17 voti grillini (ed è passata dunque grazie al Pd e alla sinistra di Fassina). In Aula erano assenti quattro stellati, mentre Enrico Stefàno, Carlo Maria Chiossi, Sara Seccia e Maria Teresa Zotta si sono astenuti, Gemma Guerrini e Costanza Spampinato hanno deciso di non partecipare al voto.

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