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Fioramonti, la nuova stampella eco-logica di una sinistra inquinata dai flop

David Allegranti

Da 5 stelle a galassia verde. L’ex ministro vuole realizzare le idee abortite del Movimento. Il vecchio difetto dell’ambientalismo italiano minoritario. Nasce il gruppo parlamentare?

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Roma. In Italia, quando le idee scarseggiano, ci si butta sull’ecologismo. Adesso tocca all’ex ministro Lorenzo Fioramonti, spacciato per statista dalla sinistra in assenza di leadership e per oppositore pugnace dagli scappellatori di professione dopo le sue dimissioni dal Miur (tutto uno chapeau, ben fatto). Insomma adesso tocca a Fioramonti prodursi nella costruzione di un nuovo movimento che “guardi a sinistra”, recitano le cronache beneauguranti, che sperano negli scarti del grillismo per risollevare le sorti del progressismo. Il problema, come una volta ha riconosciuto il governatore toscano Enrico Rossi parlando con il Foglio, è che in Italia l’ambientalismo “è stato impugnato spesso inseguendo i comitati, che per carità esprimono una reazione da ascoltare ma sono ben lontani da un progetto che concili l’utilizzo della scienza e della tecnica per sanare quella ferita inferta all’ambiente”. Fioramonti resta nel solco di un’antica tradizione. E si appresterebbe lanciare un suo gruppo parlamentare, Eco (eco-logia, eco-nomia) cercando consensi e interlocuzioni, come direbbe Giuseppe Conte, a sinistra. Le cronache riferiscono di suoi incontri con esponenti di primo piano del Pd e dei Verdi europei. Fioramonti, in questi giorni densi di articoli su di lui (troppa grazia, forse), ha spiegato diffusamente le ragioni delle sue dimissioni. I tre miliardi non dati alla scuola, la “coerenza”, la perdita di senso. Ha poi rinfacciato al M5s di essersi imborghesiti.

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Roma. In Italia, quando le idee scarseggiano, ci si butta sull’ecologismo. Adesso tocca all’ex ministro Lorenzo Fioramonti, spacciato per statista dalla sinistra in assenza di leadership e per oppositore pugnace dagli scappellatori di professione dopo le sue dimissioni dal Miur (tutto uno chapeau, ben fatto). Insomma adesso tocca a Fioramonti prodursi nella costruzione di un nuovo movimento che “guardi a sinistra”, recitano le cronache beneauguranti, che sperano negli scarti del grillismo per risollevare le sorti del progressismo. Il problema, come una volta ha riconosciuto il governatore toscano Enrico Rossi parlando con il Foglio, è che in Italia l’ambientalismo “è stato impugnato spesso inseguendo i comitati, che per carità esprimono una reazione da ascoltare ma sono ben lontani da un progetto che concili l’utilizzo della scienza e della tecnica per sanare quella ferita inferta all’ambiente”. Fioramonti resta nel solco di un’antica tradizione. E si appresterebbe lanciare un suo gruppo parlamentare, Eco (eco-logia, eco-nomia) cercando consensi e interlocuzioni, come direbbe Giuseppe Conte, a sinistra. Le cronache riferiscono di suoi incontri con esponenti di primo piano del Pd e dei Verdi europei. Fioramonti, in questi giorni densi di articoli su di lui (troppa grazia, forse), ha spiegato diffusamente le ragioni delle sue dimissioni. I tre miliardi non dati alla scuola, la “coerenza”, la perdita di senso. Ha poi rinfacciato al M5s di essersi imborghesiti.

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“Il Movimento cinque Stelle mi ha deluso molto – ha detto Fioramonti – So che esiste un senso di delusione profondo, più diffuso di quanto si voglia far credere. E’ come se quei valori di trasparenza, democrazia interna e vocazione ambientalista che ne hanno animato la nascita si fossero persi nella pura amministrazione, sempre più verticistica, dello status quo”. Così l’ex ministro, presentando le sue dimissioni. Da qui la decisione di creare Eco, per fare uno di quei lavori che i Cinque stelle non fanno più. Scelta non arrivata all’improvviso, visto che se ne parlava da settimane.

  

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E adesso? Adesso uno si aspetta che il docente di Pretoria stia per costituire un feroce gruppo d’opposizione – così almeno suggerirebbe l’esito della sua avventura politica, arrivata al culmine della disperazione con le dimissioni per la storia farlocca dei tre miliardi mancati per istruzione e ricerca – invece il nuovo gruppo parlamentare resterebbe nella maggioranza a sostegno di Giuseppe Conte e del Conte 2. A sostegno dunque di quel governo contro cui Fioramonti si è scagliato per giorni, spiegando non solo quanto sia deludente il M5s ma anche quanto lui sia inferocito per i mancati denari alla scuola. Per mesi, anche quando era viceministro dell’Istruzione nel Conte 1, Fioramonti ha minacciato le vicedimissioni. D’altronde, niente di quello che hanno fatto Lega e M5s prima e Pd e M5s dopo è mai stato di suo gradimento.

 

Nel frullatore quotidiano ci finiscono così tante “proposte” e sparate che si rischia di perdere il conto e di dimenticarsi di ciò di cui si è dibattuto animatamente per ore, forse per giorni, ma Fioramonti è lo stesso che proponeva di tassare le merendine, le bibite gassate e pure i voli, nazionali e internazionali, con un emendamento alla legge di bilancio 2020, poi sparito nel nulla. L’ex ministro voleva imporre un balzello da 2 euro sui voli nazionali e di 5 euro su quelli internazionali. Ecco, niente di tutto questo si è realizzato (e per fortuna), eppure il gruppo ambientalista di Fioramonti, che va a unirsi alla galassia dei tentativi “verdi” (per ora malriusciti: è dal 2008 che i Verdi non vengono eletti in Parlamento, ed Europa Verde alle ultime Europee ha preso il 2,29), è pronto a restare nella maggioranza. Per la gioia dei Tomaso Montanari, convinto d’aver trovato un nuovo leader, come si evince da un pezzo entusiasta sul Fatto quotidiano di qualche giorno fa: “Parafrasando Bertrand Russell, che raccontava che ‘a Oxford un professore impazzì: e nessuno se ne accorse’, potremmo dire che oggi a Roma c’è finalmente un ministro dell’Istruzione che sa quello che dice: e nessuno se accorge”. O forse ce ne siamo accorti pure troppo.

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