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Tra i fan dell’uscita dall’euro, in Europa Salvini troverà solo Borghi e Bagnai

Luciano Capone

Il leader della Lega afferma che vuole cambiare la moneta unica stando dentro, magari restando pronti a mettere un piede fuori insieme ad altri paesi. Ma chi sarebbero questi altri paesi?

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Roma. La storia politica è piena di movimenti politici che si sono presentati con ottime idee e buoni programmi elettorali, successivamente messi rapidamente da parte. Privatizzazioni, liberalizzazioni, riforme universalistiche del welfare, politiche attive del lavoro, sfoltimento delle tax expenditures e dei sussidi, aiuti alle famiglie, riforme fiscali, investimenti sull’istruzione e la ricerca... ma presto si fanno i conti con le difficoltà delle riforme, le proteste dei gruppi di pressione, le ripercussioni sul consenso e tutti questi bei programmi vengono riposti in soffitta. E’ un processo quasi fisiologico in Italia.

 

Il caso della Lega è diverso. Matteo Salvini invece sta dimostrando quanto è difficile rinunciare alle pessime idee. Prendiamo la proposta di uscita dall’euro: tutti ormai, anche all’interno del partito, sono consapevoli che l’uscita dall’Eurozona non solo sarebbe un disastro economico per il paese, ma ormai è un’idea che non porta neppure consenso elettorale. Anzi, la preoccupazione di un’eventualità del genere – misurata per un anno intero sui mercati a ogni sparata sulla Bce o sui minibot di esponenti leghisti – è proprio ciò che in larga parte dell’elettorato di più fa temere la presa del potere di Salvini (per quanto riguarda l’immigrazione, invece, gli italiani non sembrano affatto preoccupati dalle proposte e dalle dichiarazioni estremiste del leader del Carroccio).

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Ebbene, su questo tema, in un’intervista al Foglio, Salvini ha cercato di dare una svolta netta al partito con parole inequivocabili: “Io voglio stare in Europa, perché nel mondo di oggi l’Italia, fuori dall’Europa, è destinata a non contare nulla”. E ancora sull’euro: “Lo dico una volta per tutte, e poi spero che nessuno, dentro e fuori il mio partito, sollevi di nuovo questo tema. La Lega non ha in testa l’uscita dell’Italia dall’euro o dall’Unione europea. Lo dico ancora meglio: l’euro è irreversibile”. Quando però Nicola Porro, intervistandolo a Quarta Repubblica, gli ha chiesto di commentare queste dichiarazioni, Salvini ha iniziato con i giri di parole: “Un conto è l’euro e un conto è l’Unione europea, son due cose diverse. Noi siamo in Europa e rimarremo in Europa”. Non ha smentito le parole sull’irreversibilità della moneta unica, che hanno mandato in fibrillazione i due no euro Claudio Borghi e Alberto Bagnai, responsabili economici del partito e presidenti di commissione in Parlamento, ma le ha smussate: “L’euro è la moneta che abbiamo in tasca, rimetterla in discussione da soli non ha senso e non è possibile. Se ci sarà in futuro una ridiscussione delle politiche monetarie in Europa noi ci siamo e ci aggreghiamo. Voglio cambiare le regole europee stando dentro: la moneta si può discutere, da soli no in gruppo sì”.

 

Volendo prendere sul serio questa nuova teoria di Salvini, che cerca di tenere insieme capra e cavoli, si fa fatica a capire come possa metterla in pratica. Qualche anno fa i predicatori millenaristi no euro che si sono impossessati della linea economica della Lega annunciavano la fine della moneta unica a causa dell’uscita dalla Grecia. Poi preannunciavano l’uscita dall’Italia a causa della Francia dopo la vittoria di Marine Le Pen. Dopo la vittoria di Macron predicavano che sarebbe toccato all’Italia salviniana aprire il varco dell’Eurexit. Ora Salvini afferma che vuole cambiare l’euro stando dentro, ma magari restando pronti a mettere un piede fuori insieme ad altri paesi: “La moneta si può discutere, da soli no in gruppo sì”.

 

Ma chi sarebbero questi altri paesi che vogliono ridiscutere l’euro insieme alla Lega? E soprattutto nella direzione auspicata dai sacerdoti no euro Borghi e Bagnai che dettano la linea economica della Lega? Questo Salvini non lo dice, anche perché questi paesi non esistono. Gli unici governi con cui il leader del Carroccio ha buoni rapporti, Ungheria e Polonia, sono fuori dall’Eurozona. La realtà non è tanto che l’Italia non possa uscire dall’euro, ma che Salvini non sappia più come uscire dall’Eurexit, il vicolo cieco ideologico e politico in cui l’hanno condotto Borghi, Bagnai e altri personaggi minori.

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