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Appendino caccia il vicesindaco per far finta di non essere quello che è

David Allegranti

Guido Montanari non è un passante, ma il punto d’incontro di molti mondi torinesi, dai benecomunisti – di cui è alfiere – ai no-Tav, che fanno parte della natura del M5s in Piemonte e non solo

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Roma. C’è un M5s reale e c’è un M5s immaginario (così come c’è una Lega reale e una Lega immaginaria). Il primo è l’unico possibile, l’altro semplicemente non può esistere. Quindi basta non crederci. Neanche quando ci sono quelli che autorevolmente parlano del “vero M5s” o dei “valori perduti del primo M5s”. Naturalmente, lo comprendiamo, non è facile oggidì restare immuni alle truffe: come dice Mysterio nell’ultimo episodio della saga dell’Uomo Ragno, “Spider-man: far from home”, “la gente ha bisogno di credere a qualcosa. E oggi crede proprio a tutto”. Anche alla possibilità di un M5s democratizzato, pieno di buone intenzioni, una “costola della sinistra”. Il discorso vale anche per la Lega, dove c’è chi si affanna a cercare un partito diverso da quello che è, investendo le proprie speranze nei Giancarlo Giorgetti (come se peraltro Giorgetti fosse Batman, “l’eroe che Gotham merita”) che sarebbero pronti a romanizzare i barbari.

   

C’era chi aveva creduto alle dimissioni di Chiara Appendino – per primi i giornali che avevano scritto che la sindaca di Torino era pronta a lasciare dopo aver perduto (anche) il Salone dell’Auto, diretto a Milano – ma invece è al vicesindaco Guido Montanari che tocca andarsene. “Ho sollevato il Prof. Guido Montanari dal suo ruolo di vicesindaco e revocato le deleghe che aveva in capo. La decisione segue le frasi pronunciate sul Salone dell’Auto che non hanno visto smentita”, ha detto Appendino facendo riferimento a una frase di Montanari di qualche giorno fa: “Fosse stato per me, il Salone al Valentino non ci sarebbe mai stato. Anzi, nell’ultima edizione ho sperato che arrivasse la grandine e se lo portasse via. Sono stato io a mandare i vigili per multare gli organizzatori”.

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Una scelta, ha detto Appendino, “non facile dal punto di vista umano ma che ho ritenuto necessaria nell’interesse della Città e della sua immagine. Al Prof. Guido Montanari va il ringraziamento per il lavoro svolto in questi tre anni”. A parte – viene da chiedersi – grazie di che?, ma poi è curioso, si fa per dire, il tentativo di Appendino di prendere le distanze rispetto alla propria storia. Montanari non è infatti un passante, ma il punto d’incontro di molti mondi torinesi, dai benecomunisti – di cui è alfiere – ai no-Tav, che fanno parte della natura del M5s in Piemonte e non solo.

  

“Non intendo accettare compromessi al ribasso – ha aggiunto la sindaca, che evidentemente vive in un’altra città – chiedo una prova di maturità”. Appendino dunque si adopera in un altro esercizio di fiction, dopo quello di Roberto Fico che pensa di rappresentare chissà quale opposizione a Luigi Di Maio nel M5s, quando invece è soltanto funzionale a dimostrare che anche nei sistemi non democratici, come nel partito grillino, c’è spazio per un oppositore che può berciare al vento, neanche fosse a Hyde Park. Insomma Appendino scaricando il suo vicesindaco che per tre anni ha potuto spadroneggiare, dettando la linea sulle Olimpiadi invernali, la Tav e la direzione politica della giunta, fa come Beppe Conte che improvvisamente s’accorge di essere lui il presidente del Consiglio e s’adonta perché Matteo Salvini organizza incontri con i sindacati al Viminale. “Se oggi qualcuno pensa che non solo si raccolgono istanze e proposte dalle parti sociali, ma anticipa temi, dettagli di quella che ritiene debba essere la manovra economica, ecco questo non è corretto affatto, si entra nel terreno di scorrettezza istituzionale”. E insomma, “la manovra economica viene fatta qui dal presidente del Consiglio con il ministro dell’Economia, con tutti gli altri ministri interessati. Non si fa altrove, non si fa oggi e i tempi, tengo a precisarlo, li decide il presidente del Consiglio”.

   

Gli abbagli in questo caso, per Beppe Conte, sono due: il primo è che è davvero convinto di contare qualcosa, quando invece è pur sempre il “vicepresidente di due vicepresidenti” (copyright di Vittorio Sgarbi), il secondo è che, prendendo le distanze da Salvini, il governo felpastellato possa essere qualcosa di diverso rispetto a quello che è. E invece, anche in questo caso, c’è un governo reale e uno immaginario.

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